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Tra i filari del Boca doc

Sulle colline di Boca nell'alto Novarese: arte, natura e paesaggio umano offrono la cornice per belle passeggiate

  • Matteo Marasco
  • ottobre 2010
  • Giovedì, 2 Settembre 2010

«Potessi bere un sorso di vendemmia rinfrescato nel profondo della terra scavata[...]» è ciò che si legge in un'incisione affissa ad un palo di vite nelle colline del Boca. John Keats, immortale poeta inglese, pare trascorse le ore del lontano 1819 che gli ispirarono i versi di Ode to a Nightingale in altri luoghi, ma c'è da chiedersi come avrebbe reagito leggendosi in questa piccola cornice compresa tra le valli alpine del Sesia e dell'Ossola. In quella stessa prima metà dell'800 in tutto l'alto Piemonte erano circa 40.000 gli ettari coltivati a vigneto, oggi ne sono rimasti solo 700, e 30 sono quelli del Boca, 389 mt s.l.m. in provincia di Novara, una tra le prestigiose Città del Vino che battezza la zona viticola più a est del Piemonte. Già a quei tempi, in questi luoghi, un tale Gaetano, Canonico della Cattedrale di Novara, avendo ottenuto l'incarico di Bottigliere del Vescovo e con il dovere di sovrintendere le cantine episcopali, veniva tra queste colline a cercare le migliori botti. I porfidi di origine vulcanica che ne compongono i terreni, 'la terra scavata' di Keats, regalano una denominazione che sebbene non altrettanto conosciuta eguaglia i migliori vini piemontesi per pregio e qualità. Le uve del Boca doc provengono da tre diversi vitigni: Il Nebbiolo (45-70%), la Vespolina (20-40%) e la Bonarda Novarese, detta anche Uva Rara (max 20%); il suo invecchiamento deve essere minimo di tre anni, due dei quali in botti di rovere o castagno, e probabilmente Keats nell'assaggiarne il risultato si sarebbe sentito obbligato ad allungare il poema di qualche stanza aggiuntiva. Oltre alle colline del paese omonimo, il Boca doc viene prodotto nei declivi dei comuni di Prato Sesia, Maggiora, Cavallirio e Grignasco. Aree collinari collegate da circa 20 Km di sentieri ben tracciati e ben segnalati, facili da percorrere, a piedi o in bicicletta, lungo i quali può succedere di 'sconfinare' nel Parco naturale del Monte Fenera, che prende il nome dal monte che si erge, solitario e autorevole, sopra i rilievi della bassa Valsesia. Notevole è la varietà della flora qui ospitata: il 93% della superficie del parco è coperta da boschi con prevalenza di castagno, ma altre specie quali il frassino, la farnia, il rovere, il cerro, la betulla, l'acero, il pioppo tremolo, il ciliegio selvatico, il salice e il sorbo montano, l'ontano ed il pioppo nero. Tuttavia, i vigneti che si estendono a un'altezza tra i 400 e i 520 metri si schiudono dietro i boschi del Parco con esposizione prevalentemente a sud. Nella sua sede e presso gli uffici turistici locali è in distribuzione la Carta dei sentieri del Boca, indispensabile guida per esplorare le numerose alternative offerte, per scegliere tra una passeggiata e decidere di farla diventare una vera e propria escursione. Il Santuario del S.S. Crocifisso di Boca, tra il torrente Strona e la strada che porta a Grignasco, può considerarsi come ideale punto di partenza dal quale inoltrarsi tra vigne e boschi. La sua fondazione risale al '600, in origine era costituito da una parete affrescata raffigurante il Crocifisso, protetta da una semplice copertura in coppi ed eretta su una roccia di porfido che, in epoca pre-cristiana, si pensava avesse poteri terapeutici. I pellegrini salgono tuttora sulla roccia e appoggiano la schiena sul retro dell'immagine del Crocifisso per guarire o scongiurare il mal di schiena. La costruzione subisce diverse modifiche nel corso dei secoli per mostrarsi curiosamente maestosa e incompleta. Occorre semplicemente varcare una delle entrate e lanciare lo sguardo sul soffitto a cassettoni per afferrare lo stile e il gusto dell'architetto della Mole e della Basilica di S.Gaudenzio a Novara: Alessandro Antonelli, che ancora ventenne fu scelto per la continuazione dei lavori, ed elaborò un progetto per un edificio in stile neoclassico che non verrà mai realizzato nella sua completezza. L'Antonelli, nato a Ghemme da una famiglia originaria di Maggiora, non a caso studiò egli stesso la campanatura dei pali di sostegno dei vigneti, approfondendo la tecnica del posizionamento obliquo di quattro o più pali per ciascuna vite, allo scopo di contrastare la forza di trazione del carico delle uve. I sentieri attraversano i vigneti, da poter avvicinare liberamente nel rispetto di chi se ne prende cura e li rende accessibili, ed è a questo proposito che si segnala, scegliendo tra i tanti, il suggestivo sentiero ad anello che dalla strada principale che congiunge Boca a Grignasco, un centinaio di metri a valle dal Santuario, ci guida prima tra i boschi poi tra le vigne, per raggiungere la cascina di Montalbano (cantina scavata nel porfido della Casa Forte, affrescata), ora immersa nella pace dei filari, un tempo importante postazione di comando nella guerra partigiana. Dettagliati pannelli informativi accompagnano l'escursionista per approfondire le caratteristiche e le tecniche di produzione dei vini e la storia di questi luoghi. L'aspetto più interessante che li caratterizza è la possibilità di addentrarsi nel cuore di una terra che offre tanto, soprattutto in autunno, quando i grappoli d'uva matura colorano i filari delle colline del Boca.
Matteo Marasco