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Intelligenza vegetale tra ricerca e arte

Solo al giorno d'oggi la scienza eleva le piante a esseri "intelligenti", con radici capaci di attività simil-neurale, ma c'è anche chi, pur non avendo mai varcato la porta di un laboratorio, ha espresso nella sua arte l'intelligenza delle radici

 

  • Loredana Matonti
  • maggio 2012
  • Lunedì, 7 Maggio 2012

"Non è un'esagerazione affermare che l'apice della radichetta, avendo il potere di dirigere i movimenti delle parti adiacenti, agisce come il cervello di un animale inferiore; il cervello essendo situato nella parte anteriore del corpo riceve impressioni dagli organi di senso e dirige i diversi movimenti della radice". Charles Darwin, nel "Il potere del movimento nelle piante"

Capaci di ragionare, comunicare, difendere il proprio territorio... Non parliamo né di uomini né di animali, bensì di piante. Come gli umani, sanno distinguere i propri simili e sono anche comunicatrici straordinarie ma, mentre si fa notare spesso che un essere umano ha circa il 98% di DNA in comune con uno scimpanzè, quasi mai si evidenzia che il 25% dello stesso è identico a quello di una margherita. Alla luce di tutto questo, possiamo davvero affermare che le piante possiedono una forma propria di intelligenza? Lo chiediamo ad uno dei massimi esperti in materia, il professor Stefano Mancuso, assertore di una peculiare intelligenza delle piante, che ci presenta delle prove davvero intriganti. Associato di fisiologia delle specie arboree alla facoltà di agraria di Firenze, dirige il Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale (Linv), il primo al mondo specializzato nello studio dell'intelligenza verde, con sede nel polo scientifico universitario di Sesto Fiorentino. "Le piante riescono a mostrare e rivelare un comportamento talmente bello e complesso che possiamo solo definirlo "intelligente" - afferma Mancuso - in sostanza si arrovellano per risolvere lo stesso identico problema di tutti gli esseri viventi: sopravvivere". Secondo la sua teoria, esse riescono a risolvere un problema in modo sempre più efficiente e sono perfino capaci di autoriconoscersi. E, proprio come gli esseri umani, hanno anche istinti bellicosi: difendono se stesse e il proprio territorio, minacciano, aggrediscono... "Sono dotate di sensi e possiedono una capacità percettiva molto più sofisticata degli animali. Solo per fare un esempio, ogni singolo apice di una radice è in grado di percepire e monitorare simultaneamente e continuamente almeno 15 differenti parametri chimici e fisici". La vera scoperta dei ricercatori del Linv però, è legata all'individuazione di una regione dell'apice radicale, chiamata "zona di transizione", che sembra possedere tutti i requisiti per essere considerata una zona simil-neurale. Questa, spessa non più di un millimetro, possiede cellule con caratteristiche neuronali capaci di trasmissioni sinaptiche, analoghe a quelle del cervello di un animale inferiore, insetto o celenterato. Così l'intuizione di Darwin, a più di un secolo di distanza, sembra trovare un suo fondamento. "Se immaginiamo - conclude Mancuso - che ogni singolo apice radicale lavori in collaborazione con tutti gli altri, come una rete di piccoli elaboratori, un po' come Internet, ecco che possiamo rimuovere anche il 90% dell'apparato radicale e le piante continuano a funzionare. Il mio consiglio per coloro che lavorano con la rete è: le piante possono darvi buoni consigli su come si possano evolvere i network".

E dalla ricerca passiamo all'arte. Un volo pindarico che ha un unico obiettivo: le radici. Lo scultore Luca Germena, pur non avendo mai varcato le porte di un laboratorio, è sempre stato convinto assertore di un "cervello vegetale", insito nelle radici degli alberi. Lo stesso che, secondo lui, da origine alle forme a cui dà espressione. Si tratta perlopiù di animali appartenenti alla fauna selvatica, ma anche scene naturali o simboliche. Aggirarsi tra le sue creature emerse dalle radici è un'esperienza emozionante, una sorta di bosco fatato di legno, dove anatre improbabili stanno per spiccare il salto che permetterà loro di sollevarsi dal pelo dell'acqua, in cui un'aquila addestra il suo piccolo nella "lezione di volo" o un cinghiale affiora all'improvviso da un'altra radice, mostrando le zanne... Oggi, Luca è uno degli esponenti più interessanti di una corrente artistica che va sotto il nome di "animalier". 48 anni, originario di Avigliana dove vive tutt'ora, ha sempre prediletto lunghi giri nei boschi ai pomeriggi sui libri: "Amando la natura ho scelto di occuparmi di giardinaggio e ho vissuto sempre a diretto contatto con alberi e fiori, immergendomi nei segreti della vita vegetale". Artista molto particolare, Germena: lui non scolpisce, porta alla luce.
Per ore medita di fronte all'informe groviglio della radice scovandone la vocazione a mutarsi in questo o quell'animale. Con sapienti colpi di scalpello permette alle sue creature, prima celate, di "scrollarsi il legno di troppo" da dosso e di rinascere a nuova vita. "La mia opera serve solo metterne a nudo l'anima, ma non sempre la radice mi rivela immediatamente il tesoro che cela nel suo grembo: a volte medito per intere settimane per individuarne la punta di un becco o di un ala nascoste..." afferma Germena. Varcare la porta del suo laboratorio, il "ciabot" come lo chiama lui, una costruzione bassa di tronchi grezzi a fianco l'abitazione, è come entrare nel set di un film western. Una sorta di "saloon": mobili grezzi ricavati da tronchi, sgabelli di legno rivestiti da pelli di animali trovati morti, oggetti rustici appesi alle pareti, musica country di sottofondo e, naturalmente, radici...Lui è lì, col sorriso e lo scalpello in mano. Ti spiega, con una naturalezza disarmante, come basti assecondare la vena stessa della radice del maggiociondolo perché il corpo del cormorano si riveli ai nostri occhi.
La sua, sembra quasi la "chiamata" di una vocazione: "Un giorno mi è sembrato di leggere nelle forme delle radici i segreti della vita vegetale e mi si è dischiusa la porta dell'arte". Accade nell'ottobre 2006, dove, al ritorno di uno dei suoi giri nel bosco trova una radice che sarà la sua "guida" e maestra di scultura, "il signore della foresta", la prima e unica opera che riesce a mostrare alla mamma, allora gravemente ammalata. Quando scorge quel tronco di castagno, cavo, alto più di tre metri, "lui" lo osserva da tempo: due occhi vuoti ma colmi di insegnamenti, una figura surreale, ma estremamente viva, potente, saggia, vecchissima.

Da allora l'ispirazione diventa fuoco sacro che lo guida in tutti i suoi sapienti tocchi. Quasi come un biglietto da visita, ogni opera è corredata di una sua storia, delicata e poetica, che ha guidato la sua esecuzione. Anche questa è frutto di radici: la mamma era una poetessa e il padre pittore e poeta. Una premessa che non poteva non suscitare nel figlio la stessa vocazione. Luca scolpisce con gli occhi del cuore e non della mente. Un'ottica completamente diversa e originale di lavoro, certo non alla portata di tutti: occorre una coscienza allenata a penetrare nella materia, che indaghi le intime connessioni con gli altri Regni. Qui non può prevalere l'ego umano, abituato a piegare la Natura secondo la sua volontà, ma l'umiltà di farsi guidare da un'ispirazione o forse una "visione", ponendosi quasi solo come un mero "esecutore" di un progetto, di un disegno già stabilito. Un giorno gli arriva la prova. Il suo ego, lusingato dal successo che stava raccogliendo, offusca la purezza della sua percezione e così le sue radici rimangono silenti... Per mesi non riesce più a "vedere" le forme implicite in esse... angosciato per quella che sembra la fine di una carriera da poco iniziata, si rivolge di nuovo a "lui", il "signore della foresta", tuffandosi nei suo grandi occhi vuoti e attendendo una risposta: "Non pensare mai di essere tu a decidere cosa è celato nella radice. Lei ha una storia lunga, una vita che tu potrai conoscere solo annullando la tua volontà ed ogni tuo preconcetto. Solo allora vedrai ciò che la radice vuole farti vedere". Tutto era chiaro per lui: era la superbia a impedire alla sua coscienza di vedere...

Ci piace pensare che il suo segreto sia quello di essere riuscito ad entrare con quella sottile e impalpabile rete, a noi in gran parte sconosciuta, che lega ogni essere vivente, vegetale o animale che sia. "Quante volte ci siamo chiesti se un albero può provare emozioni - conclude Luca - ebbene, io sono convinto di sì, anzi, può amare così tanto da dar forma a questo amore nelle sue radici, che rimarranno anche dopo la sua morte, così come le radici del nostro passato rimangono vive dentro di noi".

Le prossime mostre Luca Germena ha già esposto in numerose personali e collettive. Qui di seguito i prossimi appuntamenti. Dal 9 al 10 giugno a Venezia presso Isola della Certosa, nell'ambito di "Slow wood" Dal 2 al 30 giugno presso la Certosa di Montebenedetto - Villarfocchiardo, Torino. Dal 28 giugno al 15 settembre presso il Parco del Mercantour (Francia) Dall'1-30 agosto presso l'ufficio turistico di Sauze d'Oulx, Torino. Dal 15 ottobre presso la Certosa di San Francesco del gruppo Abele, fraz Mortera, Avigliana lo scultore propone anche corsi di scultura delle radici con passeggiate nei boschi. Per info: www.germena.it Per saperne di più: www.plantneurobiology.org; www.linv.org "Plant Communication – Neural aspect of plant life" (Baluska, Mancuso e Volkmann, 2006), Springer.

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