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Quadro con vista sull'Orsiera

Un quadro di un pittore 'minore' e l'occasione di osservare un paesaggio - quello del Parco naturale Orsiera Rocciavrè - e osservare come c'è sempre un 'prima' e un 'dopo'. 

  • Luca Giunti
  • Giugno 2021
  • Lunedì, 14 Giugno 2021
Gruppo dell'Orsiera  | Foto L. Giunti Gruppo dell'Orsiera | Foto L. Giunti

 

Nella galleria verde del Castello di Agliè è esposto un quadro che suggerisce comparazioni sorprendenti. "Scoperto" durante la visita organizzata in concomitanza con le giornate FAI di primavera, che hanno meritoriamente aperto al pubblico il grandioso Parco del Castello e i suoi giardini, si intitola "Ore tranquille (Val di Susa)". La gentile cicerona, alla domanda insistente, informa che è stato dipinto nel 1897 dal pittore paesaggista piemontese Luigi Clara.

L'interesse è stimolato dalla rappresentazione realistica delle montagne, dove è facile riconoscere le principali vette di quello che dal 1980 è il Parco naturale Orsiera-Rocciavrè, oggi inserito nel sistema delle Aree Protette delle Alpi Cozie. Da sinistra a destra si riconoscono la punta del Villano, la Pian Paris, Mezzodì e Rocca Nera, tutte sopra i 2.700 metri, e il Monte Orsiera che dà il nome al massiccio e al parco, la cui vetta nord domina il paesaggio e il dipinto con i suoi 2.890 metri di altitudine.

In primo piano il pittore ha rappresentato una classica scena bucolica: un pastorello seduto che, custodendo due pecore e un agnello, ammira il panorama davanti a sé. Probabilmente, conoscendo i luoghi, l'artista aveva piazzato il cavalletto nei pressi di uno degli alpeggi - forse Costa Rossa, forse Balmafol - che ancora oggi vengono utilizzati alle pendici del Monte Rocciamelone, a sua volta una vasta area tutelata come SIC e ZPS nell'ambito della ReteNatura2000 della Regione Piemonte.

È probabile che il quadro sia stato dipinto proprio in un periodo primaverile, o forse qualche settimana più avanti, visto che in quota ci sono ancora abbondanti lingue di neve e, a monte di quello che diventerà il Rifugio alpino Toesca, si manifesta la caratteristica "Croce di Maggio" che la tradizione locale individua in due lingue di neve, una verticale e una orizzontale, che appunto restano incastrate nei canaloni sotto il Colle del Sabbione mantenendo la forma caratteristica fino all'estate.

Più interessante ancora è osservare l'intero paesaggio. Infatti sui costoni che salgono verso le vette, si apprezzano strade a tornanti che attraversano ampi pascoli aperti e assolati, il cui aspetto oggi è molto diverso. Infatti l'urbanizzazione del boom economico del Dopoguerra, con il conseguente progressivo abbandono delle attività tradizionali montane e contadine, ha favorito il recupero dei boschi che, dalla stessa inquadratura, si vedono coprire gli ambienti che Luigi Clara dipinse alla fine del 1800.

Lo scorcio del fondovalle che il pastorello contempla pensoso lo mostra, ovviamente, è sgombro dalle tante infrastrutture che oggi lo occupano. Soprattutto si vede il Fiume Dora Riparia libero di divagare con ampi meandri dentro il suo letto alluvionale che si intuisce modificarsi periodicamente in base alle piene e agli andamenti meteorologici. Va dato merito al Clara di aver composto quasi una fotografia panoramica.

Una domenica di cultura e riapertura, un po' di conoscenza topografica, un quadro come tanti di un pittore minore, ed ecco uno modesto spunto per riflessioni e paragoni.
Nessun ripianto nostalgico per un Eden mai veramente esistito, solo la consapevolezza del tempo che passa e delle azioni umane che modificano i paesaggi, nel bene e nel male.

 

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