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Profumi di primavera, ma non solo

Tra i segreti dei profumieri hanno un posto di privilegio le erbe dei prati: come la menta, quella che sorge a Pancalieri, lungo il Po, a cavallo fra le province di Cuneo e Torino, e che sparge profumo un intero paese. Ma in Piemonte, la dimora del profumo e dell'arte profumiera è il MÚSES - Accademia Europea delle Essenze, allestito all'interno del secentesco Palazzo Taffini di Savigliano. 

  • Laura Succi
  • Marzo 2020
  • Mercoledì, 26 Febbraio 2020
 Foto Pixabay Foto Pixabay

Giovanni Paolo Feminis ha legato il suo nome a un prodotto diventato famoso in tutto il mondo: l'acqua di Colonia. Nato a Crana, piccola borgata che fa parte del Comune di Santa Maria Maggiore in Val Vigezzo, in Piemonte, nel 1666, come tanti altri convalligiani del suo tempo, emigrò in Germania. A Colonia aprì una distilleria e mise in commercio, tra gli altri profumi, una straordinaria aqua mirabilis, preparata con alcool finissimo ed erbe che solo la flora italiana - Salvia, timo, melissa, lavanda, menta sono solo una suggestioni di essenze - e la sua valle potevano dargli.
L'Università di Colonia il 13 gennaio 1727, concesse al distillato il prestigioso brevetto di acqua dalle proprietà medicamentose, perché alla sua «aqua» furono riconosciute proprietà digestive, epatiche, antisettiche e analgesiche.

All'Aqua mirabilis venne dato il nome di Eau de Cologne quando le truppe francesi nel 1800 entrarono in Colonia: "Gli ufficiali, che stimavano molto quest'acqua profumata, la chiamarono nella loro lingua ufficiale, Eau de Cologne. Tanto è vero che questa denominazione venne abbandonata anche in Germania nel 1914 per essere sostituita con quella più nazionale di Kolnisch Wasser" (tratto dalla Storia Illustrata della Città di Colonia).

In Piemonte la dimora del profumo e dell'arte profumiera è il MÚSES - Accademia Europea delle Essenze, allestito all'interno del secentesco Palazzo Taffini di Savigliano. Il Múses è infatti un vero e proprio conservatorio, riconosciuto dalla Regione Piemonte, ideato dall'Associazione che porta proprio il nome Terre dei Savoia per valorizzare le tradizioni di quelle terre, tra il Piemonte e la Savoia francese, nella produzione delle erbe officinali, degli oli essenziali e dei profumi.

Nelle sale del museo

A piano terra, si passa attraverso a installazioni contemporanee - come le grandi campane olfattorie di Maja Smrekar e Andrej Strehovec - dove si può imparare a creare un profumo personalizzato o un cosmetico naturale in lezioni e workshop rivolti al pubblico adulto, alle famiglie e alle scuole.
Profumi e odori sono racconti che parlano di persone, di oggetti, di ricordi, di erbe e di fiori. Ci condizionano emotivamente e di conseguenza hanno influenza sulla nostra vita e sulla nostra interazione con la Storia. Gli esseri umani, gli animali superiori e le piante, difficilmente sfuggono alla loro alchimia.

"Chiedete a una giovane perché si serve dei profumi celestiali che il chimico dei nostri giorni ha imparato a preparare, ottenendo risultati così raffinati", scrive Eugène N. Marais nell'anima della formica bianca, nel quale cerca di individuare "l'essenza termite", arrivando a paragonare il termitaio a un corpo, anche umano. "La sua risposta vi trarrà in inganno, perché lei stessa non conosce il motivo subconscio. E' un bisogno che nasce dai più remoti recessi della sua psiche; è un istinto rudimentale, dimenticato, appartenente all'antica storia della sua razza. Questa ragazza trasalirebbe se le spiegassero la vera ragione di questo bisogno: già nelle piante si avverte questa funzione: il colore e il profumo dei fiori sono naturalmente un fenomeno puramente sessuale".

Un po' di storia

Nell'antichità i profumi erano un'indicazione di lusso e lo storico greco Polibio, vissuto a Megalopoli 150 anni prima di Cristo, racconta erano usati non solo sulla persona ma anche per profumare l'ambiente: ce lo racconta Elena Calandra nel podcast di Radiotre Unguenti e profumi.
Su un affresco murale realizzato nella Casa dei Vettii a Pompei ci sono amorini profumieri che spremono fiori e vegetali con il torchio e macerano le essenze all'interno di grandi vasi. Nella scena è presente anche una fanciulla seduta che odora l'essenza sul dorso della propria mano secondo un'usanza suggerita anche da Plinio, in cui si saggia il prodotto sul dorso per evitare che il calore del palmo ne alteri l'odore.

Gli unguentari erano boccette in vetro soffiato. Un tipo particolarissimo di contenitore era fatto a forma di colomba, infatti è chiamato tecnicamente colombina. Al suo interno venivano inseriti profumi, unguenti e balsami che all'epoca erano fissati con oli e dunque non erano volatili ed evanescenti come li conosciamo noi. Solo in ultimo la sua coda veniva chiusa dal vetraio e per far scendere le gocce di profumo era necessario spezzarla. L'uso di questo tipi di unguentari, delicati ed eterei come il loro contenuto, è molto frequente nei contesti sepolcrali piemontesi, tanto che la sua area di produzione si è identificata in particolare in fornaci attive lungo il bacino del Fiume Ticino e del Lago Verbano. Volendo vederli dal vivo, al Museo di Antichità di Torino - MRT è conservata una colombina del I secolo d. C. ritrovata nella zona di Rovasenda. 

I segreti dei profumieri

Tra i segreti dei profumieri hanno un posto di privilegio le erbe dei prati. Nei Canti di Cipro o Cypria, nucleo poetico vicino al mondo di Omero, le vesti di Afrodite sono dono delle Cariti, le Gratiae romane, e delle Ore, le stagioni, ed erano ricoperte di fiori di primavera, tra i quali la rosa. Lei ricambia i doni che ha ricevuto con corone profumate di fiori di prato fatte con le sue stesse mani.

Lungo il Po, a cavallo fra le province di Cuneo e Torino, sparge profumo un intero paese: è Pancalieri, Pancalé in piemontese. L'aroma è quello di menta, una fragranza fine, estremamente gradevole, alla quale si aggiungono ricche proprietà medicinali. La specie botanica è la Mentha x piperita Luds, varietà Officinalis Sole, forma Rubescens Camus, che può essere chiamata anche "Menta Italo-Mitcham" o "Mentha di Mitcham" dal nome dell'omonima località del Surrey, nell'area della Grande Londra in Inghilterra, dove a metà Settecento vennero avviate le prime coltivazioni di quella che gli inglesi chiamano "black mint".
La tradizione della menta a Pancalieri ha invece inizio nel 1862 quando il farmacista del borgo, Chiaffredo Gamba, si innamora del suo profumo, dà il via a una piantagione e prende a trasformare le sue foglioline verdi in olio essenziale cristallino e incolore con il vapore del suo alambicco da 100 litri; il vero estratto di menta è proprio così, senza colore.

Il Museo della menta di Pancalieri

Un centro agricolo dove si coltiva il 50% della produzione italiana di erbe officinali, non può che avere un Museo della menta  che racconta la vita quotidiana nell'"isola d'erba" nei vari periodi storici e nella contemporaneità, documenti originali, attrezzi e immagini filmate che raccolgono le "voci e i volti" dei protagonisti di Pancalieri e dei suoi prodotti, con spazi dedicati agli erbari, all'uso alimentare delle erbe, ai prodotti della Cooperativa Erbe Aromatiche, delle aziende pancalieresi Chialva Menta e Essenzialmenta. Il Museo è visitabile su prenotazione.

E addirittura l'acqua del Po è una fragranza. Lo è dal 2011, quando l'Acqua di Torino è stata creata per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia spiega la creatrice Carolina Guastamacchia: "E' una fragranza creata con l'acqua del Monviso, tiglio, rosa lucana, camelia, fior di loto e zucchero a velo, agrumata per la versione maschile". Ne esistono, infatti, sia la versione femminile, chiamata Dora, sia la versione maschile, chiamata Po, "le due forze che si incontrano" hanno la forma delle due statue del Po e della Dora che abitano piazza Cnl nel centro di Torino.

 

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