Stampa questa pagina

Il Letame? Ottimo e abbondante

Alla (ri)scoperta di un prodotto agricolo di grande valore da troppo tempo misconosciuto e sottovalutato.

  • Filippo Ceragioli
  • marzo 2012
  • Venerdì, 23 Marzo 2012



Le erbe del letame L'abbondanza di elementi nutritivi fornita dalla deiezioni animali è un fattore in grado di influenzare profondamente la vegetazione del terreno intorno ai letamai e le zone in cui il bestiame staziona a lungo. In montagna poi attorno ad alpeggi e concimaie, soprattutto se queste presentano perdite o sversamenti, si assiste alla formazione di associazioni vegetali molto specifiche tra le quali in Piemonte predomina il Rumicetum alpini. Si tratta di una formazione piuttosto stabile nel tempo e che può sopravvivere per decenni all'abbandono di un alpeggio. Facilmente riconoscibile per la vegetazione fitta e lussureggiante essa è dominata, assieme alle onnipresenti ortiche, da Chenopodium bonushenricus (una specie commestibile chiamata anche "spinacio selvatico") e dal rabarbaro alpino (Rumex alpinus). Quest'ultima è una pianta dalle grandi foglie verde scuro che produce alte infiorescenze a pannocchia di colore rossastro ed è in grado di coprire rapidamente vaste aree. Se confrontata con altre associazioni vegetali Rumicetum alpini non è particolarmente ricca di specie ma ospita spesso piante interessanti quali Aconitum napellus, una delle più velenose della flora italiana.

"Dai diamanti non nasce niente / dal letame nascono i fior" (F. De Andrè) Eppure sia i diamanti che il letame sono fatti di carbonio. Ma nei diamanti il carbonio è purissimo, e i suoi atomi sono bloccati in un reticolo cristallino che resta stabile nel tempo, mentre al carbonio che c'è nel letame tengono compagnia ossigeno, idrogeno, azoto e molti altri elementi. Non bisogna però pensare che, data l'atmosfera più rilassata, la formazione di un buon letame sia un fatto del tutto casuale. Le trasformazioni microbiche che portano alla pregiata pastosità del "burro nero" (il letame al suo stadio ottimale di maturazione) non hanno infatti niente da invidiare rispetto a processi ben più noti e apprezzati come ad esempio la fermentazione alcolica. La grande festa dei microbi Ma da dove vengono i microrganismi che trasformano una massa maleodorante di feci e residui vegetali nell'ormai quasi inodore "oro dei giardinieri"? Quasi tutti arrivano dall'intestino stesso del bestiame: mentre infatti l'urina è praticamente sterile le deiezioni solide degli animali (uomini compresi) sono invece popolate da una ricchissima microflora. La massa microbica presente nelle feci è così abbondante che, in termini di sostanza secca, può superare il 15% del totale. Anche la lettiera (in genere paglia di cereali) è ricca di microbi, sia pure in misura molto minore. I tipi di microorganismi presenti sono molto vari ma si possono in maggioranza ricondurre ai batteri che vivono degradando la sostanza organica: cellulosolitici più o meno termofili, proteolitici, ligninolitici, pectinolitici, ureolitici... La flora microbica di un cumulo di letame varia sia nello spazio che nel tempo. All'esterno del cumulo c'è più aria e le trasformazioni microbiche sono così rapide e violente da fare alzare la temperatura anche sopra i 70°. All'interno le cose vanno invece con più con calma: difficilmente si superano i 40° e sono possibili anche processi anaerobici come quelli che portano alla produzione di metano. D'inverno la prova che le cose stanno andando nel verso giusto è il vapore che si alza dai cumuli di letame, indice di una temperatura molto più alta rispetto all'ambiente circostante. Con il tempo avviene poi una certa selezione delle specie presenti e tendono a sparire sia i microorganismi patogeni che i semi di vegetali potenzialmente infestanti. Il letame in via di maturazione emette varie sostanze gassose tra le quali, oltre al già ricordato metano, ci sono anche anidride carbonica, ammoniaca e azoto. Queste emissioni, pur necessarie ad una buona maturazione, portano però a una perdita di sostanza secca che può essere anche abbastanza consistente. Con il passare delle settimane si assiste a una parziale mineralizzazione della sostanza organica e il letame si arricchisce di elementi direttamente assimilabili dalla piante. La sostanza organica che rimane si trasforma anch'essa finché non si riescono più a distinguere i residui della lettiera e prevalgono materie bruno-nere umificate, molto simili a quelle contenute nei terreni forestali ricchi di humus. Questi processi microbiologici possono essere parzialmente governati per limitare le perdite di azoto e di sostanza secca; per questo sarebbe utile collocare in un luogo non troppo soleggiato la concimaia, che dovrebbe inoltre restare sempre piuttosto umida e compressa. E poi bisogna avere un po' di pazienza: per arrivare a una buona maturazione ci vogliono infatti tra i sei mesi e un anno. Il "cibo della terra" E ora che il letame c'è cosa possiamo farcene? A differenza dei concimi in senso stretto, che hanno la sola funzione di fornire elementi nutritivi alle coltivazioni, il letame è anche un "ammendante". Il tipo di sostanza organica fornito da un letame maturo è cioè capace di migliorare le caratteristiche fisiche e microbiologiche del terreno. Ad esempio letamando un terreno pesante e argilloso lo si "alleggerisce", rendendolo più facile da lavorare e migliorandone l'aerazione, importantissima per il benessere delle radici. Viceversa un terreno sabbioso e tendenzialmente arido migliorerà dopo la letamazione la sua capacità di trattenere l'acqua e diminuirà così lo stress idrico subito dalle colture. Anche la flora microbica del terreno, molto importante perché rende le sostanze minerali assimilabili dalle piante, dopo la letamazione aumenta quantitativamente e migliora qualitativamente. Il letame fa ritornare al terreno buona parte della sostanza organica sottratta con le produzioni agricole e crea quindi un circolo virtuoso che mantiene stabile nel tempo la fertilità dei terreni dell'azienda agraria. Anche per questo i seguaci dell'agricoltura biodinamica prestano un'attenzione tutta particolare alla produzione del letame. È infatti stato codificato un metodo che regola non solo la forma, le dimensioni e la collocazione dei cumuli, ma prevede anche l'utilizzo di preparati vegetali che ne guiderebbero in maniera ottimale il processo di maturazione. In ambito più generale la pratica agricola ha purtroppo visto negli scorsi decenni una diminuzione dell'importanza della letamazione, complici anche il cambiamento nelle tecniche di stabulazione e la diffusione di una zootecnia intensiva basata sull'acquisto di alimenti concentrati. La gestione delle feci animali è così diventata per molte aziende un problema, soprattutto per quanto riguarda il loro smaltimento in modo rispondente alla normativa anti-inquinamento. Non mancano però le iniziative per valorizzare questo prodotto nel quadro di una agricoltura moderna e sostenibile. Una delle più curiose è il concorso "Il miglior letame, cibo della terra", lanciato nel 2006 dal comune di Lama Mocogno e trasferitosi poi in territorio di Serramazzoni, due piccoli centri dell'Appennino Modenese. Nell'ambito di una tre giorni che prevede vari momenti di studio, festa e spettacolo una giuria di esperti valuta morfologicamente, visivamente e olfattivamente una serie di campioni di letame. Il punteggio assegnato, sommato a quello emerso dall'analisi chimica, porta all'assegnazione del titolo di "miglior letame". Iniziative di questo genere sono per ora isolate ma si spera che possano aprire la strada alla rivalutazione di un prodotto agricolo da troppo tempo sottovalutato.

Potrebbe interessarti anche...

La segale accompagna la storia dell'umanità da migliaia di anni ed è di grandissima importanza ...
Prosegue il nostro viaggio nei paesaggi rurali storici del Piemonte che sono stati inseriti nel C ...
La tarsòla è il terzo taglio dell'erba che si fa in settembre: un'erba che si taglia solo nei p ...
Oggi la produzione agricola deve essere sostenibile e tener conto della biodiversità e della tut ...