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L’oro del ghiacciaio

Allo sbocco della Dora Baltea nella pianura canavesana, il dilavamento fluviale ha depositato un "placet aurifero" sfruttato economicamente da salassi e romani. Miniera le cui tracce sono state recentemente riscoperte e studiate.

  • Aldo Molino
  • aprile 2015
  • Mercoledì, 15 Aprile 2015
Il sentiero dell'Oro foto A.Molino Il sentiero dell'Oro foto A.Molino

Un bel sentiero, percorribile in ogni stagione, meglio però d'inverno quando la vegetazione è meno invadente e lascia leggere meglio il territorio circostante. Un area pressoché dimenticata che rivela essere stata plasmata dal ghiacciaio balteo, ma anche dal duro lavoro di chi ad ogni costo voleva accaparrarsi il più prezioso dei metalli: l'oro.
Casale di Mazzè si trova a sud-est del paese (siamo a 7 Km da Caluso e a una quindicina da Chivasso) tra la strada che porta a Villareggia ed i meandri della Dora.
Parlare dell'oro dei salassi porta inevitabilmente a Strabone e alla Bessa, la riserva naturale istituita a tutela degli spettacolari cumuli di ciottoli residuo del lavaggio del terreno aurifero a settentrione della Serra. Questo paesaggio non è però esclusivo della zona di Mongrando e Zubiena, ma lo troviamo anche nella valle del Ticino, non lontano da Cerrione, e alle Capanne di Marcarolo (altro noto luogo aurifero) lungo il Gorzente.
Solamente le ricerche e le circospezioni all'inizio di questo secolo, hanno permesso di accertare che tutte quelle pietre che emergevano qua e là non erano naturali ma frutto delle trasformazioni antropiche. Le ricerche condotte con la sovrintendenza hanno permesso di evidenziare la presenza di resti di canali di drenaggio, di conoidi di deiezione, di discariche di ciottoli identici a quelli della Bessa, di un tratto ben conservato della strada romana che conduceva da Ivrea a Quadrata, nonché di basamenti di capanne e tracce di un insediamento barbarico. La presenza di una strada romana è connessa con quella di un antico guado sulla Dora Baltea e con l'attracco delle zattere che risalivano il fiume. A conferma di quelle antiche frequentazioni casualmente sono venute alla luce monete e altri reperti provvisoriamente conservati nella sala consigliare di Mazzè.
Pur di dimensioni più ridotte di quelle della Bessa, le aurifodine di Casale di Mazzè occupano la superficie ragguardevole di circa 150 ettari. Si stima che lo sfruttamento del placet aurifero, cioè lo strato dove le pagliuzze d'oro trasportate dai torrenti post glaciali e provenienti dalla valle d'Aosta si sono maggiormente concentrate (circa 0,5 gper tonnellata). Sono quantità relativamente modeste, considerato che lo spessore del giacimento è di circa un metro. Ciò non ha impedito che nell'antichità si siano ricavate almeno 20 tonnellate del giallo metallo.
Per rendere accessibile e fruibile questa interessante area le Associazioni F.Mondino-Mattiaca, con il contributo di enti pubblici e di privati ha realizzato un percorso autoguidato dotato di apposita segnaletica, totem esplicativi, bacheche con codici QR.

Accesso: Dall'autostrada TO-Mi si esce a Rondissone-Verolengo e si prosegue verso Mazzè. Il sentiero inizia a destra della Provinciale che conduce al ponte sulla Dora di Villareggia (seguendo le indicazioni si raggiunge l'area parcheggio).
Descrizione itinerario: Il percorso consiste in due tratte, l'anello più lungo si sviluppa per circa 5 Km- Dal parcheggio si prosegue lungo la strada asfaltata. Giunti nei pressi dell'ex discarica si continua diritti superando il paleo-alveo della Dora-Baltea abbandonata dal fiume circa 20.000 anni fa. Poco oltre nei pressi di un pilone si svolta a sinistra continuando sino all'ingresso di una cava di ghiaia. Se ne costeggia la recinzione poi si scende verso sinistra quindi si va sul sentiero di destra (attenzione alla vegetazione invasiva), giungendo così nel cuore dell'area archeologica. A destra si scende a fianco della strada romana al guado sulla Dora dove termina il percorso. Si torna indietro sino alla deviazione che sulla sinistra con percorso accidentato conduce ai cumuli di ciottoli. Ripreso il cammino su strada della Ressia si perviene all'omonimo pilone e alla Strada dei Boschetti. Seguendo quest'ultima si può tornare al punto di partenza mentre proseguendo oltre si giunge alla Chiesa di San Lorenzo e Giobbe edificata nel X secolo su rovine di un sepolcro romano situato su di un cordone di discarica. Poco oltre si esce sulla strada provinciale seguendo la quale si rientra al parcheggio.

Luogo di Partenza e di Arrivo : Parcheggio sulla strada comunale a destra della Provinciale
Dislivello: 50 m
Tempo complessivo 1.30-2 ore
Segnavia: Cartelli "l'Oro del ghiacciaio"
Mappa:
Mu edizioni 07 CARTA DELL'ANFITEATRO MORENICO D'IVREA

Info
http://www.ass.mondino.mattiaca.it