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La Casa di Marco

  • Aldo Molino
  • gennaio-febbraio 2012
  • Domenica, 8 Gennaio 2012


Nel vallone del Gravio alla scoperta del fantastico mondo di Marco Delo, scalpellino di Villarfocchiardo.
Il libro è uno di quelli, anche se oggi le librerie non sono più di moda, che non dovrebbero mancare nello scaffale di casa: Sui sentieri dell'arte rupestre - le rocce incise delle Alpi: Storia, ricerche, escursioni (ed CDA 1995) anche se ormai fuori commercio è un valido compagno di escursioni qualora si voglia esplorare il territorio alla ricerca delle radici del nostro passato. Come la passeggiata che conduce alla Ca d'Marc in val di Susa. All'inizio degli anni settanta del secolo scorso, la stampa torinese dette grande risalto al ritrovamento da parte di Mario Salomone di antiche incisioni che avrebbero comprovato l'esistenza del misterioso sentiero dei Franchi (il percorso segreto seguito da Carlo Magno per aggirate chiuse Longobarde) di cui tanto si favoleggiava. Deduzioni affrettate, perché ad un più attento esame, condotto nel 1977 dal GRCM, le schematiche figurine incise si rivelarono come opera di uno scalpellino valsusino certo Marco Delo vissuto nella seconda metà dell'Ottocento a Villarfocchiardo (era nato nel 1854). Personaggio bizzarro e solitario eremita che d'estate era solito pascolare le sue poche capre sulle montagne tra Dora e Sangone utilizzando come riparo una balma, un riparo sotto roccia, dalle parti di Pian dell'Orso. Nel tempo libero, con mazzuolo e scalpello, si dilettava a incidere la roccia con iscrizioni e figure, libera interpretazione della sua fantasia. Il luogo in cui si appartava oggi è conosciuto come Cà d'Marc picapera e si trova non lontano dall'Alpe Fumavecchia poco a monte dell'Abbazia di Montebenedetto nel parco regionale dell'Orsiera-Rocciavrè. Da Villarfocchiardo dopo essersi destreggiati nel dedalo di stradine e viuzze che serpeggiano tra le molte località del paese (seguire le indicazioni monte Benedetto) si sale verso la ritrovata abbazia lungo una stretta stradina asfaltata che dapprima serpeggia nei boschi di castagno celebri per la pregiata produzione di marroni (i marroni differiscono dalle normali castagne per il fatto che sono molto più grandi, considerato che il riccio invece di tre frutti (achemi) ne ha uno solo) e poi dopo le ultime borgate nella foreste di faggio e conifere. Superati i parcheggi di Monte Benedetto e oltrepassato Trucco inferiore e superiore e l'Alpe Cittadella la strada diviene sterrata e il fondo accidentato. Giunti al bivio nei pressi dell'Alpe Fumavecchia si può parcheggiare (1400 m circa). A piedi si segue per un breve tratto lo sterrato. Nel gomito della curva un evidente palo indicatore segnala l'inizio del sentiero 524. Il sentiero compie una curva, poi sale ripido a confluire su di un altro sentiero più ampio. Si va a sinistra passando accanto alla fontana del Vallone (1451 m), nei cui pressi ci sono opere di presa dell'acquedotto. Aggirato il valloncello si riprende a salire (opere di ingegneria ambientale) raggiungendo una bella radura prativa attrezzata come area di sosta (barbecue e tavoli). Attraversatala si procede in direzione est alternando brevi salite con terrazzi boschivi. Il sentiero in questo tratto costeggia il confine del parco Orsiera-Rocciavrè. Faggi e conifere accompagnano l'escursionista con un sottobosco che d'autunno si arricchisce di molte specie di funghi. Raggiunta l'ampia dorsale si inizia a salire più decisamente. Il larice diventa l'essenza dominante mentre qua e là si notano i grandi cumuli delle formiche rufe. La traccia giunge nei pressi di un ripiano dove si trova un modesto abbeveratoio e continua lungo la massima pendenza. Dopo pochi minuti di salita un cartello indica la deviazione per la Ca d'Marc (1700 m di quota circa, 1 ora). Si lascia così il sentiero n.142 che reca anche i segnavia del Sentiero dei Franchi per deviare a sinistra sull'esile traccia. Il tratto è breve ma tutt'altro che agevole per le pietre e perché il luogo non è molto frequentato. Dopo aver superato una pietraia il sentiero scende all'evidente roccione aggettante che costituisce il riparo: la Cà d'Marc (1730 m). il posto è accidentato quanto basta con pietre ed ortiche a volontà. La parete a destra ospita una scritta, un ecclesiastico e un cavaliere, forse addirittura il re Vittorio Emanuele (scambiati a suo tempo per un cavaliere franco e un prigioniero longobardo) mentre al fondo occhieggia una grotticella seminaturale. Oltrepassato il riparo dove si trovano altre scritte, troviamo una grande superficie rocciosa. Alla base è inciso un soldato con fucile a dimostrazione dell'abbaglio per chi scambiò l'opera di Delo per incisioni barbariche, mentre in alto sono animali ed esseri fantastici ed un omino. Un'altra roccia poco sopra reca impressa una meridiana, ma arrivarci non è propriamente agevole. Quelle della Cà non sono le uniche incisioni lasciate dal nostro scalpellino. Altre rocce recano i suoi segni. Lungo il Rio Gravio nel greto poco prima della confluenza con il Rio Molesecco una roccia reca inciso l'intero alfabeto. Tornati indietro sino al bivio volendo si può continuare in salita sino al Piano dell'Orso (mezz'ora) dove si trova la cappella dedicata alla madonna della Neve e da qui scendere allo sterrato che riporta al punto di partenza.