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Storia della pietra che diventò un teatro

La Pera Luvera, uno dei più importanti massi erratici della collina morenica di Rivoli e Avigliana, viene riscoperta in una veste del tutto inaspettata.

  • Mariano Salvatore
  • Luglio 2011
  • Venerdì, 1 Luglio 2011

Molti sono i simboli usati per promuovere o difendere l'ambiente: indifesi panda, candidi cigni, orsi, soli sorridenti, fiori, piante, ecc. Ma chi penserebbe di usare come emblema della riscoperta della natura un masso di origine glaciale? Eppure c'è chi, da anni, si batte per la difesa dell'ambiente partendo proprio dai grossi massi erratici che qua e là si trovano nella Pianura Padana e nei fondo valle alpini. Eclatante è il caso dell'Associazione piemontese Pro Natura che, comprendendo l'importanza storico-paesaggistica dei placidi giganti di roccia, si è fatta alfiere di una lunga battaglia, conclusasi con l'approvazione, in sede regionale, di una legge, la n.23 del 21ottobre 2010, promulgata dal Pre­sidente della Giunta Regionale per garantire la valorizzazione e la conservazione dei massi erratici di alto pregio paesaggistico, naturalistico e storico. Un riconoscimento importante per veri e propri monumenti naturali, ricchi di storia, ma troppo spesso trascurati perché poco conosciuti. Partiamo dal principio. I massi erratici sono rocce di aspetto e natura mineralogica differenti depositate nel corso dell'ultima era glaciale dall'arretramento dei ghiacciai. Il clima cambiava e le grandi masse di ghiaccio lasciavano il posto alla fertile Pianura Padana e alle culture e civiltà che nel corso dei secoli si sono avvicendate in quest'area trasformandone più volte l'aspetto. Dell'immenso manto glaciale oggi non rimangono che pochi lembi, impegnati in una strenua lotta contro l'inesorabile aumento della temperatura globale, in uno stato di salute a dir poco preoccupante. Non a caso tra gli esperti del settore si inizia a parlare di ghiacciai in via di estinzione. Pochi sono a conoscenza dei massi erratici, che non sembrano riscuotere un grande successo di pubblico. Eppure non è sempre stato così. Per millenni, infatti, i massi erratici hanno alimentato la fantasia popolare. Questo perché la teoria delle glaciazioni è stata messa a fuoco solo nel corso della seconda metà dell'800 e pertanto non si poteva dare spiegazione ragionevole all'enigma costituito da questi massi di incredibili dimensioni e peso, la cui struttura rocciosa era di sicura provenienza alpina e non aveva niente a che vedere con le rocce e il suolo circostante. Come mai massi tipici di massici montuosi si trovavano in zone collinari o di pianura lontane dal luogo di origine anche alcune centinaia di km? Un enigma, un mistero fascinatorio che si legò all'idea della magia, dell'intervento divino o diabolico, terrifico o propiziatorio, ma comunque soprannaturale. Innumerevoli sono le leggende fiorite intorno agli "erratici" che vedono protagonisti Dio, i santi, la Madonna o il perfido Lucifero; qualcuno in uno sforzo più razionalistico arrivò a ipotizzare una pioggia di meteoriti da spazi siderali, oppure un'esplosione delle Alpi che avrebbe "sparato" come palle di cannone questi massi in giro per le Prealpi. Nel corso dei secoli i massi erratici furono dunque oggetto di culti di vario tipo; su alcuni si trovano incisioni a forma di coppelle emisferiche, cerchi o spirali, canaletti e simboli vulvari: segni comunque di dubbiosa interpretazione, che suggeriscono una funzione di are sacrificali. Non è raro trovare nelle regioni alpine rocce incise o coppellate destinate, in epoche precristiane, a fungere da altari per riti rivolti a divinità panteistiche quali divinità del fulmine o dei boschi. Oggi sappiamo che per comprendere la formazione dei massi erratici dobbiamo riferirci alle alternanze delle glaciazioni avvenute nell'ultima era geologica (detta anche era Quaternaria), durante il Pleistocene, che iniziò circa 2 milioni di anni fa. In alcuni periodi la temperatura sulla Terra si abbassò di qualche grado determinando l'espansione dei ghiacciai, che arrivarono a coprire una superficie pari al 32% delle terre emerse; con il rialzo successivo della temperatura avvennero il conseguente ritiro dei ghiacciai e la dispersione dei colossali macigni. Questa dunque in breve l'origine dei placidi, mastodontici testimoni di ere remote.

Utilizzati come altari per la venerazione di divinità o per riti esoterici, luoghi simbolici e fiabeschi, fucine di leggende e punti di aggregazione delle piccole comunità rurali, i massi erratici sono sempre stati elementi paesaggistici e culturali importanti. Nel mondo agreste queste rocce erano considerate elementi vivi in grado di conferire fertilità alle terre coltivate e alle giovani coppie di sposi che nel giorno del matrimonio camminavano sulla sommità del macigno per poi lasciarsi scivolare giù assorbendo in tal modo la forza generativa della pietra. Usanze e riti osteggiati dalla Chiesa ma ancora in uso fino al XIX secolo, epoca in cui si accresce l'interesse scientifico per i "grossi vagabondi". Nell'ottocento compaiono i primi studi e censimenti e vengono formulate le teorie più accreditate sulla loro formazione e provenienza. L'interesse per i pietroni scema inesorabilmente nel corso del '900, fino ad arrivare ai giorni nostri in cui in taluni casi i massi erratici vengono eliminati perché di ostacolo alla mano edificatoria dell'uomo. I massi sono d'ingombro, occupano spazio utile alla creazione di un centro residenziale, di un supermercato o persino di rotatoria stradale. Ma fortunatamente, come detto, c'è chi dei massi si è innamorato, convincendo le istituzioni a riconoscerne la funzione paesaggistica, storica e culturale. E infatti i massi possono diventare grandi attrattori culturali e ottimi scenari per manifestazioni e, addirittura, palcoscenici naturali per rappresentazioni teatrali. Il Teatro della Meta­morfosi ne è un felice esempio. Sostenuto da Pro Natura Torino, dall'Associazione Scuola per Via e dal Parco naturale Laghi di Avigliana, quest'originale compagnia teatrale ha da poco messo in scena un singolare spettacolo utilizzando come teatro all'aperto uno dei più noti e singolari massi erratici della Collina morenica di Rivoli-Avigliana, la Pera Luvera. Un grosso masso spiovente, ai piedi del quale ha preso vita La leggenda di Monte Cuneo, atto unico in quattro quadri, in cui si racconta la storia di Tullio e Memora, giovane coppia che decide di fuggire da una modernità non più in grado di dialogare con la natura per rifugiarsi in collina, imparando a servirsi dell'ambiente senza comprometterne la vitalità. Una forma originale e coinvolgente per riflettere in modo propositivo sul difficile rapporto uomo-ambiente.

Nella filosofia alla base dell'iniziativa, il masso erratico diviene il paradigma di una natura spesso trascurata, vista in modo sempre più superficiale (un paesaggio gradevole in cui trascorre qualche ora di relax) mentre, al contrario, andrebbe esplorata a fondo, per apprezzare l'unicità dei luoghi. La Pera Luvera è da sempre conosciuta come "Pietra del Lupo" e intorno a essa come sulla montagna, il Monte Cuneo, sulle cui pendici il ghiacciaio ripario l'ha depositata, si raccontano molte leggende. Abituale meta di passeggiate è stata in passato anche un frequentato sito di bouldering. Ma oltre a rappresentare un luogo intriso di antichi misteri e un palcoscenico pronto all'uso, è stata recentemente protagonista di una singolare vicenda. Il 27 luglio 2010 Pro Natura la ottiene in concessione da due privati cittadini aviglianesi, proprietari del terreno su cui il masso riposa. In cambio l'Associazione si impegna a promuovere un utilizzo sostenibile del masso e del bosco circostante. Il sito diviene ben presto un'area didattica e un punto di aggregazione per quanti ricerchino luoghi in cui recuperare un profondo contatto con la natura. Il progetto prende piede, e in un'ottica di condivisione vengono coinvolte altre Associazioni, tra cui "Scuola per Via", impegnata in attività di riscoperta del territorio attraverso la pratica del camminare. Anche sotto questo aspetto la Pera Luvera pare collocata ad hoc, visto che si trova lungo la "Via dei Pellegrini", rete di sentieri dalla forte impronta storico-naturalistica. Per i pellegrini del XXI sec. il masso costituisce un punto di riflessione e di ristoro per l'animo. La pera Luvera non è l'unico erratico della zona, gli fanno buona compagnia tanti altri giganti che concorrono a comporre un paesaggio naturalisticamente importante. In una recente mostra organizzata dal Museo di Scienze Naturali di Torino, i massi erratici venivano definiti come "Sentinelle di pietra". Forse, ora che sono tutelati dalla Legge, vigileranno davvero su un territorio sempre più minacciato da appetiti edificatori.

Scuola per via

La riscoperta della natura attraverso il cammino
Scuola per Via, costituita dall'ottobre 2010 come Associazione di Promozione Sociale, considera il cammino come occasione per raccontare l'ambiente e come strumento di crescita culturale. I due capisaldi su cui si fonda l'Associazione sono il cammino e l'osservazione, quest'ultimo basato sul metodo naturalistico, antropico e del deserto, ognuno dei quali approfondisce un aspetto della multiforme tematica ambientale. I percorsi scelti, oltre a presentare elementi d'interesse naturalistico e storico, servono da spunto per affrontare diversi temi ambientali; il percorso diventa un libro da aprire e interpretare. La descrizione del territorio tipica delle passeggiate è affiancata da analisi di pratiche unitarie, forme di soddisfacimento dei bisogni primari il meno insostenibili possibile. Sono esempi di questo tipo di pratiche il cammino come forma di mobilità e il compostaggio di qualità agraria per ottenere alimenti che nel ciclo di produzione contribuiscono così a ricostituire l'humus del suolo. Anche se l'aula di elezione è il territorio, Scuola per Via propone laboratori per le scuole, conferenze, serate di letture a tema. Tappa particolare dei percorsi è l'osservatorio del deserto, luogo in cui, isolati e sollecitati al raccoglimento da un elemento naturale come un masso, si ragiona sul posto che occupiamo nel mondo. L'obiettivo è spogliare l'uomo del ruolo di culmine dell'evoluzione, guardandolo alla luce dei molteplici legami che lo ancorano all'ambiente e vestendo i panni degli altri esseri che popolano la Terra.

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