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Biodiversità, il valore ecologico delle risaie

L'agroecosistema risicolo può svolgere un ruolo importante per la conservazione delle specie legate alle zone umide. L'intensificazione delle pratiche agricole ha ridotto questo valore ecologico ma delle 'buone pratiche' - come quelle studiate dall'Università di Pavia e dalla LIPU - possono mitigare gli impatti sulla fauna generati dalla risicoltura intensiva

  • D. Giuliano, F. Luoni, E. Anselmetti, C. Celada, G. Bogliani
  • Ottobre 2017
  • Lunedì, 23 Ottobre 2017
Biodiversità, il valore ecologico delle risaie

Le risaie sono un elemento tipico del paesaggio agricolo nelle pianure vercellesi, novaresi e pavesi, dove la storia e l'economia locali sono strettamente legate alla risicoltura. Tuttavia, il valore dell'agroecosistema risicolo non è limitato ai soli aspetti economici, culturali e paesaggistici, ma è stato anche riconosciuto in termini ecologici, accertando l'importante ruolo svolto da questo tipo di coltivazione per la conservazione delle specie legate alle zone umide.

Il pregio delle risaie dal punto di vista ambientale è stato particolarmente evidente fino a qualche decennio fa, quando le tecniche tradizionali di coltivazione rendevano ancora le camere di risaia molto simili a delle paludi temporanee. I campi erano allagati dalla primavera a fine estate con uno strato d'acqua profondo alcune decine di centimetri, senza fluttuazioni rilevanti nel corso della stagione vegetativa. Ciò consentiva a numerosi organismi (soprattutto anfibi e invertebrati) di completare il loro ciclo vitale nel corso della stagione di allagamento, garantendo anche una buona disponibilità di cibo per numerose specie di uccelli.
Oggi, la modernizzazione e l'intensificazione delle pratiche agricole hanno però notevolmente ridotto il valore ecologico delle risaie, causando il declino di numerose specie un tempo caratteristiche di questo habitat, come ad esempio la nitticora, la cui popolazione nidificante si è ridotta di quasi l'80% negli ultimi trent'anni.

In particolare, l'introduzione del livellamento laser dei campi, in combinazione con l'esecuzione di asciutte ripetute durante la stagione vegetativa, ha ridotto l'idoneità delle camere di risaia per la fauna acquatica. L'estrema precisione con cui i macchinari livellano il terreno nelle risaie permette una completa eliminazione dell'acqua durante le fasi di "asciutta", causando la morte della maggior parte degli organismi acquatici presenti e riducendo perciò la disponibilità di cibo per gli uccelli. Prima dell'avvento delle livellatrici laser, le eventuali asciutte portavano raramente alla totale eliminazione dell'acqua, poiché il terreno presentava molte irregolarità, consentendo così la sopravvivenza delle specie acquatiche in piccoli ristagni d'acqua.

Come mitigare gli impatti delle risicoltura intensiva sulla fauna

Le evidenti criticità legate alla conservazione della biodiversità nelle risaie hanno condotto negli ultimi anni alla realizzazione di numerosi progetti di ricerca promossi da vari enti, tra cui Università di Pavia e LIPU, nei quali sono state sperimentate nuove tecniche di gestione finalizzate alla mitigazione degli impatti sulla fauna generati dalla risicoltura intensiva. Fortunatamente, alcune di queste "buone pratiche" sono già state incluse nei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR), come la sommersione invernale delle stoppie, il mantenimento di una riserva d'acqua durante le asciutte e il mantenimento della vegetazione sugli argini delle risaie.

La sommersione invernale si è dimostrata particolarmente importante per la fauna, soprattutto per gli uccelli. Essi, infatti, durante la stagione fredda si concentrano nei campi allagati, dove trovano risorse alimentari essenziali per la loro sopravvivenza (soprattutto invertebrati), altrimenti difficilmente reperibili data la scarsità di aree umide naturali. Inoltre, i benefici della sommersione invernale per l'avifauna si mantengono anche dopo il drenaggio delle acque, perché il suolo fangoso facilita l'accesso con il becco agli invertebrati presenti nel terreno.
Le ricerche condotte durante la stagione estiva, invece, hanno dimostrato che l'idoneità delle camere di risaia per la fauna acquatica può essere migliorata attraverso il mantenimento di una riserva d'acqua durante le asciutte. La costruzione di un solco (di dimensioni almeno 100x80 cm) lungo uno dei margini delle risaie assicura la sopravvivenza degli organismi acquatici durante le fasi di asciutta, permettendo una loro moltiplicazione e garantendo la presenza di adeguate risorse alimentari per l'avifauna. Inoltre, questa pratica si è rivelata particolarmente efficace per contenere la proliferazione delle zanzare, dato che nelle risaie dotate di solco è stato osservato il 44% di larve in meno rispetto a quelle senza riserva d'acqua, grazie al controllo naturale esercitato da numerosi predatori.

La gestione della vegetazione sugli argini delle risaie

Una corretta gestione della vegetazione sugli argini delle risaie è essenziale per la conservazione della biodiversità nell'agroecosistema risicolo. L'utilizzo di erbicidi si è dimostrato estremamente dannoso per farfalle e ortotteri, quasi azzerando le loro popolazioni. D'altra parte, una corretta pianificazione degli interventi di controllo della vegetazione, basata su sfalci poco frequenti, può invece costituire una buona soluzione per migliorare la qualità dell'ambiente terrestre intorno alle risaie per l'entomofauna.
Le sperimentazioni condotte negli ultimi anni mostrano come le tecniche agricole contemplate dai PSR possano contribuire a sostenere una maggiore biodiversità nell'agroecosistema risicolo. Potenzialmente, l'applicazione di tali pratiche, se opportunamente messa a sistema e valorizzata, potrebbe portare alla caratterizzazione di distretti di coltivazione più attenti ai valori ambientali, con possibili vantaggi commerciali, in un mercato dove l'attenzione dei consumatori su queste tematiche è recentemente cresciuta.

Ulteriori sforzi sono però necessari per risolvere altre criticità ambientali, come ad esempio l'omogeneizzazione del paesaggio risicolo, la scomparsa di gran parte delle aree umide naturali e l'eccessivo utilizzo della chimica, da sempre considerati elementi critici per la conservazione della biodiversità negli ambienti agricoli.

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Davide Giuliano e Giuseppe Bogliani, Dipartimento di Scienze della Terra e dell'Ambiente, Università di Pavia.
Federica Luoni e Claudio Celada, LIPU - BirdLife Italia.
Elena Anselmetti, Regione Piemonte.

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