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E' tempo di primavera!

L'Equinozio di primavera è forse uno dei momenti più dolci dell'anno, celebrato da sempre nelle culture di vari popoli. Rappresenta l'inizio della metà luminosa dell'anno, dopo il quale le ore di luce supereranno quelle di buio

  • Loredana Matonti
  • marzo 2017
  • Lunedì, 20 Marzo 2017
primavera Foto L.Matonti primavera Foto L.Matonti

I rigori dell'inverno si sono affievoliti, le temperature hanno cominciato ad innalzarsi e le tristi giornate buie lasciano via via più spazio alla luce; ma è solo con l'equinozio di primavera, attimo di eternità in cui luce e ombra, come due amanti in perfetta sintonia, convivono per le stesse ore della giornata, che si sancisce la fine dell'oscurità e l'inizio della "rinascita" primaverile.

L'Equinozio di primavera (chiamato anche Vernale) deriva dal latino "equum nocti" ovvero "uguale alla notte", momento in cui il Sole si trova perpendicolare all'asse di rotazione della terra, al di sopra dell'equatore celeste, la zona chiamata "Terra emersa" è contrapposta alle "Acque inferiori", cioè la zona sotto tale fascia. Tradizionalmente questo momento cade il 21 marzo, ma dal punto di vista astronomico la data in realtà cambia leggermente di anno in anno. Quest'anno cade precisamente il 20 marzo e rimarrà in questa data almeno fino al 2020.
Il motivo di questa "anomalia", se così si può chiamare, è da ricercare nel calendario gregoriano attualmente in uso in gran parte del mondo.
Un sistema imperfetto perché non rappresenta esattamente l'anno siderale, ossia il periodo orbitale della Terra intorno al Sole, che è pari a 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 10 secondi, bensì contempla circa un quarto di giorno in meno di quello che serve alla Terra per completare la propria rivoluzione intorno al Sole. Questo fa sì che, ogni anno, l'equinozio cada 6 ore più tardi, finché non interviene - ogni 4 anni, l'anno bisestile, con un giorno "extra" a febbraio che serve a "riportare indietro" la sincronizzazione tra anno anno siderale e calendario gregoriano.

Ma nonostante le bizze del calendario, rimane un momento magico; proprio questo raro e perfetto bilanciamento tra luce e ombra era considerato dai popoli antichi più propizio per i riti sacri e il periodo che lo precedeva o lo seguiva uno dei più ricchi di feste, cerimonie, credenze e miti.

Già dalla Pre-Protostoria sono stati tracciati evidenti allineamenti equinoziali. Ad esempio nel famoso circolo megalitico di Stonehenge, in Inghilterra, ancora oggi curiosi e appassionati di tutto il mondo si radunano per accogliere il Sole tra i megaliti preistorici, negli equinozi e nei solstizi.

Al lato opposto del mondo: in Messico, nel sito di El Castillo, nella piramide a gradoni di Chichen Itza , antico Tempio Maya di Kukulkan, nella penisola dello Yucatàn, ancor oggi si ripete un particolare spettacolo. La grande scalinata, delimitata ai suoi bordi dal corpo di due serpenti, agli equinozi viene investita dall'ombra proiettata dallo spigolo della piramide. Si crea quindi un motivo a zig-zag sul corpo di uno dei rettili, che sembra "animarsi". Si tratta del dio Quetzalcoatl, il serpente piumato, che si muove insieme al corso del Sole. Accanto a questa percezione visiva se ne affianca un'altra, molto affascinante, relativa agli effetti acustici: il suono proveniente proprio dalla scala della piramide, udibile dal visitatore ogni volta che egli batte le mani su invito delle guide. Il fenomeno rimane ancora inspiegabile.

Molto più vicino a noi, diversi sono i siti archeologici che testimoniano antiche ritualità collegate all'equinozio. In Sardegna, il Pozzo di Santa Cristina, situato nel complesso nuragico omonimo e risalente al IX – XI secolo a.C. nei dintorni di Paulilàtino. Durante gli equinozi, il sole illumina il fondo del pozzo attraverso l'apertura e, se si percorre la scalinata proprio in quel momento, sulla parete interna del pozzo si potrà osservare la propria ombra rovesciata.

Anche in Sicilia, tra i megaliti del sito dell'Argimusco, a Montalbano Elicona, in questo giorno si possono osservare i raggi del sole che si insinuano tra alcune pietre, creando giochi di luce.

Miti e tradizioni di primavera

In tutto il mondo, l'Equinozio è celebrato da feste e riti legati a leggende. Motivo comune l'idea di un sacrificio, a cui succede una rinascita o resurrezione, modernamente sopravissute, seppure in altre forme, nelle cosiddette "Feste di primavera".

Gli assiri e i babilonesi davano grande importanza agli equinozi, infatti la festività babilonese più importante era il Capodanno, l'Akitu, che cadeva in occasione dell'equinozio di primavera. Esso durava dodici giorni, nei quali il re, figlio del divino, rigenerava e sincronizzava i ritmi della natura, del cosmo e della società umana.
La civiltà egizia invece, centrata sul culto del dio sole Ra, creatore e governatore del mondo, aveva lo stesso precetto di allineare templi e costruzioni sacre al levarsi o al tramontare del sole in quegli speciali momenti dell'anno. La festa della primavera più antica è proprio l'egiziana Sham El Nessim, risalente a circa 4700 anni fa, festeggiata ancora oggi dagli egiziani di religione copta.

In Europa, nell'antica Grecia, in primavera si celebravano i Misteri Eleusini ad Eleusi, una piccola città dell'Attica. Il messaggio per gli iniziati ai Piccoli Misteri era la promessa di abbondanza materiale da parte della dea del grano, ma anche la liberazione dall'angoscia e dal dolore ed un trattamento privilegiato dopo la morte.

Analogamente nel mondo ellenico si festeggiavano le Adonìe, feste della resurrezione di Adone, bellissimo giovane amato dalla dea Afrodite che venne ucciso da un cinghiale, forse il dio Ares ingelosito. Adone potrebbe essere assimilato anche come il dio assiro-babilonese Tammuz, a cui i fedeli si rivolgevano chiamandolo "Adon" (Signore).
Anch'egli dimorava sei mesi all'anno negli inferi, come il sole quando si trova al di sotto dell'equatore celeste, autunno e inverno. Si festeggiava a primavera la sua risalita alla luce quando si ricongiungeva alla dea Ishtar, l'equivalente dell'Afrodite greca.

Nella Roma arcaica l'anno cominciava a primavera, nel mese di marzo, sacro a Marte, padre di Romolo e Remo, fondatori della città. Ogni anno, il 14 o 15 marzo, si portava in processione un uomo coperto di pelli di capra, chiamato Mamurio Veturio, che veniva colpito con lunghe verghe.
Mamurio simboleggiava il vecchio anno, scacciato alle idi di marzo per lasciare spazio a quello nuovo.

Nel mithraismo, antica religione persiana, si credeva che l'Equinozio di Primavera fosse la ricorrenza nella nascita del mondo. Si narra che Mithra sacrificò il toro cosmico, da cui nacquero tutte le piante e tutti gli animali, poi suggellò la sua amicizia con il Sole, offrendogli la carne del toro in un banchetto sacrificale.

Tutti questi miti di esempio ci mostrano la morte, più o meno simbolica, del Dio e la sua rinascita/resurrezione ad un nuovo ciclo vitale e il tema del matrimonio fra una divinità maschile, celeste o solare, ed una femminile, legata alla terra o alla luna.

Come per altre feste pagane antiche, anche questo giorno è stato in parte assorbito dalla chiesa cristiana ed associato a due giorni santi: il primo è la festività dell'annunciazione della Vergine  Maria, che cade il 25 marzo.

Il secondo, naturalmente, è la Pasqua. Il termine "Easter" con cui in inglese si designa la Pasqua, ci riporta ad una antica divinità pagana dei popoli nordici, la dea Eostre, assimilabile a Venere, Afrodite e Ishtar, la quale presiedeva ad antichi culti legati al sopraggiungere della primavera e alla fertilità dei campi. I popoli Celti denominavano l'equinozio di Primavera "Eostur-Monath" e successivamente "Ostara".
Il nome sembrerebbe provenire da aus o aes cioè Est, e infatti si tratta di una divinità legata al sole nascente, anzi "risorto" e al suo calore. E del resto, il tema dei fuochi e del ritorno dell'astro sarà un tema ricorrente nel prosieguo delle tradizioni pasquali.

A Eostre era sacra la lepre, simbolo di fertilità e animale sacro in molte tradizioni. Quella di Eostre che deponeva l'uovo della nuova vita per annunciare la rinascita dell'anno, è diventata l'odierno coniglio di Pasqua che porta in dono le uova, di nuovo altro simbolo di fertilità, di creazione, di rinascita.

Così le uova pasquali si ricollegano alle tradizioni pagane in cui si celebrava il ritorno della dea andando a scambiarsi uova "sacre" sotto l'albero ritenuto "magico" del villaggio, usanza che collega Eostre alle divinità arboree della fertilità.

In ogni caso la nascita del mondo da un uovo cosmico è un'idea universalmente diffusa, che veniva celebrata presso molte civiltà alla festa equinoziale di primavera, quando la natura risorge.

La pianta sacra di Ostara invece, è il trifoglio. Simbolo dell'Irlanda, San Patrizio, evangelizzatore dell'isola, la usava per spiegare la Trinità cristiana. Secondo alcune tradizioni simboleggiava il "triskel", la ruota solare a tre braccia, mentre la varietà a quattro foglie rappresentava la croce celtica, la ruota solare e il cerchio magico delle quattro direzioni, tutti simboli molto antichi.

Sull'onda di tutti questi miti anche noi quindi, possiamo approfittarne per "rinnovarci", stando più a contatto con la natura e traendo da essa quell'anelito vitale che ci può portare a fare nuovi progetti e a ricordare che la Vita, nel suo  continuo ciclo di morte e rinascita è, davvero, eterna.

Fonti:

http://www.blueplanetheart.it/2017/03/equinozio-di-primavera-rituali-e-miti-da-stonehenge-ai-maya/

http://sfumaturedimagia.com/sabbat-equinozio-di-primavera-ostara/#ixzz4bqxSvT5E

http://www.lasoffittadellestreghe.it/shoponline/category/news/

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