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Nel Baraggione di Candelo e Cossato

La Riserva naturale delle Baragge protegge uno degli ambienti più interessanti del Piemonte: vasti altipiani di brughiera e alte erbe fra cui si innalzano grandi querce isolate, offrendo un paesaggio simile alla savana. Per osservare questo insolito ambiente si può percorrere a piedi o in bici l'itinerario segnalato fra il Centro visitatori di Castellengo e l'Area attrezzata Aula verde, proseguendo quindi su un viottolo non segnalato tra i vasti spazi del Baraggione di Candelo.

  • testo e foto di Furio Chiaretta*
  • Marzo 2021
  • Lunedì, 12 Aprile 2021
Uno scorcio del sentiero che porta all'area attrezzata dell'Aula Verde Uno scorcio del sentiero che porta all'area attrezzata dell'Aula Verde

Gli altipiani delle Baragge "sono ciò che rimane di antiche e vaste pianure costituite da depositi fluvioglaciali e fluviali accumulatisi da 750.000 a 135.000 anni fa (Pleistocene medio) in seguito all'erosione delle zone montuose e collinari ad opera di torrenti e ghiacciai. In seguito la rete idrografica, approfondendosi gradualmente in queste pianure, ne erose e smantellò gran parte, generò altri depositi più recenti a quota inferiore, lasciando solo alcuni lembi sopraelevati delle antiche pianure" (dal pieghevole della Riserva naturale delle Baragge).

Delle 6 porzioni di Baraggia protette dalla Riserva naturale, due presentano i dislivelli più elevati rispetto alla pianura (tra i 40 e gli 80 metri): la Baraggia del Piano di Rosa e il Baraggione di Cossato e Candelo. Proprio nel Baraggione si snoda l'itinerario proposto, che da diversi punti panoramici domina dall'alto la pianura e offre anche ottimi scorci sugli scoscesi calanchi che precipitano verso il torrente Cervo, mentre più avanti si incontrano erosioni orizzontali poco profonde, dove l'acqua piovana si ferma a lungo, ospitando tritoni e altri anfibi.

Gli antichi depositi infatti "furono ricoperti per 1-1,5 metri da una coltre di sabbie e limi di origine eolica (Loess); su di essa si sono formati suoli particolarmente argillosi, poco aerati, poveri di nutrienti, tendenzialmente acidi, poco permeabili, difficilmente sfruttabili a fini agricoli" (dal pieghevole).

Proprio lo scarso interesse agricolo di questi terreni ha permesso la sopravvivenza dell'ambiente baraggivo, che offre una distesa a perdita d'occhio di praterie e brughiere, caratterizzato da alte erbe, le molinie (camera-2112207 960 720 Molinia coerulea e Molinia arundinacea) e dal brugo (Calluna vulgaris), un piccolo arbusto molto simile all'erica. Il paesaggio colpisce per la totale assenza di edifici e per la presenza di grandi esemplari di quercia, soprattutto farnia (Quercus robur), che formano suggestivi boschetti o si innalzano isolati e imponenti tra le alte erbe, rendendo il paesaggio simile a quello della savana. Si notano anche molti alberi morti, che altrove verrebbero tagliati per utilizzarne il legno, mentre qui sono salvaguardati dalla Riserva.

L'unica attività tradizionale dell'uomo è la pastorizia, con la presenza di greggi in transumanza, a cui si sono aggiunte le servitù militari, che limitano la frequentazione di vaste zone di Baraggia.

Anche l'itinerario proposto - nel tratto della Baraggia fra l'altopiano Bellavista e la SP 307 - è percorribile solo il sabato, la domenica e gli altri giorni festivi, mentre nei giorni feriali l'accesso è vietato per possibili esercitazioni militari. Queste norme (camera-2112207 960 720) riguardano l'area del Baraggione di Candelo e Cossato a nord della SP 307, mentre tutta la vasta area a sud della SP 307 è riservata alle esercitazioni e l'accesso è assolutamente vietato.

Forse per questo motivo il Baraggione di Candelo e Cossato è praticamente sconosciuto agli appassionati di natura e agli escursionisti che non vivono nel Biellese, benché si trovi a poco più di 60 km in linea d'aria da Torino.

L'escursione è facile e assai piacevole, poiché consente di passare dall'ambiente di boschi e cascine di Castellengo all'insolito paesaggio della Baraggia, con ottimi scorci sui calanchi e sulla piana solcata dal torrente Cervo. Si cammina quasi sempre in piano, con una salita iniziale da Castellengo all'altopiano Bellavista e una eventuale breve discesa e risalita dall'Aula Verde. Disponendo di due auto, se ne può dislocare una nel parcheggio sulla SP 307, effettuando una piacevole traversata. Chi preferisce una passeggiata più breve e interamente nella riserva può rinunciare al tratto iniziale, partendo dal parcheggio nei pressi della cascina Bellavista.

L'itinerario è segnalato con pali in legno infissi nel terreno, alti circa 1 metro, con segnavia rosso e targhetta "Percorso Ecomuseo Castellengo - Altopiano Bellavista - Aula Verde - Candelo" (per adeguarli alla norme di segnalazione regionali sarebbe sufficiente aggiungere una banda bianca sotto quella rossa).

Nelle domeniche estive, dopo la camminata si può visitare a Castellengo il centro visitatori della Riserva naturale e l'Ecomuseo del Cossatese e delle Baragge.

Arrivare in auto

Dal casello di Carisio della A4 Torino-Milano si va per 1 km in direzione di Buronzo, quindi si svolta a sinistra sulla SR 230 per Biella. Dopo 3 km si continua in direzione di Cossato e si percorre la circonvallazione di Mottalciata. Al suo termine, nella rotonda si segue la strada per Castellengo, che transita a fianco della isolata chiesa di San Pietro e sale verso il paese. Si lasciano a destra la stradina per il castello e a sinistra il ramo per Candelo, arrivando subito all'ex scuola che ospita l'Ecomuseo della Baraggia e del Cossatese.

Se non c'è posto nel piccolo parcheggio a fianco dell'ecomuseo, si prosegue in discesa e si trova un ampio slargo dopo le case, in corrispondenza di una fabbrica.

Chi preferisce una camminata più breve può seguire da Castellengo la strada per Candelo, che sale con due tornanti (camera-2112207 960 720), prosegue tra le cascine e confluisce sulla strada da Mottalciata: subito dopo si trova a destra la stradina per cascina Palestro e altre 7 cascine che sale sull'altopiano di Bellavista e dopo 1 km fa una svolta a destra: andando diritto si è nel parcheggio, dove transita l'itinerario a piedi.

Il percorso a piedi

Di fronte all'ex scuola di Castellengo (che ora ospita l'ecomuseo e il centro visite della Riserva) si prende la stradina asfaltata in salita (cartelli del sentiero e "Bastia"), che si percorre per circa 100 metri. In vista del cartello di divieto di accesso alla Cascina Bastia, si svolta a sinistra nel prato: non c'è una traccia evidente, ma si vedono i pali indicatori (camera-2112207 960 720). Dopo pochi passi nell'erba riappare il sentiero, che piega a sinistra in discesa, fa un tornante a destra, e raggiunge un riale di solito asciutto, che si costeggia in lieve salita e presto si attraversa. Il sentiero sale dolcemente nel fitto bosco ceduo ed esce sull'altopiano Bellavista (300 m circa, 0.20 ore). Il toponimo è perfetto: di fronte si apre una vasta piana coltivata, con la cascina Pescia sullo sfondo delle Alpi Biellesi.

Il sentiero segue il margine della piana, poi piega verso la cascina Pescia (camera-2112207 960 720), lasciandola sulla destra, sfiora uno stagno e confluisce sullo stradello di accesso alla cascina. Lo si percorre verso sinistra, passando a fianco della cascina Fornace, con un altro stagno. Il viottolo piega a sinistra e giunge su una stradina asfaltata, che si segue verso destra, passando a fianco delle cascine Ca Magna, Centrale e Bellavista, quindi prosegue tra i campi, lungo il confine della Riserva naturale.

Si giunge così a una svolta a destra (0.20 ore): qui si abbandona la strada (che conduce alla cascina Foresto) e si prosegue dritto nel parcheggio (chi vuole camminare di meno può arrivare fin qui in auto).

Al suo termine si trova un viottolo segnalato e si entra nel territorio della Riserva naturale della Baraggia. Subito dopo il viottolo si biforca: è meglio seguire il ramo di destra, segnalato e più panoramico. L'ambiente cambia repentinamente: si lasciano alle spalle i campi coltivati e le cascine, per camminare in una vasta distesa di alta erba molinia (camera-2112207 960 720) e di brugo, tra cui si innalzano grandi querce isolate. Dopo pochi passi una traccia non segnalata sulla destra porta sul bordo dell'altopiano, che precipita verso i boschi sottostanti con calanchi quasi verticali (è opportuno non avvicinarsi al bordo, che a tratti è scavato anche sotto il terreno apparentemente sicuro).

Si riprende il cammino sul viottolo, arrivando subito a un altro calanco, in parte nascosto dalla vegetazione, e poco più avanti si apre un bel panorama sulla pianura e sul torrente Cervo.

Le querce morte e il colore bruno dell'erba molinia in autunno e inverno ricordano il paesaggio della savana. Presto si giunge a un altro calanco (0.20 ore) che si apre a fianco della stradina, con una grande quercia e una staccionata (camera-2112207 960 720) che impedisce di avvicinarsi troppo al bordo del precipizio.

Si continua in prossimità del margine dell'altopiano, con altri punti panoramici sulle Alpi biellesi (camera-2112207 960 720) e sulla pianura (camera-2112207 960 720). In prossimità di alcune imponenti querce (camera-2112207 960 720) il viottolo piega un po' a sinistra e scende dolcemente in un valloncello boscoso, giungendo al "parco dei silenziosi" (0.15 ore).

Da qui il percorso segnalato scende lungo il pendio (camera-2112207 960 720) che separa l'altopiano del Baraggione dalla pianura e giunge subito all'Aula verde, un'area attrezzata e per pic-nic, raggiungibile con una breve digressione (0.15 ore a/r).

Il nostro itinerario invece svolta a sinistra (sud) su un viottolo non segnalato ma evidente, che sale lievemente in un piccolo, suggestivo bosco di querce (camera-2112207 960 720). Presto si esce di nuovo sull'altopiano della Baraggia, tra vastissime distese di erba molinia con lo sfondo delle Alpi biellesi (camera-2112207 960 720). Il viottolo va verso sud, con a destra il bosco che caratterizza il margine dell'altopiano, giungendo a un bivio, presso una pozza (camera-2112207 960 720) dove l'acqua ristagna a lungo.

Si lascia il ramo che si tiene sul margine dell'altopiano, per seguire il viottolo di sinistra, più evidente, che va verso sud-est, costeggiando una lunga, stretta erosione orizzontale (camera-2112207 960 720), tipica dell'ambiente baraggivo (si notano - sulle pareti verticali - i buchi che ospitano i nidi dei gruccioni).

Si continua verso sud nell'altopiano che si estende a perdita d'occhio (camera-2112207 960 720), incontrando altre zone di erosione, e presto si avvistano le auto nel parcheggio situato sulla SP 307, punto di arrivo (o di partenza) dell'itinerario (0.30 ore).

Il Baraggione continua sull'altro lato della strada provinciale, ma è "zona militare" con assoluto divieto di accesso.

Il ritorno è sul percorso di andata.

Da vedere a Castellengo

- Centro visitatori della Riserva naturale delle Baragge, con interessanti diorami, ed Ecomuseo del Cossatese e delle Baragge, con una raccolta di carri e attrezzi agricoli: entrambi sono nella ex scuola elementare di Castellengo, aperti la domenica pomeriggio da giugno a settembre (informazioni presso l'assessorato cultura del Comune di Cossato, tel. 015 9893505).

- Chiesa di San Pietro, con un ciclo di affreschi dell'inizio del XVI secolo, in fase di restauro (si può concordare la visita nei giorni di apertura dell'ecomuseo).

- Azienda agricola Centovigne nel castello di Castellengo, tel. 335 5252890.

Informazioni utili

Dislivello: 200 m.

Sviluppo: 8+8 km.

Tempo di andata: 2 ore circa.

Periodo consigliato: autunno, inverno, primavera; fine agosto e inizio settembre per la fioritura del brugo; l'area è accessibile solo il sabato, domenica e altri giorni festivi; la camminata è da evitare in caso di nebbia.

Carta del Biellese 1:25.000, foglio 4, Il Biellese centro-orientale.

Scarica qui la mappa del percorso. (.jpg)

Scarica qui la mappa del percorso (.gpx)

Scarica qui la mappa del percorso (.kml)

Previsioni meteo per Piemonte e Valle d'Aosta: www.nimbus.it.

Si ringrazia per la collaborazione l'Ente di gestione delle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore, tel. 011 4320011 e i guardiaparco Maria Chiara Sibille e Pino De Santo.

 * Furio Chiaretta è giornalista e "sentierologo": progetta, descrive e fotografa itinerari escursionistici. Le sue ultime guide pubblicate sono: I più bei sentieri del Parco nazionale del Gran Paradiso; Passeggiate sulle montagne torinesi; Andar per laghi: 56 passeggiate a 196 laghi dalle Marittime al Gran Paradiso, con Blu edizioni; 142 laghi in Valle d'Aosta: 48 gite a piedi, con Mulatero editore; Le più belle escursioni panoramiche in Trentino, con Edizioni del Capricorno.

** La mappa è una elaborazione di Luca Marello, funzionario regionale del Settore Biodiversità e Aree Naturali