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Piemonte Parchi

Ciciuvagando

Divagazioni invernali, tra i "Ciciu del Villar ", le singolari strutture geologiche della bassa Valle Maira

  • Aldo Molino
  • dicembre 2015
  • Venerdì, 18 Dicembre 2015
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I ciciu del Villar foto A.Molino I ciciu del Villar foto A.Molino
Uno dei casotti che si incontrano lungo la passeggiata
foto A.Molino
i massi con il cappello
foto A.Molino
due ciciu
foto A.Molino
panoramica sui ciciu
foto A.Molino
la segnaletica e il sentiero
foto A.Molino
il ciuchè del Prebec all'orrido di Chianocco
foto A.Molino
la sala da ballo delle fate a Remollon
foto A.Molino
le demoiselle coiffee di Savine le Lac
foto A.Molino

Soldati romani, trasformati in pietre dall'intercessione di san Costanzo (uno dei martiri della Legione Tebea), casa delle fate, sala da ballo delle fate (esseri magici di pietra che si risvegliano in particolari circostanze), le leggende si sbizzarriscono nel raccontare di quel singolare fenomeno geologico rappresentato dai massi con il cappello. Le loro forme bizzarre ed inquietanti hanno da sempre stimolato la fantasia popolare. In Piemonte quelli del Villar non sono gli unici, ne troviamo anche sopra l'Orrido di Chianocco nel vallone del Prebec e altrove. Alcuni siti spettacolari ci sono anche nelle vicine Alpi francesi come a Remollon e a Savine le Lac (Serre Poncon).
L'origine dei 480 "ciciu", tanti ne sono stati censiti sin'ora, presenti sulla montagna di Villar San Costanzo, Riserva naturale regionale della bassa Val Maira , è stata esaustivamente spiegata dai geologi. Nascono tra il paleocene e l'olocene quando le pendici delle montagne della zona vengono ricoperti da una coltre di detriti minuti. Su di questi in seguito probabilmente a fenomeni tellurici , sono precipitati massi di gneiss occhialino dalle creste circostanti. L'attiva azione fluviale a seguito anche di fenomeni di cattura hanno fatto il resto. Dove i pietroni erano adagiati al suolo, l'erosione e l'asportazione dei materiali alluvionali non ha avuto luogo e così si sono originati i funghi di pietra. Non si tratta ovviamente di una situazione statica ma in continua trasformazione. Prima o poi il gambo finirà per cedere e il masso cadrà in basso. Ma così facendo proteggerà il terreno sottostante e nuovi "ciciu si formeranno. Il processo continueràsì sino a quando l'intera coltre alluvionale non sarà stata smantellata.

Un bel sentiero facile e ben segnalato adatto a tutti e percorribile anche durante l'inverno (la quota è modesta e l'esposizione in pieno sud) anzi consigliabile d'inverno quando la vegetazione e il bosco privo di foglie permette di apprezzare meglio queste architetture naturali permette di visitare la zona e di scoprire i molti "funghi" presenti nelle svariate fasi della loro evoluzione. Il percorso, realizzato dall'ente di gestione, si chiama Ciciuvagando e aggiunge alla camminata vera e propria, la visita ad alcuni casotti acquisiti e restaurati dalla Riserva. Questi "ciabot"che costituiscono una sorta di museo diffuso, in origine erano strutture utilizzate dai contadini che su questi pendii coltivavano un tempo in maniera intensiva la vite con il quale si produceva il "dolcetto di Dronero". Di quelle vigne oggi non resta molto e il bosco ha riguadagnato i suoi antichi domini.
Il parcheggio a servizio della riserva lo si raggiunge deviando per Villar San Costanzo. Dalla strada che conduce da Busca a Dronero. La via nell'ultimo tratto è abbastanza stretta e termina nel vasto spiazzo nei pressi di un bar-ristorante. Numerosi pannelli indicano i percorsi: oltre al Ciciuvavagando c'è anche un itinerario escursionistico che sale sino al crinale, e un più breve percorso che porta a un punto di vista sul principale gruppo di massi. Seguendo le indicazioni si raggiungono in successione il centro visita (quasi sempre chiuso) i 3 casotti dove si trovano i pannelli informativi, i punti panoramici, l'area di sosta con una fontanella di acqua non controllata per terminare l'anello o meglio l'"otto" da dove si era partiti. In tutto la camminata con le indispensabili soste, dura circa un ora e un quarto.

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