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Il sentiero dei massi erratici

Pietra Grossa è il nome del sottopasso che quanti frequentano l'autostrada Torino-Aosta sicuramente avranno almeno una volta notato. Subito dopo è la ripida discesa verso Scarmagno, con i suoi stabilimenti abbandonati e la conca eporediese, ma del perché di quel toponimo pochi si saranno chiesti la ragione (e poi perché farlo?).

  • di Aldo Molino
  • ottobre 2013
  • Giovedì, 13 Marzo 2014
Il sentiero dei massi erratici

A svelare l'arcano è uno dei sentieri, per la precisione il n.7 predisposto dal "Museo del territorio" nell'ambito del progetto "Morene del Chiusella" una delle tante iniziative ideate e finanziate per valorizzare il territorio, ma che purtroppo mancando poi risorse per promuoverle e per gestirle (manutenzione compresa) si risolvono in sprechi. Il sentiero in questione è ormai molto vicino all'estinzione (segnavia vandalizzati, altri scomparsi, vegetazione infestante, indicazioni asportate).
In soccorso fortunatamente ci viene la nuova Carta topografica in scala 1:20.000 (la numero 7) "Anfiteatro morenico orientale" edita da Mu (piccolo editore di Mercenasco) che viene a coprire una zona del Canavese altrimenti priva di altra cartografia se si eccettuano le preistoriche tavolette dell'IGM. Meticolosa e relativamente precisa riporta oltre alla viabilità minore e i percorsi campestri, tutti i sentieri segnalati (o che in passato lo sono stati) e l'esatta collocazione di quegli elementi (dimenticati nelle guide ufficiali) che nei territori rappresentano dettagli significativi e riconoscibili come luoghi identitari dalle comunità locali. Ci riferiamo a incisioni rupestri, ruderi di chiese, castelli, luoghi archeologici minori, fontane, sorgenti, alberi monumentali etc.
Novità è anche il tipo di carta impiegata, antistrappo, antipieghe e antiumidità.
E consultando la mappa (che può benissimo sostituire, per che sa leggere le carte, le più ingombranti guide) si scopre così il percorso dei "Massi erratici".
La Pietra Grossa, ecco spiegato l'arcano è uno dei tanti pietroni che si trovano dispersi in questi boschi. I massi erratici non sono ovviamente come qualcuno potrebbe pensare misteriose rocce che nottetempo in virtù di proprietà magiche si aggirano tra le colline, bensì scaglie di montagna testimoni delle grandi glaciazioni. La Serra e i cordoni collinari che si stendono attorno a Ivrea tra il Chiusella e l'Elvo rappresentano infatti le colossali morene laterali e frontali del gigantesco ghiacciaio balteo (si dice che avesse uno spessore superiore in qualche punto ai mille metri) che spingendosi sino alla pianura ha trasportato verso il basso e poi depositato i blocchi rocciosi precipitati su di esso.
Il percorso richiede un ora di cammino. L'imbocco lo si raggiunge percorrendo la strada provinciale da Vialfrè a Montalenghe sino allo spiazzo in prossimità del ponte sul Rio Gurgo a sud del pra Verner. Un breve tratto di sterrato immette sull'anello che coincide con l'alta via dell'anfiteatro morenico. Dopo circa 200 metri si incontrano i primi massi erratici. Raggiunta l'autostrada, non la si attraversa ma si torna indietro lungo l'ampio sterrato che percorre l'altro versante della collina. Alla biforcazione si sale sulla sinistra e dopo circa 500 metri in prossimità di un altro bel masso si svolta a sinistra per salire e scollinare dall'altra parte riimmendosi sul percorso di andata.