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I parchi visti da dentro

Il pensionamento di Leonardo Picchianti, storico guardiaparco del Ticino Lago Maggiore, è l'occasione per una chiacchierata sulle aree protette: criticità, eccellenze e prospettive future dei parchi piemontesi, ascoltando il punto di vista di chi ci ha lavorato per oltre quarant'anni.

  • Alessandro Paolini
  • Ottobre 2021
  • Martedì, 23 Novembre 2021
Una suggestiva immagine del Parco del Ticino - Foto archivio EGAP Ticino Lago Maggiore Una suggestiva immagine del Parco del Ticino - Foto archivio EGAP Ticino Lago Maggiore

Piemonte Parchi intercetta Leonardo Picchianti al telefono. "Tra dieci minuti dovrei uscire!, ci dice cortesemente. Ma se vuole mi faccia pure qualche domanda...". E siccome quarantuno anni di lavoro non si condensano in dieci minuti, finisce che la telefonata, per necessità o per passione, dura un po' di più di quanto preventivato.

Leonardo (siamo partiti con il "Lei" per poi passare al "Tu") ha iniziato a lavorare il 1 settembre 1980 al Parco naturale Valle del Ticino, istituito nel 1978, fra i primi in Italia, e ha concluso la sua attività lo scorso 12 settembre, dopo 41 anni di onorato (è il caso di dirlo) servizio. Così, incomincia la nostra intervista. 

Leonardo, Cosa ne pensi dell'istituzione dei parchi?

Il Piemonte è stato tra le prime Regioni a istituire le aree protette: secondo me è stata una scelta virtuosa e lungimirante. Il Parco del Ticino è nato nel 1978, a tre anni di distanza dal suo gemello lombardo, sorto nel 1975. Si tratta di due parchi con caratteristiche simili e qui, se proprio devo trovare un lato negativo dell'attuale sistema, è la loro eccessiva connotazione regionale. Mi spiego meglio: da escursionista, se cammino al confine fra un parco piemontese e uno ligure, ad esempio, trovo una diversa segnaletica che indica il passaggio da un parco all'altro. Questo fatto credo che ingeneri un po' di confusione nell'escursionista che non conosce bene la zona.
'Ma non è sempre la stessa area protetta', verrebbe da chiedersi? A mio giudizio, sarebbe bello se i parchi potessero avere una natura transregionale, per così dire, e una cartellonistica unica, come già avviene per quelli nazionali. Questo è un processo che si è già parzialmente compiuto all'interno della nostra regione: penso ad esempio alla unione delle Aree protette del Po ma anche nel mio ente, perché il Parco del Ticino è nato da cinque "vecchi" parchi preesistenti.

Torniamo a te: qual è stato il tuo percorso come dipendente del parco?

Sono stato assunto come perito agrario, poi col tempo sono diventato guardiaparco-funzionario di vigilanza con il ruolo di responsabile per il Parco del Ticino. Se devo fare un bilancio del mio lavoro, devo sinceramente dire che mi sono trovato sempre bene, ho sempre riscontrato grande interesse nel lavoro da parte dei colleghi. Il personale di un parco è solitamente intraprendente e volenteroso e offre una disponibilità che va al di là dell'orario canonico perché si tratta di mansioni che coinvolgono e appassionanoì: insomma non ci riconosciamo nel "clichè" del dipendente sfaticato...

Protezione ambientale o sviluppo del territorio? Secondo te, di cosa si deve occupare prioritariamente un parco?

Oggi si parla tanto di queste due esigenze, che io non vedo contrapposte. Credo siano entrambe importanti, sono da contemperare: occorre certamente difendere la biodiversità e per questo esistono norme nazionali e internazionali da seguire, ma è anche importante offrire possibilità di sviluppo economico a chi gravita intorno alle aree protette e una migliore fruizione a vantaggio di chi le visita.

In 40 anni ho visto un aumento del turismo, che giudico positivamente perché si tratta perlopiù di un turismo dolce, sostenibile. L'escursionismo a piedi e il ciclismo sono forme di scoperta del territorio che impattano poco sull'ambiente, di solito grossi danni non ne fanno, ma sicuramente l'ente parco deve governare questi flussi.

Faccio un esempio: oggigiorno sta diventando sempre più frequente andare in bici nei parchi anche di notte. Non è un fenomeno negativo, purchè le persone osservino una serie di regole per non mettersi in situazioni di pericolo e non disturbare la fauna.

Ma è vero che i parchi non sono abbastanza conosciuti dalla gente? E sono pronti per aprirsi di più al turismo?

Secondo me la gente conosce bene i parchi, almeno in Piemonte, e vengono a visitarli anche dall'estero. Lo sviluppo del turismo è positivo, a patto che ci siano le infrastrutture adeguate per l'accoglienza, come parcheggi, punti di sosta e ristoro, cartellonistica, rete dei sentieri.

I parchi dovrebbero completare, laddove è carente, la segnaletica sia di confine che interna. Occorre poi fare costante manutenzione dei sentieri, raccogliere i rifiuti, creare aree di sosta con tavoli e panche e punti di accoglienza. Insomma tutte quelle cose che facciano capire al visitatore che non si trova in un'area di natura selvaggia ma in un'area custodita e protetta. Purtroppo, però, il personale è sempre di meno ed è sempre più difficile assolvere a questi e altri compiti.

Quale può essere la soluzione?

Intanto occorre dire che non sempre servono grandi numeri. Spesso bastano due operai in più che raccolgono la spazzatura, qualche addetto che si occupi di sicurezza e vigilanza.

A mio avviso il problema della crescente scarsità del personale si potrebbe almeno in parte risolvere delegando alcune funzioni ad altri enti. La sorveglianza può essere svolta in parte dai carabinieri forestali, la manutenzione essere in capo ai comuni competenti territorialmente, mentre le materie tecniche, di pianificazione, coordinamento e conservazione, tipiche dei parchi, dovrebbero restare in capo agli Enti di gestione.

Quali competenze servono oggi per lavorare in un parco?

Orre puntare più sulla qualità che sulla quantità del personale, arruolando figure preventivamente formate. Io ho seguito molti corsi della Regione Piemonte, non solo su materie strettamente tecniche ma anche di comunicazione. Mi sono reso conto che nella nostra attività saper comunicare con le persone è fondamentale, anche per un guardiaparco. Rapportarsi in modo corretto ed efficace aiuta a far rispettare le regole. Quando devo richiamare un escursionista perché non conduce al guinzaglio il proprio cane, ad esempio, posso trovare nell'altro un atteggiamento di preclusione e qualche volta addirittura di aggressività. Ma se so come rivolgermi alle persone, con un approccio professionale e corretto, riesco con maggior facilità a far rispettare un obbligo o a far osservare una regola. L'ideale sarebbe saperlo fare anche nelle lingue straniere, grazie a una formazione specifica. In questo e altri campi, i guardiaparco potrebbero usufruire delle possibilità e dei corsi dedicati alla polizia municipale.

Un'ultima domanda, Leonardo: ti viene in mente una stranezza che ti è capitata durante la tua attività?

Una sola? In 41 anni di lavoro mi è capitato di tutto!

 

 

Carta d'identità delle Aree protette del Ticino e Lago Maggiore

L'Ente di Gestione delle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore ha sede a Cameri, in provincia di Novara, e gestisce oggi oltre 20 aree protette del quadrante nordorientale del Piemonte, situate sul territorio di 60 Comuni, posti lungo la riva piemontese del Lago Maggiore e del Ticino fino al confine con la Lombardia.

Rientrano sotto la competenza dell'Ente di gestione tre parchi naturali (Ticino, Lame del Sesia e Lagoni di Mercurago), dodici riserve naturali e sedici aree protette della Rete Natura 2000.

Il Parco naturale del Ticino piemontese, in particolare, copre una superficie di 6.560 ettari. Si estende lungo la riva nord-occidentale del fiume, dall'uscita dal Lago Maggiore fino al confine con la Lombardia, e comprende parte del territorio di undici Comuni. Insieme al Parco Lombardo del Ticino costituisce l'area protetta fluviale più grande d'Europa, riconosciuta patrimonio mondiale nel circuito MAB-UNESCO ed europeo all'interno della Rete Natura 2000

 

 

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