Stampa questa pagina

Tane e nidi

  • Bruno Gambarotta
  • novembre2010
  • Martedì, 2 Novembre 2010

«Dall'alto del castellaccio, come l'aquila dal suo nido, il selvaggio signore dominava all'intorno tutto lo spazio dove piede d'uomo potesse posarsi, e non vedeva mai nessuno al di sopra di sé, né più in alto.»
Alessandro Manzoni, I promessi sposi, cap. XX

Anche se abbiamo qualche difficoltà a immaginarlo bambino, possiamo scommettere che l'Innominato quand'era piccolo costruiva capanne sugli alberi per usarle come nido, e dominare il mondo dall'alto.
Il bambino don Abbondio invece progettava tane e si nascondeva negli armadi o nelle cassapanche, o sotto il tavolo della sala dopo aver steso fino a terra pesanti tovaglie e coperte.
Qualcuno, più fortunato, riesce a farsi un nido che è anche tana. Mantova, ottobre 1997. Per la seconda edizione del Festival della Letteratura mi affidano la conduzione dell'incontro con Mario Rigoni Stern, nel Teatro Scientifico del Bibbiena. Durante l'estate ho letto o riletto i suoi libri, a cominciare dal primo, Il sergente nella neve. Nel giorno previsto, un'auto con autista partirà all'alba da Mantova per andare a prendere lo scrittore sull'altopiano di Asiago. Lo accompagno, così per strada avrò modo di prendere confidenza con l'autore e concordare la scaletta dell'intervista. La vera ragione però è un'altra, sfruttare l'occasione per visitare la casa di Rigoni Stern. Il padrone di casa è lusingato dal mio desiderio: quella casa l'ha costruita con le sue mani. Tempo addietro Ermanno Olmi, recatosi ad Asiago per prendere accordi per la realizzazione de I recuperanti, vide quella casa e se ne innamorò a tal punto da volerne una eguale; se la fece costruire di fronte a quella dello scrittore e si trasferì con tutta la famiglia. Lo studio dello scrittore si trovava nella mansarda, dalla quale si godeva un paesaggio mozzafiato; c'era un solo modo per accedervi, una scaletta interna che aveva l'aria di scoraggiare chi volesse avventurarvisi. Esempio perfetto e da me invidiato di tana/nido.
Il bisogno di un rifugio accomuna l'uomo agli animali; resta da vedere quali caratteri svela la preferenza fra il nido o la tana. Italo Calvino è scrittore di nidi (Il barone rampante) e Franz Kafka di tane (Nella colonia penale). Si può azzardare l'ipotesi che prediligano il nido coloro che vogliono stare in alto e avere la possibilità di spaziare sull'orizzonte. Il sogno della tana è coltivato da chi si sente più al sicuro se riesce a sparire, a non farsi rintracciare, erigendo muri e pareti dietro i quali nascondersi. Ricordiamo il compianto amico Nico Orengo rintanato nel suo ufficio alla Stampa, seduto di traverso dietro una scrivania stracolma di libri e giornali in equilibrio precario sul punto di franare a terra. Nel cinema, quando si vuole connotare l'erudito, il collezionista, lo si colloca in un antro semibuio circondato da muri di libri o oggetti. Sarà anche uno stereotipo ma è sufficiente visitare l'open space della redazione di un quotidiano o di una casa editrice per verificare con quanto sforzo e ingegnosità gli addetti hanno personalizzato il loro cubicolo per trasformarlo in tana. Il bisogno di ritrovarsi in un ambiente familiare dove rintanarsi al termine di una giornata trascorsa in un paese lontano, ha indotto i progettisti delle grandi catene di alberghi a realizzare stanze sempre identiche in qualunque parte del mondo. E come non ricordare le immagini dei servizi televisivi sulla cattura dei boss della mafia latitanti da decenni, con la telecamera che mostra quei rifugi che avrebbero dovuto rendere introvabili i loro ospiti? Tana o nido: i dittatori, al culmine della parabola del potere, si fanno costruire il nido d'aquila. Il più famoso resta quello di Hitler, a Berchtesgaden, che finì poi i suoi giorni nella tana: il bunker della cancelleria di Berlino.
Invece il messaggio evangelico ci esorta ad abbandonare la casa sicura, il patrimonio accumulato, le abitudini consolidate, i comportamenti approvati da tutti: non a caso il biblista Andrea Fontana intitola il suo libro di meditazioni Né tane né nidi. Ma come si fa? Appena ieri andavamo in cerca di una caverna per metterci al riparo dai pericoli...