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Risaie, l'importanza dei margini per la biodiversità

L'area risicola tra Piemonte e Lombardia presenta superfici non coltivate, spesso unicamente costituite dagli argini di risaie e canali, in un contesto che si presenta drammaticamente omogeneo. I margini dei campi rappresentano così l'unico ambiente adatto ad ospitare le specie legate agli ambienti prativi

  • D.Giuliano, G.Bogliani, E. Cardarelli, C. Celada, F. Luoni
  • Dicembre 2017
  • Martedì, 12 Dicembre 2017
Risaie, l'importanza dei margini per la biodiversità

Il valore delle aree risicole per la biodiversità è già ampiamente conosciuto, soprattutto per quanto riguarda le specie legate alle zone umide, che spesso trovano nelle camere di risaia un ambiente molto simile a delle paludi temporanee. L'agroecosistema risicolo nel suo complesso è però costituito anche da altri elementi, come canali, piccole aree umide, strade, filari di alberi, siepi, argini inerbiti, superfici incolte ecc., ciascuno dei quali può rappresentare un habitat idoneo per la sopravvivenza di numerosi organismi, anche non necessariamente legati all'ambiente acquatico.

Sebbene in passato la presenza di ambienti marginali fosse piuttosto comune nel paesaggio risicolo, negli ultimi decenni l'intensificazione delle pratiche agricole ha determinato la scomparsa di gran parte di questi elementi. In particolare, le esigenze operative legate all'utilizzo di grandi macchinari hanno determinato un aumento dell'estensione dei campi a discapito delle superfici incolte circostanti, limitando anche la presenza di alberi e siepi lungo strade e canali perché ritenuti d'intralcio.

Oggi, chi percorre l'area risicola tra Piemonte e Lombardia si renderà conto che le superfici non coltivate presenti sono spesso unicamente costituite dagli argini di risaie e canali, in un paesaggio che si presenta drammaticamente omogeneo. In questo contesto, i margini dei campi rappresentano l'unico ambiente adatto ad ospitare le specie legate agli ambienti prativi (es. farfalle, cavallette, insetti impollinatori ecc.), altrimenti destinate a scomparire dall'agroecosistema risicolo a causa della mancanza di habitat. Tra queste, la Licena delle Paludi (Lycaena dispar) è forse la specie più importante dal punto di vista conservazionistico, figurando tra le farfalle protette a livello europeo ai sensi della Direttiva "Habitat" (92/43/CEE).

Le pratiche gestionali più efficaci

Il mantenimento di condizioni ambientali favorevoli per la biodiversità sugli argini delle risaie è però strettamente legato alle tecniche di controllo della vegetazione spondale adottate dalle aziende agricole, che spesso consistono nell'utilizzo di erbicidi o nell'esecuzione di sfalci meccanici. Per questo motivo, negli ultimi anni l'Università di Pavia, in collaborazione con LIPU e Regione Lombardia, ha condotto una serie di sperimentazioni sul campo con lo scopo di identificare pratiche gestionali efficaci per garantire la sopravvivenza della fauna (soprattutto insetti) sui margini delle risaie.

L'impiego di erbicidi è senza dubbio la pratica che provoca i maggiori danni alla comunità entomologica presente sugli argini delle risaie. Le ricerche condotte su farfalle e ortotteri hanno infatti evidenziato una scomparsa pressoché totale di questi insetti dai margini trattati chimicamente, anche in seguito alla ricrescita della vegetazione nei mesi successivi al trattamento. In particolare, le popolazioni di Licena delle Paludi hanno mostrato una riduzione di quasi il 90% laddove è stato effettuato un diserbo chimico (in confronto ad argini non gestiti), sottolineando il forte impatto che la pratica può esercitare su questa specie protetta.

Per quanto riguarda lo sfalcio dell'erba, invece, i suoi effetti sulla biodiversità dipendono dall'intensità con cui viene applicata. Seppur meno impattante degli erbicidi, l'esecuzione di tagli frequenti può condizionare in maniera significativa gli insetti che popolano i margini delle risaie, non solo riducendone la diversità (-60% per le farfalle; -55% per gli ortotteri), ma anche modificando la struttura delle comunità dal punto di vista funzionale. Infatti, studi condotti sui coleotteri carabidi hanno dimostrato che frequenti operazioni di sfalcio sugli argini favoriscono la presenza di comunità dominate da specie generaliste e capaci di spostarsi su lunghe distanze; mentre carabidi più specializzati, come ad esempio le specie predatrici o quelle incapaci di volare, sono presenti in maniera più abbondante laddove il disturbo causato dalle pratiche agricole è minore (sfalci poco frequenti) o del tutto assente.

La conservazione della biodiversità legata ai margini delle risaie può quindi essere assicurata esclusivamente adottando procedure estensive di controllo della vegetazione spondale, basate sull'esecuzione di sfalci poco frequenti (non più di 2 tagli l'anno) ed evitando l'impiego di erbicidi. Tuttavia, una corretta pianificazione delle operazioni di gestione degli argini dovrebbe anche prevedere il mantenimento di porzioni di vegetazione non tagliata durante tutta la stagione estiva (es. almeno un argine per ciascuna camera di risaia, come previsto anche dalla Misura 10.1.02 del Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 in Piemonte), in modo da garantire la presenza di aree di rifugio per l'entomofauna, dove le specie più sensibili possono completare indisturbate il loro ciclo vitale.

La valorizzazione e la diffusione di queste pratiche, insieme alle misure per la conservazione della fauna acquatica e ad eventuali progetti di ripristino di siepi e filari, potrebbero contribuire a ristabilire l'originario valore ecologico dell'agroecosistema risicolo.

G.Bogliani, E. Cardarelli, D.Giuliano (Dipartimento di Scienze della Terra e dell'Ambiente, Università di Pavia)

C. Celada, F. Luoni (LIPU - BirdLife Italia)

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