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L’ultima Carità delle valli di Lanzo

La caratteristica festa Santa Anastasia, patrona di Monastero di Lanzo, rappresenta una delle antiche tradizioni che hanno per protagonisti i priori, i pani della "carità " e i "galeit" beneaugurali, artisticamente addobbati distribuiti ai fedeli dalle priore, vestite coi tradizionali costumi delle Valli di Lanzo.

  • Loredana Matonti
  • Novembre 2016
  • Martedì, 22 Novembre 2016
processione e festa di Santa Anastasia, a Monastero di lanzo foto di Loredana Matonti processione e festa di Santa Anastasia, a Monastero di lanzo foto di Loredana Matonti

Carità, caritun...Termini che indicano, nei vari dialetti franco-provenzali, il pane portato in chiesa e benedetto durante la festa patronale e distribuito ai fedeli. E' il pane che veniva offerto ai poveri dai maggiorenti del paese in occasioni particolari, il pane speciale, quello bianco dei signori. Un pane dai molti significati, dove i culti precristiani, banditi dalla porta, sono rientrati dalla finestra in nome di un sincretismo che ha sovrapposto e riproposto le antiche tradizioni al Cristianesimo dominante.

Ma su quel pane ecco che i panificatori iniziarono a riproporre segni antichi e a ricollocare i talismani propiziatori della fertilità e di buoni raccolti. Nelle feste patronali delle varie valli si ritrovano spesso tali elementi, occasione per valorizzare e divulgare Il patrimonio della cultura locale. Un esempio è la festa di Santa Anastasia a Monastero di Lanzo, ultima festa patronale (dell'anno) delle valli di Lanzo, o meglio della valle del Tesso, ma forse non un ultimo giro di "corrente" che sarebbe la traduzione in italiano colto di "curenda", la danza in 2/4, che nelle valli alpine tutti conoscevano e ballavano.

Anastasia è una santa perlomeno inconsueta, per non dire sconosciuta nell'area piemontese. Tracce del suo culto si trovano in sole sette località, ma una sola parrocchia è a lei dedicata, quella di Monastero di Lanzo, in provincia di Torino. Piccolo comune di montagna le cui varie borgate, pur così vicine a Torino, hanno saputo mantenere aspetti di vita montanara assai marcati, tanto da rappresentare ancora oggi, la roccaforte di quella tradizione, cultura, folklore, civiltà che hanno sempre contraddistinto la vita di montagna.

La sua storia è contrassegnata dall'opera di sviluppo religioso, sociale ed economico svolta dai monaci benedettini intorno all'anno 900, che facevano capo anche alle Abbazie di San Mauro di Pulcherada. Proprio grazie a loro il culto di Santa Anastasia è stato introdotto intorno all'anno mille, con la dedicazione del priorato femminile che qui fondarono.

Di questo priorato, a cui deve il nome il Comune di Monastero, non resta più nulla, se non nella toponomastica locale con la denominazione "Cà del Munie" (Case delle suore), attribuita ad alcune costruzioni della frazione capoluogo. La devozione dei monasteresi alla loro Santa Patrona è sempre stata molto forte ed è tuttora viva, anche se il paese si è spopolato, in particolare nella seconda parte del novecento. Uno dei modi in cui si esprimeva questa devozione era quello di attribuire il nome della santa alle bambine al momento del battesimo, Anastasia, che diventa Giota, Stasìa, Stasiota nella loro parlata francoprovenzale. Negli ultimi cinquant'anni però tale pratica è caduta in disuso ed il nome è portato solo più da pochissime donne anziane.

Un tempo a dire il vero, la santa si festeggiava a Natale, quando il sole riprende a salire nel cielo e a scongiurare la paura delle tenebre infinite, ma da antica data, come scriveva nel 1830 l'allora parroco Don Bertini nelle sue memorie, la festa è stata spostata alla terza domenica di novembre.

Oggetto sacro e centrale della festa è la "Carità"; un pane di circa 50 cm di diametro, arricchito nella parte superiore di motivi decorativi floreali (precisamente su questa di Monastero sono riportate rigorosamente 3 rose e 3 spighe). Insieme alla Carità vengono anche preparati due pani più piccoli, i "cantei", che verranno poi suddivisi e consegnati ai priori dell'anno successivo e al sacerdote. Dopo essere stato cotto nel forno, il pane viene poi addobbato la sera precedente la festa da alcune donne, che se ne tramandano il compito.

Nella tradizione di Monastero viene portato in chiesa sulla testa di un parente prossimo della priora. Dopo essere stato benedetto dal celebrante, esso viene poi tagliato a pezzetti, sistemato in un'apposita cesta e distribuito ai fedeli che prima di afferrarlo effettuano un bacio sulla punta delle dita. Tradizione molto antica che si può ricondurre ai riti della fertilità già presenti prima della comparsa del Cristianesimo.

L'altro elemento davvero singolare della festa sono i "galeit" (galletti); piccole creazioni artigianali realizzate con "salamini" di farina e acqua, o come taluni fanno oggi con la pasta e sale, dipinti di giallo e rosso e avvolti su sé stessi, in modo da ottenere una forma spiralare che ricorda il sole e infine cotti nel forno. A quanto si dice, i sottili bastoncini del "galeit" non sarebbero che un invito a risvegliare i raggi del sole. Vengono inseriti nell'addobbo del pane della carità e distribuiti poi dalle priore al termine della processione, in segno beneaugurale per il futuro.

Dal punto di vista artistico è da segnalare il campanile romanico (XII secolo) della chiesa parrocchiale di Monastero Capoluogo, assai ben conservato, mentre la chiesa parrocchiale dedicata alla Santa, ha subito diversi rimaneggiamenti e si presenta oggigiorno con emergenze artistiche di stile barocco piemontese.
La statua che viene portata in processione risale al XIX secolo; è in legno scolpito e indorato e porta al collo alcune collane in oro, dono dei fedeli.

La pala d'altare invece, il quadro che raffigura Santa Anastasia nell'atto di ricevere da Gesù Bambino la palma simbolo del martirio, è probabilmente coevo dell'altar maggiore, costruito nel 1726. Il fuoco dipinto in basso indica il martirio sul rogo subito dalla Santa.
La Chiesa Parrocchiale di Monastero possiede anche una reliquia della Santa, consistente in un frammento osseo, conservato all'interno di un reliquiario in legno decorato.

Il giorno della festa, viene esposta alla venerazione dei fedeli e quindi fatta baciare al termine della processione.

Questa di novembre comunque non è l'unica occasione per ammirare i pani della Carità ed assistere a questo antico rito di fertilità cristianizzato. Con l'arrivo della primavera, a partire da marzo con la festa dell'Annunziata ai Fornelli, altri appuntamenti quali la festa del Patrocinio di San Giuseppe e del Cresto a maggio, quella della Madonna della Neve il 5 agosto a Chiaves e quella dell'Assunta a ferragosto presso il Santuario di Marsaglia, ripropongono i momenti rituali dei priori, della Carità e i galeit, tramandati nei secoli fino a noi.

Sitografia

http://www.atlantefestepiemonte.it/

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