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Il Parco naturale del Lago di Candia, tra leggenda e natura

Dalla malvagità di una sacerdotessa, la storia di un lago e del suo percorso ad anello

  • Alessandra Corrà
  • Gennaio 2019
Martedì, 22 Gennaio 2019
Veduta sul Lago di Candia (Foto A. Corrà) Veduta sul Lago di Candia (Foto A. Corrà)

Fin dall'antichità l'uomo ha cercato una spiegazione razionale su ciò che gli risultava sconosciuto e ostico. Le popolazioni del passato si avvalsero anche di storie fantastiche, tramandate da una generazione a un'altra, per tentare di rispondere alle domande sui fenomeni naturali che sono all'origine del mondo.
Ancora oggi, nel Canavese, permangono interessanti leggende connesse ai luoghi e alla natura. Una delle più curiose narra che tanti anni fa, durante il dominio della sacerdotessa Ypa, la popolazione dei Salassi, che abitava sulle sponde del Lago di Candia, bacino lacustre disposto allo sbocco delle valli alpine, prosperò moltissimo.
Siccome il popolo continuava a svilupparsi a dismisura, Ypa decise di bonificare il lago per coltivare nuove zone, in modo da espandere i territori. Coadiuvata dal suo compagno, diede inizio ai lavori.
Tutto andò bene fino a che la regina non si innamorò di un altro uomo. Si racconta allora che, essendo una donna malvagia, cercando una strategia per liberarsi del suo vecchio amante, ordinò ad alcuni operai di rompere gli argini del lago: inconsapevole però del fatto che le acque avrebbero, oltre che sommerso gran parte del villaggio, ucciso anche il suo nuovo amore.
Ai giorni nostri, immersi nel silenzio di questo piccolo specchio d'acqua, ascoltando i suoni della natura che sussurra i suoi segreti e allungando la vista oltre l'orizzonte, ci sembra ancora di avvertire il tormento di Ypa che, per assecondare i suoi istinti egoistici, distrusse un'intera popolazione, cambiando anche la morfologia del bacino lacustre di Candia.

La geomorfologia del lago

Il Lago di Candia, primo parco naturale provinciale in Italia dal 1995, non avendo subito negli anni un grande sviluppo economico, oggi conserva ancora un ambiente ricco e differenziato, tanto da qualificarsi come uno dei bacini più intatti della Pianura Padana.
Un milione e ottocentomila anni fa, questa zona fu invasa dai ghiacciai valdostani che, data la condizione di raffreddamento della temperatura, si espansero fino a raggiungere una grande estensione terrestre.
Per decine di anni ai periodi glaciali si susseguirono quelli interglaciali, tanto che l'azione erosiva, provocata da questi fenomeni, lasciò numerosi segni nel territorio. Per esempio, le morene, colline di qualche centinaio di metri, prodotte dell'accumulo dei sedimenti trasportati verso valle dal fronte dei ghiacciai in movimento, di cui la più famosa è la Serra d'Ivrea. Poi, i grandi massi erratici, strappati alla forza del ghiaccio e dimenticati in luoghi diversi da quelli d'origine, e ancora i tanti bacini lacustri che popolano ancora il territorio canavesano.

La vegetazione del parco è molto diversificata in quanto comprende specie totalmente acquatiche, specie palustri e specie boschive. Anche la fauna è ricca e variegata: molti uccelli, infatti, hanno scelto questo territorio come oasi ideale di sosta e di nidificazione e oggi sono segnalate 190 specie di uccelli, 80 delle quali nidificanti. Tra le specie, si possono incontrare: il tarabuso, l'airone rosso, lo svasso, il folaga e il germano reale, ma anche rapaci come il nibbio bruno e il falco pescatore. Tra i mammiferi invece sono presenti la donnola, il tasso, la volpe, le martore e qualche capriolo.

L'anello del lago

E' possibile, in poco più di tre ore, percorrere il perimetro, di circa 11,5 chilometri del lago, immersi in una natura ingentilita da un'ampia vegetazione.
L'itinerario, consigliato a tutti per la sua facilità, inizia nella sede del parco, dove si può lasciare la macchina nell'ampio parcheggio che si trova alle spalle del centro. Dopodiché è consigliato imboccare la strada che scende a nord, verso le due uniche residenze poste sulle sponde del lago. Superata l'ultima abitazione, ci si ritrova davanti a un suggestivo scorcio del lago dove spesso vi sono molti uccelli, tra cui gli aironi cenerini, i germani e i cormorani, che sospesi tra le acque trascorrono l'intera giornata.
La strada qui si addentra in un bosco agricolo per circa 700 metri, fino a raggiungere un quadrivio, dove si trova una bacheca esplicativa del luogo. Si svolta a destra, verso un bosco ricco di alti salici, ontani e pioppi, e si costeggiano i campi fino ad arrivare in un punto di affaccio da cui si può nuovamente rivedere le sponde del lago, che spunta in mezzo alle piante, poco distante da noi.
Tornando indietro di pochi metri, si svolta a destra, per riprendere la strada sterrata. Adesso, ci siamo allontanati dalla riva e il lago si intravede appena. Dopo poco, la via però piega verso sud fino a raggiungere la strada asfaltata provinciale che collega i comuni di Caluso e Candia con Vische. Attraversata la strada, seguendo i segnavia bianco-rossi, si continua su di uno sterrato in salita, che si immette dentro il "sentiero delle pietre bianche".
Dopo aver incrociato la provinciale, lo sterrato si trasforma in un ripido sentiero, in cui arrivati alla sommità, ci si trova davanti a una vista magnifica sul lago. Ammirato il paesaggio, si segue il crinale, per poi scendere su di una strada asfaltata che collega Mazzé con il Lago di Candia. Oltrepassato il tunnel della ferrovia, ci si trova tra i suggestivi vigneti di Erbaluce, il vino migliore della zona. A questo punto, la via scende di nuovo fino al lago dove, poco dopo, si ricongiunge all'anello iniziale.

Le attività del parco

La gestione delle attività del parco, numerose e variegate, come l'accompagnamento naturalistico, le attività didattiche, l'accoglienza turistica, l'educazione ambientale, sono gestite dall'Associazione di promozione sociale "Vivere i parchi" illustrata qui: www.vivereiparchi.eu

 

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