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Nel cuore del Biellese, una processione per due parchi

Nel cuore delle Alpi Biellesi ogni cinque anni si svolge a luglio una delle più antiche e spettacolari processioni di tutto l'arco alpino, quella che collega il piccolo centro valdostano di Fontainemore (sede della Riserva naturale regionale del Mont-Mars) con il Santuario di Oropa, nel bel mezzo della Riserva naturale speciale del Sacro Monte di Oropa

  • Filippo Ceragioli
  • Giugno 2017
Mercoledì, 14 Giugno 2017
Nel cuore del Biellese, una processione per due parchi

La Madonna nera di Oropa, che la leggenda vuole scolpita da San Luca in persona e trasportata dalla Palestina alle montagne biellesi da Sant'Eusebio già nel IV secolo, richiama ogni anno migliaia di fedeli, turisti e curiosi. Molti tra di loro partecipano ai pellegrinaggi organizzati dalle parrocchie di quasi tutti i paesi del Biellese e anche di molti altri centri dell'Italia nord-occidentale.

Il più noto tra questi pellegrinaggi è senza dubbio quello che ogni cinque anni gli abitanti di Fontainemore compiono attraversando, a piedi e in piena notte, il Colle della Balma (2261 metri), per raggiungere nella mattinata successiva la Basilica Vecchia del Santuario. Il pellegrinaggio è già citato in documenti risalenti alla metà del Cinquecento ed è quindi una delle più antiche manifestazioni della devozione cristiana praticate nel territorio alpino.

Il percorso

I partecipanti, che partivano un tempo dal centro del paese valdostano, da qualche decennio iniziano invece il loro cammino all'imbrunire dai 1216 metri di quota della frazione Pillaz, raggiungibile con una stradina asfaltata.
Nella piccola chiesa della borgata, dedicata a San Francesco di Sales, vengono recitati salmi e preghiere che aiutano i pellegrini a entrare nel clima del pellegrinaggio. Alla spicciolata e ognuno con il proprio ritmo buona parte di loro raggiungono poi il Colle della Balma, facendosi luce lungo il cammino con lanterne e torce elettriche.

A fianco della mulattiera alcuni sacerdoti recitano le decine del rosario e brani di letture spirituali per favorire il raccoglimento nel corso della salita. Dal colle i pellegrini scendono in breve al piano della Ceva, dove in piena notte si dispongono ad aspettare l'arrivo di un gruppo di parrocchiani partiti da Pillaz a mezzanotte che portano in forma solenne croci, lanterne e stendardi, i simboli della devozione popolare. All'alba tutti insieme ripartono e, dopo essere passati nei pressi delle cinque croci erette in ricordo di un tragico incidente del passato, scendono al pianoro nei pressi della stazione di arrivo della seggiovia del Lago del Mucrone. Qui recitano solennemente il "Salve Regina" e la processione si sdoppia. Donne e ragazze infatti, molte con il tradizionale velo bianco, proseguono la processione separate dagli uomini, i quali portano invece al collo come simbolo della propria devozione un fazzoletto di tela bianca.

Lungo la bella mulattiera ottocentesca i partecipanti scendono fino all'Alpe della Pissa, dove si riposano per un po'. Di qui la processione riparte lenta e solenne, con pellegrini e pellegrine incolonnati due a due dietro ai "bâtonniers" ("bastonieri") che regolano il passo della processione, seguiti dalle autorità comunali ed ecclesiastiche. Alla scorsa edizione, quella del 2015, parteciparono ad esempio oltre al sindaco di Biella e alla sindaca di Fontainemore ben quattro vescovi: quelli di Aosta e Biella, "padroni di casa", e quelli di Casale Monferrato e Ventimiglia, molto legati per motivi personali al culto della Vergine Nera. Attorno a mezzogiorno i pellegrini giungono tra canti e preghiere alla Basilica Vecchia e, prima di entrare in chiesa, si inginocchiano baciando i gradini in pietra della scalinata di accesso. Parteciperanno poi alla messa del pomeriggio, chi lo desidera potrà confessarsi e alla sera si svolgerà una fiaccolata attorno al Santuario. Dopo aver passato la notte nelle camere o negli stanzoni della foresteria del Santuario, il giorno seguente i fedeli valdostani prenderanno ancora parte alla liturgia mattutina per fare poi ritorno al proprio paese.

Una processione nel tempo

In passato la processione aveva tra i principali scopi quello di proteggere il paese valdostano da disgrazie incombenti sulle piccole comunità alpine come pestilenze, alluvioni, siccità, morie del bestiame o invasioni di insetti nocivi alle colture. La devozione alla Madonna d'Oropa era favorita dal fatto che dai centri della media e alta Valle di Gressoney era molto difficile raggiungere Pont-Saint-Martin e lo sbocco della Valle d'Aosta, così che in alcuni paesi i legami commerciali e personali con gli abitanti del Biellese erano più intensi che quelli con gli altri valdostani.

La fama della processione negli anni superò l'ambito locale e le furono dedicati studi, ricerche e opere artistiche. Uno tra i più riusciti quadri del pittore Lorenzo Delleani ritrae ad esempio la lunga teoria di pellegrini che valicano i monti in direzione del santuario, e alcuni pionieristici filmati in bianco e nero dell'alpinista ed esploratore salesiano Alberto Maria De Agostini immortalavano l'evento su pellicola nel periodo tra le due guerre. Ancora oggi, venute meno le difficoltà logistiche e in parte anche la fiducia negli effetti "utilitaristici" delle pratiche religiose, la processione rimane un momento per esprimere, oltre che la fede individuale, anche una forte identità collettiva. E poi la notorietà dell'evento è ormai diffusa, così che molti pellegrini non sono più originari di Fotainemore e neanche della Valle del Lys ma arrivano da un'area piuttosto vasta del Piemonte e della Valle d'Aosta.

L'edizione 2015 ha per esempio visto la presenza di circa 1500 persone, quando il Comune di Fontainemore conta in totale meno di 500 residenti. Molte parrocchie biellesi si sono organizzate per favorire la partecipazione dei fedeli e ATAP, l'azienda che gestisce il trasporto pubblico nella provincia, ha organizzato corse speciali dei propri bus tra Biella e Fontainemore. Il clima generale rimane comunque composto e raccolto per tutta la durata della processione, proprio come vuole lo spirito originario di questa antichissima tradizione alpina.

 

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