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Calanchi (e non solo) del Roccaverano

Prosegue il nostro viaggio nei paesaggi rurali storici del Piemonte che sono stati inseriti nel Catalogo nazionale, anticamera dell'iscrizione al Registro nazionale presso il Ministero delle Politiche Agricole e alle conseguenti azioni di valorizzazione della biodiversità degli habitat agricoli: un caso 'lampante' di questo connubio sono i "pascoli arborati del Roccaverano".

  • Testo e foto di Enrico Rivella*
  • Novembre 2021
  • Martedì, 11 Gennaio 2022
I Murion di Merana  I Murion di Merana

Siamo in quello spicchio di Langa tra i bacini delle due Bormide di Spigno e Millesimo e l'esteso tributario del Torrente Uzzone. Le quote sono decisamente elevate e si attestano sui 700-800 metri, con l'eccezione di Bric Puschera nel Comune di Serole, secondo nelle Langhe solo a Mombarcaro. Nelle belle giornate la vista arriva fino alle Alpi, all'Appennino e alla Riviera liguri e le vette sono segnate da torri medievali come quella di Vengore, che servivano da vedetta per controllare un vasto territorio che fu teatro di secoli di guerre tra spagnoli e francesi per il controllo dell'allora principale arteria europea. Ai pascoli, in gran parte terrazzati, si affiancano estese aree boscate con castagni, pini silvestri, cerri, ornielli, carpini neri e roverelle ed un inconsueta diffusa presenza - sui versanti più alti - di pioppo bianco, che ben si addice alla diffusione del tartufo bianco, il principe della natura selvatica.

Punto caldo della flora erbacea

Per la biodiversità questo territorio è considerato un "punto caldo" floristico per l'elevata presenza di elementi mediterranei, come il Terebinto, l'Elicriso e la bellissima Afillante di Montpellier, e la ricchezza in specie e popolamenti di Orchidee selvatiche, che hanno il loro habitat elettivo nelle praterie magre dei crinali calcarei delle Langhe. E' facile in queste colline trovare stupende fioriture che diano a questo habitat lo status "prioritario" a livello europeo ed in effetti l'area ha meritato il riconoscimento nella Rete Natura 2000 come Zona Speciale di Conservazione "Langhe di Spigno Monferrato".

Un altro aspetto distintivo sono i calanchi che vestono di un affascinante aspetto lunare estese porzioni di questo paesaggio. Solo sulle creste aguzze che separano le frastagliate vallecole acclivi riescono a insediarsi piante pioniere come il Timo comune, il Camedrio polio e la graminacea Achnatherum calamagrostis. Ci sono poi altre rare forme di erosione come i "Murion" di Merana, un po' più piccoli del noto fungo di Piana Crixia nella riserva delle Langhe liguri che dista solo un versante di collina da qui, entrambi evidenze di come questo lembo di Langa fu il primo a emergere dal cosiddetto "mare padano", 35 milioni di anni fa.

E' doveroso anche indugiare sulle importanti testimonianze architettoniche e artistiche, a partire dalla Parrocchiale di Roccaverano, dove ha messo lo zampino niente meno che il Bramante, passando all'imponente ciclo di affreschi gotici del Maestro di Roccaverano nella spendida cappella di San Giovanni, ai gioielli dei borghi medievali di Mombaldone e Denice, dove ha cuore il feudo aleramico dei Del Carretto che si estendeva da Finale Ligure ad Acqui, per finire poi alle incredibili sculture del parco internazionale di arte contemporanea Quarelli, esempio virtuoso di restauro conservativo di quel paesaggio dei terrazzamenti in arenaria di Langa che qui è di casa (Cortemilia è a due passi).

Un gioiello di formaggio

L'habitat delle praterie secche sopravvive grazie alla attività di pascolo, ancora praticato grazie al successo del suo prodotto più pregiato e noto al grande pubblico: la Robiola di Roccaverano, formaggio dall'inconfondibile pasta bianca, cremosa e morbida, l'unico caprino storico d'Italia lavorato a crudo ad aver ottenuto la Denominazione di Origine Protetta (DOP). Delle qualità di questo formaggio della collina piemontese e del suo processo produttivo scrissero Plinio il Vecchio e - nel XV secolo - Pantaleone da Confienza, ma le sue origini sono nel periodo celtico-ligure. Il nome richiama il latino "robium" con riferimento al colore rossiccio della parte esterna della pasta, effetto della coagulazione acida di latte crudo intero di capra delle razze Roccaverano e Camosciata Alpina. La produzione avviene da inizio aprile a fine novembre e le capre vengono allevate al pascolo per cui le proprietà di erbe e flora batterica si trasferiscono agli aromi del formaggio dando differenze rilevanti da un versante collinare all'altro e individuando veri e propri "cru" organolettici. La permanenza del pascolo arborato si deve alla presenza di singoli alberi presenti nei pascoli o nelle siepi al margine, non solo per la difesa del terreno su versanti molto acclivi, ma come antica pratica di integrazione nella dieta delle capre di frasche da foraggio, in un sistema multiplo di gestione.

Le policolture storiche delle Alte Langhe

Come in tutto il resto dell'Alta Langa anche qui al pascolo caprino si accompagnano diverse colture che imprimono al paesaggio una precisa fisionomia e sostengono la biodiversità qualora vengano gestite nelle forme, proporzioni e dimensioni del mosaico promiscuo che ha tradizionalmente segnato la cascina, l'unità agricola di base, sviluppandone la capacità di trasformazione in prodotti enogastronomici di grande qualità.

In Langa l'esposizione a nord-ovest dei versanti collinari a franapoggio, con inclinazione degli strati conseguente a quella del versante, favorisce i prati da sfalcio che prediligono suoli profondi e buona umidità e consente la sussistenza dei tipici piccoli allevamenti da 10 -100 di bovini di razza Piemontese nutriti con foraggio prodotto sul posto, se non lasciati a pascolare liberamente nei prati. Ogni anno il 23 agosto a San Giorgio Scarampi si tiene una delle più importanti fiere dedicate a questa razza, la cosiddetta "Fassona", famosa per le sue caratteristiche forme muscolari e la qualità della carne, tenera e magra.

Gli stessi prati da sfalcio, ricchi di fioriture assieme a quelli più secchi ed alle distese di timo selvatico e piante aromatiche, sostengono una fiorente attività apistica per la realizzazione di mieli uniflorali. Infine anche qui, negli anfiteatri esposti a sud-ovest alle brezze marine dalla vicina Liguria, si sviluppa come nel resto delle Langhe il vigneto. Le temperature miti che favoriscono la piena maturazione dei grappoli consentono la riduzione degli interventi anticrittogamici e l'ingresso negli interfilari di specie selvatiche, orchidee comprese, motivo forse dei particolari sapori ed aromi fruttati e floreali dei vini prodotti, qui principalmente il Dolcetto d'Acqui.

La mappa interattiva del paesaggio di Roccaverano è visualizzabile nel sito della Rete Rurale Nazionale a questo link.

*ARPA Piemonte

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