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Il pane magico di Belvedere Langhe

Da secoli in una particolare occasione, la tradizione locale perpetua la panificazione di un pane a cui vengono attribuite proprietà davvero uniche.

  • Loredana Matonti
  • aprile 2016
  • Mercoledì, 20 Aprile 2016
Il pane magico di Belvedere langhe foto di Aldo Molino Il pane magico di Belvedere langhe foto di Aldo Molino

Dal Monviso al Rosa, la sagoma inconfondibile del Cervino, le Alpi Marittime e il mare di colline delle Langhe. I paesi in cima ai bricchi e verso il basso, le profonde incisioni, i ritani che drenano le acque verso Tanaro e Belbo. Dall'alto dei pochi ruderi del torrione distrutto dai francesi nel 1600 il panorama è davvero straordinario e il toponimo davvero giustificato.
Belvedere Langhe è la cerniera tra alta e bassa Langa; di qua le colline dei vigneti, di là i boschi e i noccioleti e i pascoli. La Morra in cima alla sua dorsale è la "langa ricca", Mellea tra Belvedere e Murazzano ci rimanda alla Langa della Malora, quella di Fenoglio e alla malinconica e disperata novella l'Addio che ha per protagonista Nella. Pecore se ne vedono di nuovo, ma le tome autentiche del Murazzano DOP che si produce anche qui non sempre è facile trovarle.
Arrampicato in cima alla sua collina Belvedere è passato indenne tra guerre e distruzioni. Francesi e Savoia, Napoleone e resistenza. Numerosi i partigiani sovietici che trovarono rifugio nelle cascine belvederesi.
Poche centinaia di abitanti che da secoli tramandano tradizioni antiche, come la festa contadina dei "Micun", il pane, il cibo per eccellenza. Quel pane preparato con una ricetta antica depositaria dei confratelli, che per volere di Oscar Farinelli, confratello onorario dal 2016, verrà prodotto nel prossimo Eatitaly, che si inaugurerà a New York.

Nella seconda domenica di Pasqua, nell'Oratorio di San Sebastiano a Belvedere Langhe viene celebrata la "Festa dei micun", letteralmente la festa dei micconi, in cui, parallelamente ai festeggiamenti per il patrono del paese, avviene la distribuzione del pane benedetto.
Apparentemente potrebbe trattarsi di una festa molto simile ad altre che si svolgono in tutta Italia, ma quella di Belvedere presenta delle caratteristiche uniche nel suo genere.

Le origini della manifestazione risalgono al 1612, quando nel paese venne costituita la Confraternita dei Battuti Bianchi, i cosiddetti "batù", traduzione dialettale di "flagellanti", a cui si iscrivevano tutti gli abitanti maschi della comunità, fin dal momento della nascita.
Ancora oggi, con lo stesso rituale di allora, la vigilia della seconda domenica dopo Pasqua, il decano della Confraternita ed il suo successore si ritirano per preparare, con la ricetta segreta ed originale del 1612, un 'maxipastone' di pane del peso di circa tre quintali. Ricetta "misteriosa" che permette al pane di conservarsi senza ammuffire per un intero anno. Dopodiché, nella notte tra sabato e domenica, con l'aiuto dei componenti della Confraternita, il pastone viene trasformato in tanti micconi da mezzo chilo, cotti nel forno a legna di 'Miclin d'l forn' , in località Garombo.

Domenica mattina, nel corso della messa grande, il banditore provvede all'iscrizione dei nomi di chi desidera il miccone, successivamente i confratelli si recano dal priore che in questa occasione offre loro il pranzo. Nel pomeriggio i pani sono portati in processione per il centro storico del paese, che si snoda intorno ai ruderi del castello.

Il corteo, preceduto dai ragazzi del paese e dal parroco, è guidato dal priore, dal vice priore e dai membri del consiglio della confraternita, con la caratteristica cappa con cappello a punta bianco, che, brandendo due lunghi bastoni con l'estremità lavorata, scortano le ceste posate a lato della statua lignea di san Sebastiano, mentre altri due confratelli portano le lucerne astili.
Al termine della processione, i micconi vengono benedetti nella cappella di San Sebastiano e distribuiti secondo l'ordine di iscrizione. Sono solo i maschi a ricevere i "micùn", solitamente il maschio più anziano della famiglia. Poi vengono distribuiti ai forestieri.

Il pane viene poi conservato per tutto l'anno dalle famiglie come una reliquia e somministrato a pezzetti come lenimento per i disturbi di stomaco e per la dentizione dei bambini.
In passato veniva utilizzato anche come mezzo apotropaico contro la grandine, per la fertilità agraria e persino per le malattie degli animali, in modo particolare per i dolori e le difficoltà di parto delle pecore.

Un pane davvero "provvidenziale" questo di Belvedere...

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