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Foglie di pietra dell'Astigiano

Cervi giganti, tigri e mastodonti... Ma cosa sappiamo sul tipo di vegetazione in cui si muovevano questi mammiferi estinti? Foglie cadute e sepolte dal fango, polline e spore portati ovunque dal vento hanno permesso di definire i tipi di piante che crescevano sulle coste del mare pliocenico astigiano e hanno messo in luce un quadro tanto esotico quanto diverso dall'attuale

  • Alessandra Fassio
  • Gennaio 2021
  • Venerdì, 22 Gennaio 2021
Acer decipiens | Foto Arc. Museo Paleontologico Astigiano Acer decipiens | Foto Arc. Museo Paleontologico Astigiano

 

Il territorio astigiano è conosciuto per molti ritrovamenti di fossili e probabilmente i più noti sono le conchiglie che talvolta si possono vedere, più o meno frammentarie, anche nei campi o nelle vigne. Altri reperti affascinanti sono i grandi resti di mammiferi marini (balene e delfini) e terrestri (mastodonti rinoceronti, ecc.. camera-2112207 960 720 ) che però sono molto rari. Esiste però una categoria di fossili, forse meno conosciuta, che invece è molto diffusa e che porta con sé importanti dati sull'ambiente e sul clima di milioni di anni fa. Questi fossili sono i resti vegetali, per lo più impronte di foglie, dette filliti. Il termine deriva dal greco "fillos" e "lithos" che significa appunto "foglie di pietra".

L'Età Villafranchiana

Quando nel Pliocene (circa 5-2,6 milioni di anni fa) tutta l'area oggi corrispondente alla Pianura Padana era occupata dal mare, prolungamento dell'attuale Mar Adriatico, anche l'Astigiano era un tratto di mare che per sua forma a conca è stato denominato Bacino Astigiano. Con il passare del tempo, i fenomeni erosivi che agivano sulla catena alpina in formazione, accrescevano sempre più i sedimenti che si depositavano lungo la linea di costa, determinando il lento arretramento del mare verso est. Questa fase di chiusura del Bacino Astigiano viene chiamato "Villafranchiano" proprio dall'area di Villafranca d'Asti in cui affiora con le caratteristiche più tipiche. Questo complesso sedimentario indica ambienti che variano dalle spiagge ad apparati deltizi solcati da canali, sino a depositi di corsi d'acqua.

Le piante che crescevano in questi ambienti perdevano le loro foglie che si depositarono in piccoli laghi o in zone paludose, più o meno grandi, dove poteva esserci una sedimentazione o in occasione di esondazioni subivano un trasporto fluviale sino ai bassi fondali marini, venendo poi accumulate e sepolte in fondali più argillosi. Poterono così conservarsi nel tempo e regalarci informazioni preziosissime. Nei casi più frequenti, la sostanza organica che costituiva le foglie si decompose, lasciando come fossile solo le impronte, talvolta marcate nei minimi dettagli, di ossidi di ferro o manganese, che ne caratterizzano il colore bruno rossastro. Spaccare una roccia tra le mani e scoprirvi all'interno il resto di una foglia fossile è veramente emozionante!

Piante esotiche a Villafranca d'Asti 

La paleoflora rinvenuta in molte località astigiane comprende molte piante "esotiche" in particolare le conifere del gruppo delle Taxodioidee. Foreste a Taxodium (cipresso calvo camera-2112207 960 720 ) e a Glyptostrobus (genere oggi molto raro che cresce soltanto nella Cina meridionale) crescevano nelle zone palustri di Villafranca. I corsi d'acqua che vi giungevano per poi sfociare in mare, trasportavano alcune parti di piante provenienti da aree lontane dalle zone paludose, dove esistevano suoli ricchi che consentivano lo sviluppo di comunità vegetali più varie. Queste ultime sono risultate piuttosto simili alle foreste che si trovano attualmente nelle regioni a clima temperato caldo, caldo-umido del sud-est asiatico con una vegetazione prevalentemente decidua. Lo studio dei resti trasportati ha fornito un lungo elenco di generi. Ad esempio può stupire che fra i rampicanti dell'epoca vi fossero delle piante di Actinidia, cioè di Kiwi, le quali crescevano verosimilmente vicino alle più familiari piante di vite, al tempo molto frequenti lungo i corsi d'acqua. Fra le essenze arboree sono documentati alberi di tulipani (Liriodendron), Liquidambar ( camera-2112207 960 720 ) e magnolie (Magnolia) ma anche i più comuni carpini, querce e faggi.

Queste associazioni sono ben documentate dei resti fogliari ritrovati nelle località di Arboschio (Cantarana Asti), Villafranca d'Asti, Cerro Tanaro, Valle Andona, Valmanera.

A proposito di ambiente e clima 

Tra i resti fogliari rinvenuti spiccano le filliti di Zelkova ( camera-2112207 960 720 ), un albero a foglia decidua appartenente alla famiglia delle Ulmacee. Restituite da numerose pareti sabbiose nelle località di Valmanera, Castello di Annone, Cerro Tanaro e Villafranca, la loro datazione si aggira intorno ai 5-2.6 milioni di anni. Il loro studio e quello di altre specie fossili ritrovate ha permesso di interpretare non solo il paleoambiente astigiano ma anche il clima di quel periodo. Intorno ai 2,6 milioni di anni fa un abbassamento repentino della temperatura minacciò sensibilmente le rigogliose foreste miste, ricche di sempreverdi che avevano dominato le terre emerse per decine di milioni di anni. A dispetto di questo lieve raffreddamento, tuttavia, il clima rimase ancora un po' più caldo dell'attuale e, soprattutto, con minori escursioni termiche e maggiore umidità estiva. Nell'Europa meridionale si diffusero per breve tempo ambienti di steppa, mentre le foreste continuarono a prevalere per più lunghi intervalli temporali, con specie più resistenti al freddo (ad esempio acero  camera-2112207 960 720 e  faggio ecc.).

 

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