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Quando una pietra lega un territorio

Grazie a una roccia calcarea molto particolare, nel Monferrato casalese è nato un progetto per valorizzare il territorio: se ne occupa, dal 2003, l'Ecomuseo della Pietra da Cantoni.

  • Claudia Pezzetti
  • marzo 2012
  • Venerdì, 23 Marzo 2012


Claudia Pezzetti

Una roccia di colore giallo pallido che si ritrova ovunque. In muri, gradini, scale, colonne, capitelli, muraglioni... e nei casot, quelle piccole casette usate per il ricovero degli attrezzi agricoli. Si tratta della Pietra da Cantoni, roccia che caratterizza il paese di Cella Monte, piccolo borgo arroccato sulle colline del Monferrato, che si susseguono fino alla pianura alessandrina. Una pietra molto particolare – un calcare marnoso, impropriamente chiamato tufo dai cavatori del Monferrato – con una storia che inizia circa 20 milioni di anni fa, quando il Monferrato era sommerso da un mare poco profondo e molto ricco di vita. In queste limpide acque nuotavano molluschi, ricci di mare, coralli e pesci, oggetto di studi paleontologici già dall'Ottocento. Circa 14 milioni di anni fa il mare si approfondì in tutta l'area monferrina, arrivando fino a 60 metri di profondità e all'incirca 5 milioni di anni fa il fondale marino emerse e si ripiegò, in seguito alla formazione delle colline e i depositi marini, trasformati in roccia, vennero erosi da pioggia e vento, permettendo ai sedimenti di affiorare in superficie. Il nome "cantoni" deriva dalla modalità di estrazione della pietra, cavata tagliando dei veri e propri parallelepipedi di roccia. Molti edifici del casalese sono costruiti con questa roccia perché molto diffusa e semplice da reperire, e dalla scelta di usarla come materiale da costruzione ne è conseguita una diretta influenza in termini di scelte tecnologiche, formali e tipologiche dei fabbricati. Grazie alla notevole presenza della Pietra da Cantoni è nato un progetto volto a identificare i paesi della zona e il territorio attraverso una cultura comune, concretizzata con l'istituzione dell'Ecomuseo della Pietra da Cantoni, nel marzo del 2003. La proposta è giunta dal Comune di Cella Monte, dal Sacro Monte di Crea e dall'IPLA (Istituto per le Piante da Legno e per l'Ambiente di Torino) con lo scopo di documentare, conservare, valorizzare il paesaggio e il territorio monferrino. Le priorità dell'Ecomuseo della Pietra da Cantoni è la valorizzazione della roccia, del paesaggio agrario, del territorio; proprio sul territorio si svolge la maggioranza delle attività proposte, con la collaborazione della gente del luogo, che deve essere stimolata a conoscere la storia e le tradizioni della terra in cui vive. La roccia diventa il filo conduttore in cui la popolazione può riconoscersi, quel patrimonio locale legato a tradizioni, architetture, storie, cultura, paesaggio naturale e antropico. L'Ecomuseo si impegna a divulgare la cultura locale, a sostenere il turismo culturale e a tutelare il territorio e il paesaggio agrario, in diversi modi. Prevede la promozione di attività editoriali, mostre, e la realizzazione di laboratori didattici per ragazzi; finora sono stati pubblicati cinque volumi che costituiscono la collana editoriale dell'Ecomuseo, dedicata alle tradizioni del territorio monferrino. I laboratori didattici proposti per le scuole elementari e medie sono una "giornata paleontologica" e "fatto e cotto – un erbario in terra cotta". Il primo fa riflettere i ragazzi sulla biodiversità nei tempi geologici quale elemento utile all'interpretazione della biodiversità attuale, imparando che l'ambiente attuale è il risultato di una lunga evoluzione e che i fossili sono un bene della collettività ed è importante che vengano tutelati. Il laboratorio ha luogo all'aria aperta, sugli affioramenti della Pietra da Cantoni, dove vengono svolte attività di osservazione e descrizione della roccia e di riconoscimento dei fossili, grazie alla collaborazione della Facoltà di Scienze della Terra dell'Università di Torino. "Fatto e cotto – un erbario in terra cotta" ha l'obiettivo di far apprendere la tecnica del calco sull'argilla e la conoscenza della vegetazione locale. Durante le attività vengono descritte le foglie degli alberi presenti nel territorio e gli esperti insegnano a distinguerle e a classificarle. Viene poi realizzato un calco in argilla, successivamente cotto nel forno e conservato come originale erbario. A sostegno del turismo culturale e della tutela del territorio l'ecomuseo ha rivalutato e sottolineato l'importanza degli infernot, dei giardini e della bellezza antica dei borghi monferrini. Gli infernot (ai quali è dedicato uno dei quaderni dell'ecomuseo) sono delle cavità ipogee scavate nella Pietra da Cantoni, piccole cantine ubicate sotto case, cortili e strade delle colline monferrine. Si tratta di vere e proprie opere d'arte, realizzate da artisti del luogo, spesso rimasti anonimi. Ben 47 di queste cavità sono state censite dall'Ecomuseo con la collaborazione con l'Istituto superiore statale Leardi di Casale Monferrato. Per ogni infernot sono stati eseguiti i rilievi architettonici e fotografici. Il modo migliore per conservare gli infernot è renderli fruibili a tutti, così è stato creato il "circuito infernot" che annualmente viene aperto per chi vuole visitare questi curiosi vuoti. Nel Monferrato casalese sono anche presenti molti giardini storici e di pregevole interesse botanico. L'Ecomuseo li ha presentati attraverso le pagine del volume Il Giardino diffuso e in primavera organizza una manifestazione per visitarli e conoscerli. Da quest'anno l'Ecomuseo organizza la manifestazione "Genius Loci, pomeriggi nei borghi monferrini": una serie di escursioni organizzate in diversi paesi del Monferrato che prevedono passeggiate culturali, alla riscoperta di luoghi ricchi di storia ma poco noti e spesso non aperti al pubblico. Se è visibile l'intervento continuativo dell'uomo sul paesaggio in questi paesi del Monferrato casalese, e altresì chiaro come il paesaggio abbia modellato la vita dell'uomo. E come una roccia abbia reso il paesaggio così particolare.

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