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La natura spiegata da Alexander Von Humboldt

Breve excursus sullo scienziato-esploratore che diede il nome a 300 piante, 100 animali e decine di minerali.

  • Alessandra Corrà
  • Febbraio 2019
  • Giovedì, 7 Febbraio 2019
Nella foto, da sinistra: Alexander Von Humboldt e il Chimborazo, un vulcano inattivo collocato tra le Ande, alto quasi 6.500 metri Nella foto, da sinistra: Alexander Von Humboldt e il Chimborazo, un vulcano inattivo collocato tra le Ande, alto quasi 6.500 metri


Alexander Von Humboldt, considerato da Charles Darwin l'uomo di scienze più grande di tutti i tempi, non era solo uno scienziato, ma anche un poeta, un naturalista e un grande esploratore. Forse pochi sanno che, con il suo pensiero, fuori da ogni schema, influenzò molti studiosi del suo tempo, tra cui Thomas Jefferson, Henry David Thoreau e Goethe.
Le sue idee, allontanandosi dalla visione antropocentrica che aveva predominato per millenni il sapere, abbracciarono l'interpretazione in cui tutto è connesso e la natura "è una forza globale", una sorta di "rete", che "parla all'uomo con una voce familiare al suo animo", mentre la vita si riversa in egual misura su pietre, piante, animali ed esseri umani. Nessuno, nemmeno il più piccolo degli organismi viventi, può essere considerato a sé stante, né tanto meno l'uomo, che è continuamente immerso in una totalità dalla quale è impossibile separarsi.
In un tempo in cui gli altri studiosi erano alla ricerca di leggi universali e rigide classificazioni, il pensiero di Humboldt cambiò radicalmente il modo di intendere la natura.

Chi era Humboldt?

Nato in una ricca famiglia nobiliare, Humboldt ebbe un'educazione scientifica, che lo portò a diventare ispettore di miniere.
Il lavoro in miniera però non lo appagava, perché il suo più gran desiderio era quello di esplorare il mondo per conoscere davvero la vita e non limitarsi a leggerla sui libri.
Negli anni della rivoluzione francese cercò di partire per un viaggio intorno al mondo, ma purtroppo per una serie di motivi non vi riuscì. Dovette aspettare la morte della mamma, avvenuta nel 1798, momento in cui ereditò gran parte del patrimonio familiare, per partire verso il Venezuela.
Durante questo lungo viaggio nell'America del Sud, si avventurò, a piedi o su canoa, per migliaia di chilometri in regioni impervie dove pochissimi europei si erano inoltrati, misurando tutto: altitudine, umidità, temperatura e anche "l'azzurrità del cielo".
Insieme al suo amico francese Aimé Bonpland, compagno di viaggio e di studio, elencò sui taccuini tutte le specie animali e vegetali che incontrò e raccolse campioni di "acqua e aria", insieme a migliaia di altri reperti. Fu il primo uomo a scalare anche il Chimborazo, un vulcano inattivo collocato tra le Ande, alto quasi 6.500 metri. All'epoca il Chimborazo era considerato la montagna più grande del mondo e a tutti incuteva timore, ma Humboldt, accecato dalla sua gran passione, riuscì nella sua impresa, nonostante dovesse superare molti ostacoli, tra cui l'aria rarefatta dell'altezza, la stanchezza e i piedi che sanguinavano.
Da questo momento, accompagnato da una curiosità senza confini, dedicò l'intera vita ai viaggi e alla ricerca. La sua esperienza per il mondo lo portò a formulare teorie anche sui mutamenti climatici e a denunciare le barbarie del colonialismo, mentre le sue letture all'Università di Berlino, aperte al pubblico e completamente gratuite, aprirono la strada a una nuova visione della scienza, più democratica e inclusiva.

I suoi 'Quadri della natura' e le altre meraviglie


«Possano i miei Quadri della natura fornire al lettore una parte del piacere che una mente ricettiva trova nella contemplazione della natura. E poiché tale piacere risulta moltiplicato dalla comprensione dell'intima connessione delle forze naturali, ad ogni Saggio sono state accluse delle spiegazioni e delle aggiunte scientifiche.» [Alexander Von Humboldt]

Siccome per Humboldt "la poesia era necessaria per comprendere i misteri del mondo", così come "la scienza ha bisogno di essere permeata dall'immaginazione" , finito il suo lungo viaggio, prima di partire per il successivo, dopo il 1804, si dedicò alla scrittura. Ne venne fuori un libro straordinario, Quadri della natura, ancora oggi considerati uno insolito diario di viaggio.
In questo saggio raccontò la sua esperienza tra le montagne, i vulcani, le cordigliere, le colline, le pianure, i fiumi e i torrenti, tra le piante, gli animali, i cieli stellati australi e boreali, i solenni silenzi, gli odori e i colori. Descrisse una natura traboccante di biodiversità, non ancora schiacciata dall'antropizzazione, diffusa di culture e di lingue native, ciascuna portatrice di una storia unica.
I Quadri della natura sono un documento meraviglioso, un grande classico della letteratura scientifica, tanto che quando uscirono per la prima volta trasformarono l'autore nell'uomo più famoso della sua epoca. Vennero pubblicati in diverse lingue e si racconta che erano così popolari che la gente corrompeva i librai per ricevere le prime copie.

Nonostante oggi il suo personaggio sia conosciuto quasi esclusivamente negli ambienti accademici, la sua popolarità all'epoca fu così grande che quasi 300 piante, 100 animali e decine di minerali portano il suo nome. E' incredibile scoprire che Humboldt ha dato il suo nome a più cose nel mondo... anzi, perfino all'Universo: anche la Luna, infatti, omaggia il suo straordinario estro con il Mare Humboldtianum.

 

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