Stampa questa pagina

Una passeggiata ad anello nella Riserva naturale della Val Sarmassa

L'itinerario si snoda tra le colline di Vinchio e nella piccola, boscosa "Valle della Morte". Il toponimo non deve spaventare: deriverebbe infatti dalla cruenta battaglia che secondo la tradizione venne combattuta nella valle intorno al 935 e che portò alla disfatta degli invasori saraceni.

  • Introduzione di Alessandra Fassio - Itinerario e foto di Furio Chiaretta*
  • Febbraio 2024
  • Mercoledì, 7 Febbraio 2024
Il sentiero nel fondovalle della Valle della Morte Il sentiero nel fondovalle della Valle della Morte

La Riserva naturale della Val Sarmassa si trova nell'Alto Monferrato orientale, in provincia di Asti, a sud del fiume Tanaro, tra i comuni di Vinchio, Vaglio e Incisa Scapaccino.

La riserva presenta scorci paesaggistici di grande suggestione: colline coperte prevalentemente da boschi che si susseguono lasciando di tanto in tanto spazio a prati, campi e vigneti. Sulle dorsali delle colline più ripide le robinie hanno sostituito le vite. A tratti si possono incontrare lembi di castagneti. Al confine tra Vaglio e Incisa si trova un querceto originario. Altri esemplari di roveri si incontrano tra i robinieti alternati a frassini, carpini, noccioli. L'esemplare di quercia più significativo è la "Ru", l'albero ultrasecolare entrato nei libri di Davide Lajolo.

Anni fa si corse il rischio di vedere la valle deturpata prima da un tentativo di speculazione edilizia poi da un progetto di realizzazione di una discarica pubblica, entrambi fermamente contrastati dalle reazioni delle popolazioni, delle Associazioni e delle Amministrazioni locali.

Il sottobosco è affollato da arbusti: biancospino, rosa canina, caprifoglio, prugnoli selvatici, fusaggine. I fiori più diffusi sono il dente di cane, la polmonaria, la primula, l'anemone, il mughetto, la viola, il fiordaliso, il fior di cuculo, il sigillo di Salomone, l'epatica, la cefalantera e l'orchidea purpurea.

Il bosco è abitato da donnole, tassi, cinghiali, scoiattoli, moscardini, arvicole, lepri, volpi, ricci. Tra i rettili sono frequenti il ramarro, il saettone e le lucertole campestri.

Sugli alberi si posano picchi verdi, picchi rossi minori, upupe, cinciallegre, ghiandaie, gazze e alcuni rapaci: poiane, gheppi, allocchi; è presente anche il variopinto gruccione, che scava tane nel terreno anziché costruire i nidi sugli alberi.

Il Lago Blu - uno stagno di 400 metri quadri un tempo usato dai contadini - è ora una piccola oasi naturalistica (non accessibile) abitata da rospi comuni, rane rosse, rane agili, tritoni punteggiati e numerose specie di libellule dalle più svariate colorazioni; in prossimità delle sponde crescono le tipiche piante palustri: la mazzasorda e il giunco.

Dal punto di vista geologico l'area si inserisce nel Bacino Pliocenico Astigiano. Numerosi sono gli affioramenti da sabbie e argille di ritrovamenti paleontologici, con un importante affioramento attrezzato nella Valle della Morte: conchiglie di molluschi, resti di mammiferi marini e, in misura minore resti vegetali, di coralli e granchi.

La collina più celebre della zona porta il nome di Bricco dei Saraceni ed era già abitata dall'uomo preistorico.

Non lontano dal parcheggio di Monte del Mare, in direzione Cortiglione, si trova il casotto di Ulisse, il rifugio tra le vigne dello scrittore Davide Lajolo: utilizzato come ricovero di attrezzi agricoli, durante la guerra di liberazione divenne la prima base della banda di partigiani costituita da Lajolo. Nel ventre della collina, ai piedi del casotto, si trova il cosiddetto "Castello del Mago", una serie di cunicoli sotto la pineta, già rifugio dei disertori della prima guerra mondiale.

L'anello della Valle della Morte

Nella Riserva naturale sono stati tracciati tre itinerari ad anello, che si snodano tra crinali e valloni boscosi. Il breve itinerario della Val Sarmassa tocca il Lago Blu, ma il piccolo stagno è praticamente invisibile, circondato da una recinzione che protegge questo fragile ambiente naturale.

L'anello del Bosco del Crova è attualmente poco praticabile.

Invece l'anello della Valle della Morte è ben segnalato (con cartelli in laminato bianco a norma Cai-Regione), facilmente percorribile e molto interessante: si cammina su sentiero tra i fitti, suggestivi boschi del fondovalle e su stradelli asfaltati di crinale, toccando il casotto di Ulisse e un affioramento paleontologico attrezzato, che permette di osservare da vicino molte conchiglie fossili (senza toccarle!).

La valle, interamente coperta di fitti boschi, rappresenta bene il "mare verde" con cui lo scrittore partigiano Davide Lajolo ha descritto le verdi ondulazioni delle colline di Vinchio, dove era nato nel 1912.

Il toponimo "Valle della Morte" probabilmente trae origine da una battaglia avvenuta nella prima metà del X secolo tra gli abitanti del luogo e una colonna di Saraceni, che provenivano dalle montagne dell'Appennino e stazionavano su un colle chiamato ancora oggi "Colle dei Saraceni". Secondo la tradizione gli abitanti erano comandati da un giovane Aleramo, non ancora marchese ma già blasonato con il titolo di conte, forse acquisito proprio per una vittoria militare ottenuta in quel periodo (come attesta un diploma del re Ugo di Provenza).

Arrivare in auto

Da Mombercelli si sale a Vinchio con la SP 40, si attraversa il paese e dove le case si diradano si trova un bivio: si lascia a destra la strada principale che scende verso Vaglio Serra e la Cantina sociale, per andare diritto (cartelli Riserva Val Sarmassa, Belveglio) sulla stradina in lieve salita che poco dopo giunge a una biforcazione con in mezzo la cappella di San Sebastiano. Si segue il ramo di destra (via Cortiglione) trovando subito un trivio, dove si prende la strada di mezzo. La stradina asfaltata prosegue tra cascine e boschetti, lascia a sinistra una cappelletta e giunge in una curva a sinistra dove si allarga in un parcheggio, con tavoli da pic-nic, bacheche, bidoni per la raccolta differenziata: è il "Monte del Mare" (271 m), indicato come "Colle del Cascinotto" su molte carte.

Dopo la passeggiata a piedi, si ripercorre in auto la stessa stradina e quando si arriva alla confluenza della SP 40 si può fare una digressione in discesa verso Vaglio Serra, giungendo subito alla sede della Cantina cooperativa Vinchio Vaglio (vinchio.com), fondata nel 1959 e famosa per la qualità dei suoi vini Barbera.

Il percorso a piedi

Dal parcheggio del "Monte del Mare" (271 m) si prosegue sulla stradina asfaltata in lieve salita, trovando subito sulla sinistra un viottolo che conduce sulla sommità della collina, dove è stata installata una big bench, ossia una delle panchine giganti in metallo con cui vengono deturpati luoghi già famosi per i vasti panorami che offrono (5 min. a/r).

Tornati alla stradina asfaltata, la si percorre per pochi metri fino a un viottolo, questa volta sulla destra, che attraversando un boschetto porta al casotto di Ulisse camera-2112207 960 720: presso questo piccolo edificio, ombreggiato dagli alberi, Davide Lajolo prese contatto con i partigiani (Ulisse fu il suo nome di battaglia durante la Resistenza); sulle pareti esterne si possono leggere brevi frasi di Beppe Fenoglio, Cesare Pavese, Davide Lajolo, mentre le panchine intorno invitano alla sosta.

Tornati alla stradina asfaltata (10 min. a/r), si prosegue su di essa uscendo dal bosco e tra i vigneti si giunge al "giardino delle piante aromatiche" (10 min), con alcune bacheche: uno dei molti cartelli indica a sinistra il sentiero 200a per la Valle della Morte camera-2112207 960 720. Lo si segue in lieve discesa costeggiando un vigneto, poi il largo sentiero si abbassa nel bosco con alcuni tornanti e giunge sul fondo del vallone (10 min).

Il sentiero svolta a destra e inizia a percorrere il fitto bosco del fondovalle camera-2112207 960 720, tenendosi sulla destra del rio. Poi diventa un viottolo che va quasi rettilineo lungo il fondovalle, tra gli alberi che con i rami formano suggestivi archi camera-2112207 960 720. Con un piacevole cammino si giunge all'attraversamento del rio e subito dopo si trova un bivio (150 m circa, 20 min).

L'itinerario prosegue sul ramo che sale a sinistra (200c), ma prima è indispensabile una breve digressione continuando sul viottolo di fondovalle: dopo alcuni metri si incontra un altro bivio, dove si svolta a sinistra e con pochi passi in salita si esce in un ripiano erboso con tavoli da pic-nic (5 min); poco più in alto c'è la struttura in legno di un affioramento paleontologico attrezzato camera-2112207 960 720 camera-2112207 960 720, che permette di osservare da vicino decine di conchiglie fossili. La raccolta di fossili è vietata nella Riserva naturale e in tutto il territorio nazionale: quindi le conchiglie fossili si possono solo guardare e fotografare camera-2112207 960 720.

Dopo la sosta all'affioramento si torna al vicino bivio (5 min), dove si segue il viottolo 200c che si alza in diagonale nel bosco. Si trascura un ramo orizzontale sulla sinistra e si continua in lieve salita, con a destra pendii di terra su cui si possono individuare conchiglie fossili. Poco dopo il tracciato confluisce su un altro stradello, e costeggia il confine della Riserva, indicato da cartelli. A tratti il bosco si fa più rado e sulla sinistra si aprono scorci sul boscoso solco della Valle Martino. In altri tratti il viottolo si tiene su un costone boscoso, poi costeggia i primi vigneti, sta per alcuni metri in trincea, si riaffaccia sulla Valle Martino ed esce su una stradina asfaltata (251 m, 20 min).

E' la strada già percorsa in auto, che ora si segue a piedi toccando subito la cappella di Santa Petronilla posta in una biforcazione: si segue il ramo di destra che va in lieve salita tra le cascine, poi continua tra gli alberi, mentre sulla sinistra si aprono brevi scorci sul "mare verde" della Valle della Morte camera-2112207 960 720. Per pochi metri la strada si tiene sul crinale che separa la Valle della Morte (a sinistra) dalla Valle Marzano (a destra) e giunge al parcheggio dove è iniziata l'escursione (271 m, 10 min).

Da non perdere una breve digressione finale alla Ru, una secolare quercia rovere amata e citata da Davide Lajolo: si segue il viottolo pianeggiante (senza cartelli) che va verso sud sul costone collinare, con a sinistra vigneti, entra nel boschetto e giunge subito alla grande quercia, monumento naturale della Riserva. A fianco della Ru alcune panchine e un tavolo da pic-nic invitano alla sosta, prima del ritorno al parcheggio (10 min a/r).

Informazioni utili

Dislivello: 150 m.

Sviluppo: 4 km.

Tempo complessivo: 1.45 ore.

Difficoltà: E; utili scarponi con buona suola per i tratti con fango.

Periodo consigliato: autunno, inverno, primavera.

Carta: foglio 10 Comunità collinare Val Tiglione e dintorni, scala 1:25.000, edita dall'Assessorato al Turismo della Provincia di Asti: fa parte di una collana di 14 mappe che coprono tutto il territorio della Provincia, reperibili gratuitamente presso la sede dell'Ufficio turistico di Asti, piazza Alfieri 34, tel. 0141 530357, aperto ore 9-13 e 14-15 nei giorni festivi, 9-13 e 13.30-18 nei feriali.

Informazioni: Ente di gestione del Parco paleontologico astigiano, tel. 0141 592091, dal lunedì al venerdì ore 8-17, sabato e domenica ore 11-18.

Note: i cani si possono portare, ma al guinzaglio.

Mappa dell'itinerario Su alcune bacheche installate dalla Riserva si trova una dettagliata mappa degli itinerari escursionistici: l'itinerario descritto è evidenziato in azzurro camera-2112207 960 720.

 

* Furio Chiaretta, giornalista e "sentierologo", progetta, descrive e fotografa itinerari escursionistici. Le sue ultime guide pubblicate sono: I più bei sentieri del Parco nazionale del Gran Paradiso; Passeggiate sulle montagne torinesi; Andar per laghi: 56 passeggiate a 196 laghi dalle Marittime al Gran Paradiso, con Blu edizioni; 142 laghi in Valle d'Aosta: 48 gite a piedi, con Mulatero editore; Le più belle escursioni panoramiche in Trentino; I sentieri più belli tra laghi, panorami e rifugi del Trentino; Rilassanti escursioni tra le montagne vicino a Torino, con Edizioni del Capricorno.