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Atmosfere da presepio nei parchi piemontesi

Tornano anche quest'anno i presepi nei parchi piemontesi, come quello meccanico del Parco Alpi Marittime oppure quelli realizzati dagli artisti scultori, negozianti e associazioni locali del Parco naturale di Salbetrand.  Per celebrarli tutti, insieme alle feste imminenti, proponiamo un articolo pubblicato su Piemonte Parchi n. 177: 'Gli animali del presepio' e auguriamo ai nostri Lettori auguri di Buone Feste!

  • Redazione
  • Dicembre 2007
  • Lunedì, 19 Dicembre 2016
Atmosfere da presepio nei parchi piemontesi

Anche quest'anno, nel Parco Alpi Marittime, l'ingegnoso valdierese Emanuele Lovera e i suoi fedeli collaboratori hanno allestito il tradizionale Presepe meccanico nella Confraternita del paese. L'allestimento che ad ogni edizione si arricchisce di nuove scene ed ambientazioni, nel 2016 celebra per l'anniversario del 25°, una ricorrenza speciale che i volontari hanno voluto sottolineare con il rinnovo della scenografia e l'inserimento di nuovi elementi e movimenti che rappresentano peculiarità e mestieri tipici della Valle Gesso.

Ritornano i presepi d'autore anche per le strade del Parco naturale di Salbertrand. Durante le Feste natalizie all'Hotel Dieu, presso le storiche fontane e i tesori d'arte dell'Ecomuseo Colombano Romean, negli angoli più suggestivi del paese saranno allestiti i presepi realizzati dalla comunità di Salbertrand, dagli artisti scultori, dai negozianti, dalle associazioni locali.
Nella grande vetrina dell'Hotel Dieu è già esposto il Presepio d'arte dell'Ecomuseo Colombano Romean. Un presepe originale, spiritoso e colorato, composto da decine di personaggi intagliati nel legno dagli scultori di Salbertrand e Bardonecchia Alberto Capellino, Dario Milesi, Elisabetta Serra, Andrea e Sofia Silvestro, Carmen Antonicelli, Sonia Farina, Gian Vittore Pontarollo. Un rinnovato Presepio degli gnomi che, accanto alla capanna di Betlemme, tra antichi oggetti dell'Ecomuseo dà vita a inconsuete ambientazioni come la scuola e i mestieri tradizionali. Affacciandosi alla finestra della cappella dell'Oulme, il ciclo affrescato della Vita della Vergine fa da sfondo ad un secondo presepe d'autore composto da altri originali gnomi in legno... ma non finisce qui!
Come di consueto i bambini di Salbertrand sistemano il grande presepe nella Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista davanti ai preziosi affreschi realizzati nel 1508 da Joannes Dideris de Avilliana. Anche la Banda Musicale Alta valle di Susa partecipa a rendere il paese accogliente e caloroso per il Natale con un piccolo presepe che si può scorgere in un angolo della piazza principale, alla finestra della casa parrocchiale, oggi utilizzata come sede della banda.
Inoltre, lungo le vie del paese, anche gli abitanti stanno allestendo i loro presepi. Alle finestre, davanti alle case e alle vetrine dei negozi. Lungo via Roma, troverete i presepi alla Locanda Due Bandiere, al negozio di Alimentari Sabrina, alla Tabaccheria Moggia e in via Chenebiere 1 nel nuovo Emporio.

Per celebrarli tutti, insieme alle feste imminenti, proponiamo un articolo pubblicato su Piemonte Parchi n. 177: una bella dissertazione di Caterina Gromis di Trana, sempre attuale, 'Animali del presepio', sui luoghi e i personaggi della Natività, e sul senso del 'tempo' che forse, un tempo, riusciva a scorrere più lento. E oggi? Con questo spunto di riflessione, auguriamo ai nostri Lettori auguri di Buone Feste rinnovando l'appuntamento di ritrovarci nel 2017 !

Gli animali del presepio

di Caterina Gromis di Trana

Dicembre: giornate brevi, desiderio di casa e di focolare. Un bambino del nostro tempo, uscito per un momento dall'ingorgo dei suoi impegni (scuola, corsi di nuoto, ginnastica, inglese e via dicendo...) può ancora avere il privilegio di entrare nell'atmosfera del Natale
preparando il presepio. Il presepio: rito prezioso, fuori dal tempo convulso delle attività quotidiane, fatto di piccoli gesti, luci, profumi, pensieri che per sempre evocheranno il Natale a chi li ha compiuti da giovinetto.
Prima il foglio di cielo attaccato al muro con le stelle e la cometa, poi montagne di cartapesta e la grotta con la mangiatoia, ruscelli e cascate fatti con la carta d'argento, pozzi, laghetti, capanne, casette lontane, il muschio e, per ultime, le statuine. Gesù Bambino va tenuto da parte, nascosto, fino alla sera di Natale, quando lo si depone nella mangiatoia protetto dall'alito caldo dell'asino e del bue. I Re Magi pure nascosti, con i loro cammelli, fino all'Epifania. Che grande gioco è sistemare le statuette dei pastori e degli animali in modo che descrivano con il loro atteggiamento la trepidazione per l'arrivo del Bambino promesso dal cielo.

Fu San Francesco a voler per primo commemorare la nascita di Cristo, con il primo presepio a Greccio, la notte di Natale del 1223. Il poverello di Assisi fece rivivere in uno scenario naturale l'evento di Betlemme, coinvolgendo il popolo nella sua rievocazione mistica. Quello di San Francesco fu il primo presepe vivente, di cui resta testimonianza per mano di Giotto nell'affresco della Basilica Superiore di Assisi.
Il Natale di oggi non sarà del tutto snaturato dai lustrini e dal delirio di banchetti e di regali, finché ci saranno
ancora pastori che lo celebrano così.
Uno, vicino, di questi anni, in Val Susa: Luigi Poncet, dacché è vissuta la sua asina, Chéri, a Natale partiva dal suo paesello sopra Cesana, Champlas Janvier, diretto, per partecipare a una cerimonia che si svolgeva a Fenils e che era da sempre una festa, dove Poncet faceva il pastore tra i pastori, e Chéri la protagonista indiscussa, accanto alla mangiatoia del Bambin Gesù.

Il primo presepio inanimato fu scolpito da Arnolfo di Cambio nel legno e risale al 1280. Le statue rimaste sono conservate a Roma nella cripta della Cappella Sistina. Da allora le figure di legno o di terracotta, sistemate davanti a un paesaggio dipinto, sfondo alla scena della Natività, all'interno delle chiese, divennero una tradizione che ebbe per culla la Toscana, ma che presto si diffuse al Regno di Napoli e poi al resto d'Italia. L'iconografi a ha un significato simbolico, e tutti i protagonisti del presepio alludono al mistero dell'Incarnazione. Anche gli animali.

Il bue e l'asino che San Francesco pose nella grotta accanto al Bambino, non sono nominati nei Vangeli canonici, ma nello Pseudo Matteo, scritto dopo il VI secolo, dove si legge: "Il terzo giorno dopo la nascita del Signore, Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla: mise il bambino nella mangiatoia e il bue e l'asino l'adorarono.
Così si adempì ciò che era stato preannunziato dal profeta Isaia, che aveva detto: "Il bue conosce il proprietario e l'asino la greppia del padrone. Infatti questi animali, avendolo in mezzo a loro, lo adoravano senza posa". Nella letteratura cristiana l'asino e il bue sono simbolo dei fedeli che adorano il Cristo, ma non solo: l'asino sarebbe l'Antico Testamento e il bue il Nuovo.
Oppure, l'asino rappresenterebbe i pagani, e il bue il popolo eletto. Per alcuni il bue sarebbe il buon ladrone e l'asino il cattivo, per altri il primo è emblema delle forze benefiche e il secondo di quelle malefiche, che Cristo domerà "cavalcandole" nella domenica delle palme. Diverse interpretazioni, diverse culture: il bue, contrariamente all'asino, evoca sempre simboli positivi. Nelle tradizioni precristiane era un animale sacrificale, vittima benefica. L'asino ha incarnato emblemi contrastanti, se non opposti, ma nei Vangeli è difficile attribuirgli una valenza negativa: è l'animale che ha accompagnato Cristo per tutta la vita, dalla fuga in Egitto fino all'entrata trionfale in Gerusalemme la domenica delle palme. Entrare in Gerusalemme cavalcando un asino: per simboleggiare la vittoria sul male, o forse perché nelle antiche tradizioni orientali l'asino era simbolo di re e di sapienti?

Un altro animale allegorico è l'agnello, offerto dai pastori a Gesù Bambino, prefigurazione del suo futuro sacrificio. Nei Musei civici d'Arte e Storia di Brescia c'è un quadro cinquecentesco, L'adorazione dei pastori, opera del Lotto, dove il Bambino abbraccia un agnello sotto lo sguardo tra il tenero e il malinconico della Vergine e dei pastori che sembrano essere personaggi fuori dal tempo, quasi presagi del dramma futuro.
L'agnello, la creatura più vicina ai pastori, simbolo di innocenza, offerto in sacrificio dagli ebrei durante la Pasqua, è l'emblema di quel Bambino di Betlemme. Quando entrano in scena i Magi, le rappresentazioni artistiche gareggiano nell'introdurre animali particolari e
improbabili: pantere, ghepardi, falconi, orsi, leoni e, naturalmente, gli immancabili cammelli. I Magi, arrivando dall'Oriente, evocano le carovane di mercanti arabi che viaggiavano servendosi di cammelli e dromedari, e l'immagine della carovana concilia l'indefinibile ma immensa distanza dei loro Paesi di origine con quell'appuntamento dell'Epifania. Il drome-dario, considerato molto più veloce del cavallo e dotato di proverbiale resistenza, era capace di percorrere in tempi moto brevi un lunghissimo cammino. Spesso i pittori impegnati nelle varie Adorazioni dei Magi non avevano mai visto né cammelli né dromedari e li descrivevano per sentito dire: la storia dell'arte pullula di cammelli simili a dinosauri o a draghi, con musi che ricordano cavalli, cervi, scimmie...

Non è una stravaganza invece la scelta di raffigurare il pavone appollaiato sulla capanna della Natività. È simbolo di immortalità e di resurrezione, per la sua carne ritenuta incorruttibile. In Palestina il pavone era stato introdotto dalle navi del re Salomone che l'avevano importato dall'India per le sua straordinaria bellezza. Nelle rappresentazioni artistiche relative alle Adorazioni dei Magi ha un doppio significato: da una parte, come i dromedari, richiama le regioni esotiche da cui provengono i Magi, dall'altra assume un valore simbolico legato allo sviluppo grandioso della sua coda aperta, che in Oriente era simbolo del sole, mentre la coda a riposo era simbolo della notte stellata. Il giorno e la notte, racchiusi in un unico animale, rappresentano il tempo nella sua totalità.

Il tempo: per imbrigliarlo abbiamo inventato le date. Il 25 dicembre è un giorno simbolico che si collega al solstizio d'inverno e a una festa romana di epoca imperiale. In verità nei Vangeli non c'è traccia della data, anzi quello di Luca allude a un periodo diverso affermando: "C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge" e la pastorizia veniva e viene esercitata in Palestina tra la primavera e l'autunno. Lo testimonia anche una cerimonia arcaica, poi diventa la Pasqua ebraica, che si svolgeva la notte del plenilunio successivo all'equinozio di primavera e aveva, tra molte funzioni, quella di proteggere pastori e greggi, alla vigilia della partenza annuale per i pascoli, da influenze demoniache.
Per noi 25 dicembre significa inverno, per l'altra metà del Mondo, estate, per quelli che stanno a metà del Mondo, sull'equatore, è ancora diverso. In Kenya, lungo le strade di polvere che portano i turisti a vedere mirabili parchi e animali, la gente del posto intaglia e vende statuine di legno: rappresentano una zebra, un leone, un elefante, un rinoceronte che festeggiano il Natale, seduti su piccoli sgabelli intorno a un tavolo, su cui sono appoggiati boccali e bicchieri. Sembrerebbe un disegno animato, ma la Notte Santa può essere anche così, e celebrata dagli animali della savana.

Per saperne di più

Alfredo Cattabiani, Calendario. Le feste, i miti, le leggende e i riti dell'anno, Mondatori 2003
Zaira Zuffetti, Gli animali del presepio, dall'Eden a Betlemme, Ancora editrice, 2002.

Leggi l'articolo pubblica su Piemonte Parchi n. 171 dicembre 2007 pag 28-31

 

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