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Danze di spade e fiori in Val Cenischia

Danze, movenze e ritualità le cui origini si confondono nella notte dei tempi, auspicando l'arrivo di una feconda primavera ...

  • Loredana Matonti
  • febbraio 2016
  • Giovedì, 11 Febbraio 2016
spadonari di Giaglione foto di Loredana Matonti spadonari di Giaglione foto di Loredana Matonti

Spadonari, per nascita o per vocazione. Figure armate, ma pacifiche, che ogni anno, con i loro variopinti copricapo, costellati di fiori, e le loro spade, danzano nell'ambito di alcune feste popolari della media Val di Susa, uno dei luoghi che vanta la maggior concentrazione folclorica.

Figure simili si ritrovano in verità anche in Val Chisone (Fenestrelle), a Bagnasco e Castelletto Stura, in provincia di Cuneo, e in Francia, a Briançon. Una delle peculiarità singolari di quelle della Val Cenischia, valletta laterale della Val Susa, consiste nel fatto che le feste patronali in cui compaiono gli spadonari, a differenza delle altre, sono in inverno.

Spadonari si nasce. L'arte della danza è ereditaria e si tramanda da padre in figlio. Però lo si può anche diventare, per scelta e vocazione personale. E, almeno qui, il "pensionamento" è libero; non c'è limite di età nell'interpretare il ruolo. Si resta in carica fino a quanto non si decide di ritirarsi.

Da alcune fonti storiche si apprende che il periodo della maggiore fioritura della danza delle spade si osservò dal XIV al XVIII secolo, ma dopo il 1850 ne troviamo solo più dei relitti, sopravissuti in alcune tradizioni. Oggi gli specialisti distinguono fra tre tipi di danza delle spade: le "moresche", le "danze a catena" e le "danze frontali".
Quest'ultima è quella adottata dagli spadonari, come quelli di S. Giorio, Giaglione e Venaus in Valle di Susa, in occasione dei relativi santi patroni, seppure con alcune sostanziali differenze e peculiarità.
Come riportato anche da Milano: "In Val Susa: milizia di parata con rosse tuniche a falde e frange e con enormi durlindane. Nelle solennità religiose allietavano il popolo coi loro giuochi d'arma e fornivano il compito di guardie d'onore. Sopravvivono a S. Giorgio (oggi San Giorio), a Venaus, a Giaglione".

In realtà le danze di questi tre paesi mantengono elementi sia della "moresca" sia delle "danze a catena". Delle prime conservano una certa vivacità di movimenti e passi "saltellati", mentre con le "danze a catena" hanno in comune una certa movenza di progressione, quasi ininterrotta.

A Giaglione gli spadonari sono quattro uomini che vestono un costume composto da un corpetto senza maniche, indossato su una camicia bianca, impreziosito con ricami, pizzi, lustrini, e chiuso con degli alamari, così pure il corto grembiule di tessuto damascato, ornato con frange e perline. Il costume è tramandato da padre in figlio, ma essendo soggetto a logorio viene rifatto al bisogno, su indicazione di esperti di costume.
Il tratto più folcloristico però, è senz'altro l'appariscente copricapo fiorito (lou tsapèl), oggi realizzato con fiori di plastica (che hanno sostituito quelli di celluloide, tanto di moda nel '900, ma col piccolo inconveniente di essere alquanto infiammabili e pericolosi); sul retro pendono nastri multicolori, che ricadono sulla schiena.

Con i loro lunghi spadoni, "li sabro", eseguono un prestabilito numero di figure e movimenti coreografici. Il primo, sul sagrato della chiesa, è sempre rivolto alle priore schierate; "lou salut", il saluto, una sorta di preludio che si lega alle altre danze.
Qui, il ballo degli spadonari si può ammirare il 22 gennaio, giorno della festa patronale, con reiterazione la domenica successiva e poi alla Madonna del Rosario, il 7° ottobre. In quest'ultima occasione vengono anche nominate dal parroco le altre figure della festa, le "priore"   dell'anno, sei donne della stessa borgata, a rotazione tra le dieci frazioni (di cui due sono accorpate) che compongono il paese.

A Venaus invece, i quattro spadonari si esibiscono nel paese poco dopo, durante la festa patronale di S. Biagio e Sant'Agata il 3 febbraio, e per l' "ottava" di tale festa, cioè la domenica successiva, nonché quella che segue il 5 agosto, in occasione della Festa della Madonna delle Nevi, dove si recano però in "trasferta", nella frazione di Bar Cenisio. In queste ultima uscita il gruppo dei quattro spadonari si fa accompagnare solo dalla Filarmonica.

Quattro ragazze della confraternita del SS. Rosario portano la statua di S. Agata precedute e seguite dalla Priore con lungo velo bianco che scende dal capo (anticamente le priore erano vestite con il tipico costume savoiardo) e reggono in mano dei grossi ceri accesi.

Il costume degli spadonari venausini è all'apparenza simile a quelli giaglionesi, ma salta subito all'occhio che questi non hanno il grembiule. Indossano bensì un corpetto in velluto a mezze maniche, variamente ricamato e decorato; camicia e guanti bianchi; copripolso di lana lavorati a mano con l'uncinetto; pantaloni e scarpe nere. Molto simile il copricapo ovale, ricoperto di variopinti fiori di plastica o di tessuto, che viene fermato alla gola da un nastro verde o rosso, a cui anche qui sono attaccati numerosi altri nastri di vari colori. La spada è ricurva.

Il repertorio del gruppo si distingue in due situazioni coreografiche: la marcia e la danza. Le marce sono due: la "punta a battere" e la "punta bassa", dove la disposizione degli spadonari è rettilinea. Le danze sono quattro: "punta", cioè la cosiddetta danza del saluto; "quadri", "salto", "cuori". L'inizio delle stesse è condizionato dal via del direttore musicale e, al suo segnale, la banda inizia a suonare e gli spadonari a danzare.

In queste danze il richiamo alla terra ci giunge senz'altro dai variopinti colori dei fiori dei copricapo e dai lunghi nastri multicolori ,che discendono lungo le schiene degli spadonari, ma anche da alcuni movimenti, come il lancio delle spade verso l'alto o il toccare terra con la punta, gesto che sembra imitare l'atto della mietitura. L'etnolinguistica ci viene in aiuto nel'interpretazione dei movimenti, dandoci qualche indizio in più: quest'ultima movenza della spada infatti, è chiamata pweizâ a Giaglione e küìa a Venaus, termini che nei rispettivi patois franco provenzali locali significano, appunto, "raccolta".

Secondo alcuni antropologi proprio la lentezza e la teatralità dei gesti come questi che sembrano mimare la fecondazione del terreno e le antiche feste del calendimaggio, fanno propendere per un'origine arcaica.
Tanto che tali esibizioni sono state definite da alcuni antropologi un "rituale agreste" che, sebbene inglobate in una festa cristiana, testimoniano il persistere di alcuni moduli dell'antico paganesimo alpino. Cerimonie precristiane di propiziazione, svolte per invocare la fecondità della terra e l'abbondanza del raccolto primaverile. Altri invece le collegano alla tradizione bellica dei Celti.

Affascinante pure l'ipotesi che si rifà alle incisioni rupestri, che proprio in Val Cenischia sono ricorrenti; rappresentano figure armate di spade, ma non ci sono prove che si tratti degli stessi variopinti spadonari giunti sino a noi oggi.

Qualsiasi siano le vere origini, di sicuro sono lontane. E molto forti. Collanti di una comunità, che così comunica al mondo la sua identità culturale di cui è fiera. Fierezza che si percepisce nelle parole di uno degli spadonari che ha scelto di interpretare questo ruolo per vocazione. Alla domanda - Perché balla? Risponde - "perché mi dà una grande gioia rappresentare una tradizione antica di cui sono fiero e che non posso permettere si perda".

Info: i festeggiamenti a Venaus continuano per tutto il mese di febbraio, per info: http://www.comune.venaus.to.it/ComAppuntamentiDettaglio.asp?Id=39415&T=E

Per saperne di più:
Bravo G.L., 1981. La festa patronale di Venaus in Val di Susa e la danza degli spadonari, Torino, Assessorato alla cultura della Regione Piemonte, CLAU, Università di Torino, 17.Grimaldi P, Nattino L, 2009. Il teatro della Vita, Omega edizioni.
Milano E. 2005. Le radici antiche delle danze degli Spadonari.

Sitografia:
http://www.comune.giaglione.to.it/StoriaTerritorio?Spadonari

http://www.comune.venaus.to.it/ComSchedaTem.asp?Id=21805

http://www.atlantefestepiemonte.it/

 

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