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Appennino piemontese, dove antichi calanchi incontrano il barbuto dell'Adriatico

Un'orchidea particolare e dei calanchi formati 23 milioni di anni fa. Questi i motivi che hanno spinto l'Unione europea a individuare il nuovo Sito di Importanza Comunitaria "Calanchi di Rigoroso, Sottovalle e Carrosio" nell'Appennino piemontese.

  • Lorenzo Vay
Lunedì, 18 Marzo 2019
I calanchi (foto M. campora); nel riquadro, l'orchidea Himantoglossum adriaticum (foto G.Gola) I calanchi (foto M. campora); nel riquadro, l'orchidea Himantoglossum adriaticum (foto G.Gola)


Le orchidee e i calanchi tra la Valle Scrivia e la Val Lemme, in provincia di Alessandria, saranno tutelate per legge. L'Unione europea ha infatti istituito il nuovo Sito di Importanza Comunitaria (SIC) "Calanchi di Rigoroso, Sottovalle e Carrosio" nei comuni di Carrosio e Arquata Scrivia con l'intento di tutelare i peculiari habitat xerici dei calanchi e le numerose orchidee presenti, con particolare riferimento alla Himantoglossum adriaticum.

I calanchi di Rigoroso, Sottovalle e Carrosio, considerati un patrimonio dal punto di vista ambientale e paesaggistico, sono anche la testimonianza del mare che milioni di anni fa si trovava al posto della Pianura Padana. Più in generale, i calanchi sono un fenomeno geomorfologico di erosione del terreno, con la formazione di solchi, che si produce per l'effetto di dilavamento delle acque su rocce argillose degradate, con scarsa copertura vegetale e quindi poco protette dal ruscellamento; con il passare del tempo queste solchi si approfondiscono e si ramificano, suddividendo interi versanti in una rete di vallecole, separate da strette creste.

I Calanchi di Rigoroso, Sottovalle e Carrosio

La caratteristica, però, che rende unica al mondo la formazione calanchiva di Rigoroso, Sottovalle e Carrosio, è la datazione geologica delle sue rocce: l'International Commission on Stratigrafy, organizzazione non governativa internazionale che si occupa di geologia, ha infatti individuato proprio in questi ambienti lo stratotipo che rappresenta a livello mondiale e in modo univoco il passaggio da Paleogene a Neogene nella scala geo-cronologica.
La Formazione di Rigoroso, in particolare, che appartiene alla Sezione Lemme-Carrosio, è stata identificata, nel 1997, come GSSP (Global Statotype Sections and Points) ossia una successione rocciosa "tipo" nella quale, in base a diversi parametri, fisici, chimici e paleontologi, viene stabilito a livello mondiale, per convenzione, il passaggio tra due periodi della storia geologica della Terra, il Paleogene e il Neogene, datato circa 23 milioni di anni fa.
Le rocce che costituiscono le "Marne di Rigoroso" sono quindi costituite da calcare e materiale fine, come limo e argille, e sono la testimonianza di un mare, più profondo rispetto a quello delle "Arenarie di Serravalle", che occupava gran parte del Nord Italia.

L'orchidea Himantoglossum adriaticum

Per quanto riguarda invece le specie che hanno portato all'istituzione del SIC "Calanchi di Rigoroso, Sottovalle e Carrosio" viene espressamente citata nelle motivazioni la particolarissima orchidea Himantoglossum adriaticum.
Il suo nome generico deriva dal greco himantos che significa cinghia e glossa ossia lingua, facendo riferimento alla forma estremamente allungata della parte apicale del labello a forma di cinghia. La specie invece fa riferimento al suo areale di diffusione centrale intorno al Mar Adriatico.

L'Himantoglossum adriaticum ha un labello straordinariamente lungo e, anche grazie a questa caratteristica, non può essere scambiato con nessun'altra orchidea. Un tempo era molto raro nell'Appennino piemontese, mentre oggi la specie si sta espandendo e sta diventando relativamente frequente nelle zone a clima più mite. Questa orchidea è l'unica di quelle presenti nel Piemonte meridionale ad essere inserita negli elenchi della Direttiva europea 92/43/CEE chiamata comunemente "Habitat", che costituisce uno dei più importanti strumenti normativi, recepiti a livello nazionale, rivolti alla conservazione delle specie animali e vegetali e la protezione degli habitat in cui tali specie vivono.

Il Barbone adriatico, questo il suo nome comune, può arrivare fino a una altezza di un metro. E' una geofita bulbosa, ossia una pianta perenne che durante la stagione avversa presenta soltanto organi sotterranei, i bulbi, all'interno dei quali sono presenti le gemme dei fusti, delle foglie e dei fiori per la stagione successiva. Le foglie sono piuttosto grandi e di colore verde chiaro: quelle inferiori, sono ovato-lanceolate, mentre quelle superiori sono più strette ed acute ed avvolgono il fusto. L'infiorescenza è una spiga semplice e allungata, formata da una trentina di fiori circa. I fiori sono formati da sepali chiari, bordati di rosso, ripiegati a formare un casco emisferico, mentre i petali, lineari, restano nascosti dal casco stesso. Il labello è di colore quasi sempre rosso-brunastro, salvo la parte centrale bianca con puntini/striature rosso bordeaux, con apice frequentemente, ma non regolarmente, bifido. La fioritura avviene tra maggio e giugno.
Del genere Himantoglossum, la famiglia delle Orchidaceae, contempla solo due specie : la H. adriaticum, e la H. hircinum anche se, attualmente, quest'ultima risulta ormai rarissima se non addirittura estinta.

L'habitat preferenziale della specie è rappresentato da prati secondari magri o aridi con roccia affiorante, margini di boschi o arbusteti aperti, su suoli di natura calcarea; è spesso presente anche in ambienti ecotonali, a volte marcatamente antropizzati come bordi stradali o aree agricole dismesse

Le principali minacce per lo status della specie sono legate alle trasformazioni dell'habitat. In particolare, l'abbandono di forme tradizionali di uso del suolo (pascolo estensivo) in aree montane promuove l'espansione di entità arbustive ed arboree, riducendo l'habitat idoneo per la pianta. Inoltre, alcuni siti sono compromessi da errate pratiche selvicolturali, rappresentate da interventi di riforestazione.

Rete Natura 2000, ovvero come l'Europa tutela gli Habitat naturali

L'Unione europea cerca di garantire la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche sul territorio degli Stati membri. A tale scopo è stata creata una rete ecologica di zone speciali protette, denominata Rete Natura 2000.
Tale rete è costituita da ZSC (Zone Speciali di Conservazione) designate dagli Stati membri in conformità delle disposizioni della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" e da ZSC (Zone di Protezione Speciale) istituite dalla direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici.
Gli allegati I (tipi di habitat naturali di interesse comunitario) e II (specie animali e vegetali di interesse comunitario) della direttiva forniscono indicazioni circa i tipi di habitat e di specie la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione. Alcuni di essi sono definiti come tipi di habitat o di specie ""prioritari"" (che rischiano di scomparire). L'allegato IV elenca le specie animali e vegetali che richiedono una protezione rigorosa.

La designazione delle zone speciali di conservazione avviene in tre tappe. Secondo i criteri stabiliti dagli allegati, ogni Stato membro redige un elenco di siti che ospitano habitat naturali e specie animali e vegetali selvatiche. In base a tali elenchi nazionali e d'accordo con gli Stati membri, la Commissione adotta un elenco di siti d'importanza comunitaria per ognuna delle sette regioni bio geografiche dell'UE (alpina, atlantica, boreale, continentale, macaronesica, mediterranea e pannonica). Entro un termine massimo di sei anni a decorrere dalla sua istituzione, il sito d'importanza comunitaria (SIC), a seguito delle redazione delle Misure di Conservazione Sito Specifiche, viene designato zona speciale di conservazione (ZSC).
Nelle zone speciali di conservazione, gli Stati membri prendono tutte le misure necessarie per garantire la conservazione degli habitat e per evitarne il degrado. La direttiva prevede la possibilità che la Comunità cofinanzi le misure di conservazione.

Spetta inoltre agli Stati membri favorire la gestione degli elementi del paesaggio ritenuti essenziali per la migrazione, la distribuzione e lo scambio genetico delle specie selvatiche; applicare sistemi di protezione rigorosi per talune specie animali e vegetali minacciate (allegato IV) e studiare l'opportunità di reintrodurre tali specie sui rispettivi territori; proibire l'impiego di metodi non selettivi di prelievo, di cattura e uccisione per talune specie vegetali ed animali (allegato V). Gli Stati membri e la Commissione incoraggiano inoltre ricerche e studi scientifici atti a contribuire al conseguimento degli obiettivi della direttiva.

 

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