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Diavoli e Santi in sud Tirolo

Krampus e Perchtentreffen: i diabolici cortei mascherati del solstizio d'inverno in Tirolo e Alto Adige

  • Loredana Matonti e Mino Lodola
  • dicembre 2016
  • Lunedì, 19 Dicembre 2016
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un Krampus a Naz Foto L. Matonti un Krampus a Naz Foto L. Matonti
Krampus a Dobbiaco
Foto A. Molino
Krampus a Naz
Foto L. Matonti
Krampus e San Nicola a Sesto
Foto A. Molino
Krampus a Dobbiaco
Foto L. Matonti
Carro di Krampus
Foto L. Matonti
Krampus a Naz
Foto L. Matonti
Krampus a Naz
Foto: L. Matonti
Krampus a Naz
Foto: L. Matonti

Nel giorno dedicato a san Nicola, quando ormai la lunga notte sta per invertire il suo corso, in molti paesi di lingua tedesca, e in Italia nelle valli sudtirolesi e friulane (Tarvisio), inquietanti cortei percorrono i villaggi.

Gran fumo, luci rossastre e spettrali. Grugniti e urla bestiali si levano dai fumogeni. Demoniache creature, dalle lunga corna, occhi fosforescenti e denti spalancati, assetati di sangue, si avvicinano pericolosamente al pubblico intimorito. Un fascio di ramaglie, impugnato a mò di frusta e stretto tra gli artigli, viene usato per colpire le caviglie dei malcapitati.
Per un attimo ci si chiede se non sono questi i celebri orchi de "Il Signore degli anelli". Magari,  per sbaglio, siamo finiti nel set del prossimo episodio della saga.

Trattasi invece dei Krampus: uomini-caproni cornuti, personaggi demoniaci tra il ferino e il selvatico. Fattezze orribili, la faccia coperta da maschere mostruose, vestiti sommariamente con abiti stracciati e più frequentemente di pelli. Un campionario di mostruosità difficile da immaginarsi. Si aggirano irrequieti per le strade, in teoria alla ricerca dei bambini "cattivi".
Arrivano all'improvviso, preceduti dal rumore assordante dei campanacci e dal loro gridare. Rumori che spezzano il silenzio della notte e che risvegliano umori e voluttà sopite.

E, se non fosse per le transenne e i personaggi della sicurezza che sorvegliano il pericoloso corteo, il terrore assale per davvero.

Il termine "Krampus" significa "artigli", per via delle sembianze feroci delle maschere, e a impersonarli sono essenzialmente uomini, anche se sotto la maschera qualche eccezione è talvolta tollerata. Bisogna comunque essere decisamente robusti per poter correre all'impazzata con i mascheroni realizzati in legno di cirmolo, che possono arrivare a pesare anche ben 15 chilogrammi.

Li precede San Nicola, in tunica bianca con paramenti rossi (di solito), mitria vescovile sul capo e bastone pastorale. Ad accompagnarlo sono un paio di angeli della luce e un servitore "Ruprecht", dalla lunga lingua penzolante (come i Giudei di San Fratello) e dal capo cornuto (in molti luoghi però ha le fattezze di un monaco trasandato dalla fluente barba incolta).

E, mentre Nicola elargisce doni ai buoni e redarguisce gli altri, le infernali creature cercano di accaparrarsi i cattivi e menano gran botte di frusta alle gambe dei malcapitati che si incontrano sulla strada.
Un'usanza almeno secolare, che però ha le sue origini nelle ben più antiche feste legate al solstizio di inverno.

Infatti, secondo la leggenda queste manifestazioni traggono origine dai cortei mascherati che percorrevano in questo periodo invernale la montagna. Travestimenti fatti da pellicce, piume e pelli e corna di animali.

Resisi irriconoscibili, i trasgressivi giovinastri, andavano in giro a terrorizzare gli abitanti dei villaggi, impossessandosi delle provviste e importunando le ragazze. Ma poi ci si accorse che in mezzo alle masnade vi era un impostore: era il diavolo in persona che, approfittando del suo aspetto e non necessitando ovviamente di particolari travestimenti, si era ben inserito.
La sua presenza però fu tradita dall'essere riconoscibile per i piedi da caprone, che non poteva di certo celare.
Venne dunque chiamato il Santo vescovo Nicola, per esorcizzare la demoniaca presenza.

Da allora, sconfitto il diavolo, tutti gli anni i giovani, travestiti da demoni, ripercorrono le strade dei paesi, per portare doni o per punire i bimbi, accompagnati dalla figura del santo che ha sconfitto il male e che tiene a bada anche la focosa compagnia.

Quando scende la notte, i comportamenti trasgressivi dei Krampus, venuta anche meno la figura di mediatore di Nicola, riprendono il sopravvento.Rincorse e inseguimenti che oggi, a dire il vero, hanno come vittime soprattutto le giovani ragazze più che i bambini, divertiti anziché impauriti (al cinema in definitiva si vede ben di peggio).

Spostandosi di qualche centinaio di chilometro, altri inquietanti cortei si aggirano nelle buie notti delle Alpi orientali: sono i Perchentreffen, che accompagnano la "Percha" , una specie di befana o di strega (forse la stessa perfida Diana, sconfitta da San Nicola, di cui all'affresco presente nell'abbazia di Novalesa, in provincia di Torino). La Percha talvolta è anche chiamata Berta, corruzione di una dea nordica che potrebbe essere Bercht. La stessa che guida il magico corteo che, in alcune località delle Alpi, è comunque beneaugurante.

Se fino a non molti anni fa Krampus e Perchentreffen avevano una dimensione prettamente locale, dalla comunità e per la comunità, da qualche tempo a questa parte sono diventati motivo di grande attrazione turistica. A volte migliaia sono gli spettatori venuti da lontano, assiepati nei paesini e riparati dalle transenne.
D'altronde, l'esibizione di qualche centinaio di questi, facenti parti di gruppi provenienti da Italia, Austria, Germania, Svizzera e Slovenia, vale senz'altro il viaggio.

Ma attenzione: seppure il servizio d'ordine è garantito dalla "Sicurezza", avvicinarsi troppo a Krampus e Percha, può riservare dolorose sorprese.

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