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Giorgio Assini, la virtù civica al servizio (anche) della natura

Ci ha lasciato l'uomo che fu il primo presidente del Parco del Po. Pubblichiamo il ricordo-testimonianza di Dario Zocco, direttore dell'Ente gestione delle Aree protette del Po vercellese-alessandrino

  • Dario Zocco
  • Gennaio 2018
  • Martedì, 30 Gennaio 2018
Giorgio Assini in Camargue Foto Silvia Assini Giorgio Assini in Camargue Foto Silvia Assini

 

Ci sono persone che più di altre sono destinate a lasciare il segno del loro passaggio, durante la propria vita, sia sulle persone che incontrano sia nelle cose che fanno. Fra queste possiamo senz'altro annoverare Giorgio Assini.

Valenzano "doc" e, manco a dirlo orafo di professione, ci ha lasciato nei primi giorni di gennaio, quasi ottantenne, dopo aver dedicato oltre la metà della propria vita a occuparsi di argomenti spesso dimenticati da molti: l'assistenza agli anziani bisognosi e la tutela della natura.
Un genuino e disinteressato spirito di servizio ha sempre caratterizzato il suo operato, assorbendo buona parte del suo tempo, trovando in lui un energico portavoce convintamene impegnato a sostenere le necessità di chi non avrebbe avuto modo di farsi ascoltare.

È a lui, e a pochi altri, che si deve la nascita della Fondazione "Valenza Anziani", con la costruzione di una moderna Casa di Riposo in aggiunta a quella preesistente, guidato da una convinzione che non esitava a trasmettere agli altri. Con la sua caparbietà faceva leva soprattutto sui valenzani facoltosi, sollecitandoli a destinare una minima parte delle loro ricchezze per scopi sociali, a beneficio di tutti.
Sorretto dalla consapevolezza di combattere battaglie giuste lottava con forza, anche scontrandosi in modo rude con gli interlocutori di turno, senza mai arrendersi. Fu proprio questo suo essere un trascinatore che anche nel mio caso funzionò come una calamita e se sono diventato un "uomo del Po" lo devo in buona parte a lui.

Da cittadino torinese, con l'occhio rivolto sempre verso la montagna, allora non mi sarei mai aspettato di trovarmi così bene tra i pioppi e i salici della pianura.Già, perché allora il mio ideale di giovane biologo era di farmi le ossa nell'ambito dei parchi regionali piemontesi (uno qualunque andava bene) per poi puntare, dopo qualche anno, al grande scenario di un'area protetta montana, il cui stereotipo era il Parco nazionale del Gran Paradiso.

Invece il destino organizzò l'incontro con Giorgio Assini, che nel lontano marzo del 1983 era appena diventato presidente della Riserva naturale della Garzaia di Valenza.Non ci conoscevamo ma fin da subito si creò una sintonia, un'affinità di intenti, un'alchimia che in breve tempo mi fece capire dove sarebbe stato il mio futuro.

Infatti grazie a lui modificai alcune convinzioni che credevo capisaldi granitici, sintetizzabili in uno stereotipo quanto mai fasullo: i veri Parchi sono quelli montani! Qualche anno dopo mi sarei sentito ripetere lo stesso concetto, da persone poco lungimiranti, a seguito dell'istituzione delle Aree protette del Po: "i Parchi fateli in montagna, qui c'è gente che lavora!". Come se il lavoro fosse di per sé inconciliabile con la natura (di cui facciamo parte) e solo i montanari, considerati peraltro scansafatiche, dovessero godere di un ambiente gradevole.
In realtà a Valenza si stavano tessendo le trame di ciò che sarebbe successo negli anni a venire, fin dalla metà degli anni '70 del secolo scorso, quando nella neonata Regione Piemonte si cominciava a parlare di Parchi, Riserve, Aree protette, conservazione della natura, parallelamente alla progressiva riduzione degli spazi naturali indispensabili per la sopravvivenza dei fiumi.

Gli stessi spazi che avevano caratterizzato la giovinezza di chi, come Giorgio Assini, fu tra i primi a capire che si poteva e si doveva fare qualcosa per tramandare alle successive generazioni un tale patrimonio.

Fu così che seguì e guidò con entusiasmo le prime fasi di un percorso destinato a crescere e a consolidarsi negli anni, da cui presero forma prima la Riserva naturale della Garzaia di Valenza, poi Riserva naturale del Torrente Orba e subito dopo il Sistema delle Aree protette della fascia fluviale del Po, comunemente noto come "Parco fluviale del Po".

Capii fin da subito la peculiarità del lavoro che mi accingevo a iniziare nella Garzaia di Valenza, caratterizzato dallo spirito fortemente pragmatico del suo Presidente. Non si sarebbe trattato di seguire solo vicende burocratiche e neppure ricerche scientifiche o studi ambientali, faunistici o vegetazionali, come credevo inizialmente, ma di intervenire anche in prima persona su questioni molto più complesse (e stimolanti). Si trattava di tenere rapporti con istituzioni pubbliche e private, con imprenditori e associazioni agricole e industriali, di confrontarsi con loro in discussioni anche molto accese.

Un episodio emblematico, risalente al 1984, riguarda un argomento particolarmente "caldo" in quel periodo: la cementificazione delle sponde fluviali e di quelle del Po in particolare. Avevamo notato l'allestimento di un nuovo cantiere alla confluenza fra il fiume Po e il torrente Grana, proprio ai piedi dell'alta scarpata su cui sorge l'abitato di Valenza. Era fuori dal territorio di competenza della Riserva naturale ma aveva attirato la nostra attenzione, anche perché già da qualche tempo il Comitato per la Difesa e la Rivalutazione del Fiume Po – costituito e promosso a livello locale proprio da Assini – aveva cominciato a occuparsi di tutto il tratto compreso fra Casale Monferrato e Valenza. Erano i prodromi del futuro Parco del Po. Andammo così, Presidente e Direttore della Garzaia di Valenza, dal Sindaco e ci rendemmo conto che l'intervento previsto consisteva nel costruire un "pennello" – cioè una scogliera fatta di cubi di calcestruzzo, la cosiddetta "prismata" – per prolungare artificialmente la sponda del Po, in prossimità di una curva, e spostare un po' più a valle il punto in cui la corrente si addossava alla sponda. Non capivamo il significato di quell'opera, perciò partimmo, noi tre, alla volta di Parma, dove c'era la sede centrale del Magistrato per il Po – organo del Ministero dei Lavori Pubblici, oggi sostituito dall'AIPo (Agenzia Interregionale per il fiume Po) che sovrintendeva a quel genere di lavori – per incontrarne il Presidente.

L'esito fu sconcertante. Ci aspettavamo di essere trattati da incompetenti e di trovarci di fronte fior fior di relazioni tecniche a sostegno di quel progetto. Invece niente di tutto ciò; ci venne detto semplicemente che ormai l'appalto era stato concluso e quindi non si poteva tornare indietro. Però, se non ci piaceva una prismata tutta dritta, che si protendeva nel Po parallela alla sponda, avrebbero potuto farne la prima metà come da progetto e poi girare la seconda metà a novanta gradi. L'importante era non vanificare l'appalto! E così fecero. Ma in quella circostanza scoprimmo l'inconsistenza di certi progetti e ne facemmo tesoro successivamente, in diverse occasioni.

Un anno dopo sarebbe stato approvato il Decreto Galasso – poi convertito in legge nel 1985 – che avrebbe costituito un primo baluardo a tutela dei fiumi, delle loro sponde, ma anche dei laghi, dei boschi e quant'altro.

Da lì fu un susseguirsi di momenti, spesso gratificanti e pieni, a volte complicati da gestire ma sempre vissuti senza incertezze, grazie alla presenza di un sicuro punto di riferimento come Giorgio Assini: una brava persona, un uomo di grande cuore, un trascinatore generoso e modesto; che ha lasciato in eredità il dovere di mantenere viva l'attenzione verso l'ambiente che ci circonda, con un occhio particolare rivolto al Po, ai suoi affluenti, alla piana risicola vercellese e ai contrafforti collinari del Monferrato.

Ringrazio Giorgio di avere condiviso con noi (dipendenti dell'Ente-Parco) un lungo periodo e di essere stato per noi, giovani adepti di allora, la luce che illuminava la strada. Ringrazio Giorgio per avere tracciato la rotta su cui ancora oggi camminiamo, lasciando un ricordo indelebile nel mio cuore.

 

Le cariche istituzionali di Giorgio Assini nelle Aree protette piemontesi

Consigliere della Riserva naturale della Garzaia di Valenza dall'aprile 1980 al marzo 1983

Presidente della Riserva naturale della Garzaia di Valenza dal marzo 1983 all'ottobre 1987

Presidente dell'Ente di gestione delle Riserve naturali della Garzaia di Valenza e del Torrente Orba dall'ottobre 1987 all'aprile 1990

Presidente del Parco Fluviale del Po e dell'Orba (Ente di gestione delle aree protette della Fascia fluviale del Po Alessandrina e del torrente Orba) dall'aprile 1990 al maggio 1995

Presidente del Parco Fluviale del Po e dell'Orba (Ente di gestione del Sistema delle aree protette della Fascia fluviale del Po Tratto vercellese e alessandrino) dal maggio 1995 al dicembre 2000

Consigliere del Parco Fluviale del Po e dell'Orba (Ente di gestione del Sistema delle Aree protette della Fascia fluviale del Po - tratto vercellese e alessandrino) dal gennaio 2001 al marzo 2006

Merita una citazione il libro di Ermanno Rea "Il Po si racconta" (ed. Il Saggiatore, Milano 1996) che dedica a Giorgio Assini un intero capitolo ("Storia di un cacciatore pentito") e poi parla ancora di lui in altri capitoli: "Dentro la Garzaia", "Il Grande Schedatore" e "Sei anni dopo".

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