Come un'affiatata compagnia di attori, i musei di montagna del Piemonte e della Valle d'Aosta, presentano le potenzialità e le risorse di territori ingiustamente considerati marginali. Gli autori Paolo Sibilla e Valentina Porcellana, come bravi registi, mettono insieme tante individualità, contrapponendo all'immagine stereotipata di comunità alpine immobili e isolate, una visione alternativa. Dalla originale sinfonia, emerge una realtà storica e culturale in continua trasformazione, attraversata incessantemente da contatti con il mondo esterno e soprattutto ricca di nuove progettualità. Elementi concreti e simbolici del patrimonio culturale e ambientale che contribuiscono a conservare, i 129 musei descritti nel volume, sono localizzati in tre aree linguistiche: occitana, francoprovenzale e walser. L'opera ha la duplice valenza di rendere noti i risultati di una lunga e minuziosa ricerca ed essere uno strumento di conoscenza concreta, capace di orientare il lettore nell'ampio panorama dei musei etnografici delle due regioni: da quelli più classici come il Museo del vino e della viticoltura a Donnas o la Raccolta "Guerrino Piana" di arti e tradizioni popolari della Valstrona, a quelli inconsueti e curiosi come l'Ecomuseo del dinamitificio Nobel ad Avigliana o il Museo del Contrabbandiere ad Argentera.
Una scheda particolareggiata mostra le caratteristiche di ogni struttura, con la sintetica illustrazione dell'allestimento generale, delle collezioni raccolte e una serie d'informazioni utili alla visita. La documetazione fotografica di una sezione del Museo delle Donne valdesi ad Angrogna, presenta ad esempio storie di balie, maestre, operaie e missionarie dei primi decenni del Novecento. Alcune bacheche mostrano gli oggetti legati al culto e al lavoro quotidiano, mentre in un'altra sezione si descrivono gli elementi storici più significativi della figura femminile nella chiesa protestante: emergono così suggestioni, echi e rimandi di vicende cariche di vita, che invitano a riflettere sul ruolo della donna nella comunità valdese.
Una serie di saggi introduttivi aiutano a meglio comprendere il contesto storico-sociale dell'opera, realizzata nel quadro dei progetti di ricerca scientifica promossi dall'Università di Torino, in collaborazione col Centro Studi e documentazione della memoria orale di Giaglione. I testi di M. Aime, G. Baral, E. Bellato, M. Bert, E. Camanni, M. Cordero, P. Corti, A. Favole, N. Prinetti, sono mirati a focalizzare l'attenzione sulle specificità di ogni singola comunità e a valorizzare le diverse varietà linguistiche. Il libro non è dunque un semplice catalogo dell'esistente, ma un ottimo strumento di studio e approfondimento su una realtà, quella della montagna dei montanari, poco conosciuta e ancor meno considerata. Scrive Sibilla che «malgrado lo spopolamento e i processi di massificazione culturale generalizzata, abbiano fatto sentire nel corso del tempo i loro effetti congiunti, le comunità alpine che si riconoscono come parti di più ampie realtà minoritarie sono in grado di affermare ancora oggi le proprie peculiarità linguistiche, culturali e religiose che servono a distinguerle dal resto della popolazione maggioritaria con la quale condividono tuttavia l'ordinamento giuridico, politico ed economico».