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Paesaggio, una storia lunga un secolo

Un secolo fa la "Legge Croce" stabiliva per la prima volta in Italia che il paesaggio è un bene da difendere e tutelare. Un convegno al Circolo dei Lettori di Torino ha ripercorso questi ultimi cento anni, mostrando come il concetto di paesaggio è mutato di pari passo con la cultura e la storia del nostro Paese.

  • Alessandro Paolini
  • Novembre 2022
  • Giovedì, 1 Dicembre 2022
Le colline delle Langhe dal belvedere di La Morra  - Foto A.Paolini Le colline delle Langhe dal belvedere di La Morra - Foto A.Paolini

Lo scorso 11 giugno ha compiuto cent'anni la Legge 778 del 1922 "Per la tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico".

La legge, una delle prime in Europa a tutelare il paesaggio, fu opera di Benedetto Croce, all'epoca Ministro dell'Istruzione pubblica, che nella relazione allegata così definiva il paesaggio: «quel che costituisce la fisionomia, la caratteristica, la singolarità, per cui una nazione si differenzia dall'altra, nell'aspetto delle sue città, nelle linee del suo suolo, nelle sue singolarità geologiche».

Una legge pioneristica

La legge si proponeva di tutelare il paesaggio con poche ed essenziali indicazioni, ma se ne rileggiamo oggi il breve testo – era composta di soli sette articoli – appare come una norma acerba e anche un po' naif.

L'articolo 1 recita "Sono dichiarate soggette a speciale protezione le cose immobili la cui conservazione presenta un notevole interesse pubblico a causa della loro bellezza naturale o della loro particolare relazione con la storia civile e letteraria. Sono protette altresì dalla presente legge le bellezze panoramiche". Negli articoli successivi si stabiliva che tali cose non potevano essere alterate o distrutte senza il consenso del Ministero.

La tutela del paesaggio nella storia

"In seguito alla legge del '22 i primi beni paesaggistici a essere oggetto di tutela nella nostra regione furono la Collina Torinese, i laghi piemontesi, la Sacra di San Michele, il Sacro Monte di Varallo" ha ricordato Luisa Papotti, già Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Torino, intervenendo al convegno "Paesaggio, una storia lunga un secolo: dalla tutela alla valorizzazione attraverso la pianificazione".

In particolare furono messi al centro dell'attenzione elementi paesaggistici naturali, come alberi monumentali, cascate, massi erratici, ma anche beni realizzati dall'uomo, come castelli, parchi e giardini. Tra questi ultimi anche quelli di Piazza Carlo Felice, di fronte alla stazione torinese di Porta Nuova.

"Dal 1922 al 1932 furono emanati ben 80 provvedimenti di tutela di cui 42 riguardanti bellezze naturali e solo 12 immobili del Piemonte. Tra il '31 e il '40 i provvedimenti furono solo 12" ha sottolineato Andrea Visentini, Settore Pianificazione regionale per il governo del territorio della Regione Piemonte.

"Nel 1939 fu emanata la seconda legge di tutela, in un periodo storico particolarmente delicato: stava per iniziare la seconda Guerra Mondiale e una delle prime esigenze era quella di difendere i monumenti dai bombardamenti e gli alberi dei parchi dal taglio per utilizzarli come legna da ardere" ha ricordato ancora Papotti.

Nel dopoguerra la priorità fu la ricostruzione del Paese e la tutela paesaggistica passò in secondo piano, con un rallentamento delle azioni intraprese. Diversa la situazione negli anni '50 e '60, quelli del boom economico. La speculazione edilizia metteva a rischio il paesaggio e allora si tutelarono le zone più soggette agli appetiti dell'industria turistica, come il Colle del Sestriere, le sponde dei laghi Maggiore, d'Orta, di Avigliana e di Ivrea, e le strade panoramiche, come quella della Collina torinese. Anche le autostrade vennero difese: così fu per la Torino- Aosta nel '66.

Nel 1977 la competenza circa la tutela del paesaggio passò dalla Soprintendenza (che mantenne competenze residuali) in capo alle Regioni. Sono dell'84/85 le "leggi Galasso": inizialmente si trattò di norme emergenziali che divennero però stabili e definitive, imponendo la protezione per quasi il 40 per cento del territorio regionale. Da queste leggi derivano i famigerati "galassini": rapporti compilati dagli esperti che tracciavano i confini delle aree da tutelare e stabilivano le modalità con cui difenderle. Di fatto segnano l'inizio della pianificazione paesaggistica che riguarda, ad esempio, le grandi residenze sabaude, come il Castello di Racconigi e i suoi dintorni. Il 2008 segnò l'inizio della pianificazione in Piemonte, mentre oggi raccogliamo le nuove sfide lanciate dal PNRR.

Si fa presto a dire "paesaggio"...

"E' interessante notare come la legge segua spesso con ritardo le dinamiche sociali e culturali del Paese. La legge Croce era permeata da una visione estetica idealistica secondo cui la prima forma di conoscenza è l'estetica" ha sottolineato Paolo Carpentieri, già Capo Ufficio legislativo del Ministero per i beni e le attività culturali.

"La nostra Costituzione, all'articolo 9, comma 2, dice che la Repubblica "Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione". L'art 2 del Codice dei beni culturali dice invece che "i beni paesaggistici sono parte del patrimonio culturale". Il concetto di paesaggio è frutto della percezione, non è del tutto oggettivo ed è stato oggetto nella storia di una continua dialettica. Oggi, ferma restando l'importanza del piano paesaggistico, sarebbe forse auspicabile alleggerire i vincoli e le regole troppo generici" ha concluso Carpentieri.

Il paesaggio del Piemonte

In Piemonte è la legge regionale sulla "Tutela ed uso del suolo" a normare la formazione dei piani territoriali regionali e provinciali e degli strumenti urbanistici comunali. La Regione ha predisposto una pianificazione territoriale e paesaggistica in base a cui gli Enti locali assumono le decisioni sui propri strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica.

Il Piano territoriale regionale (PTR) e il Piano paesaggistico regionale (PPR), sono i due atti complementari di pianificazione per la gestione, salvaguardia, valorizzazione e riqualificazione dei territori della Regione.

Il Piano paesaggistico regionale, in particolare, è stato approvato (con D.C.R. n. 233-35836 del 3 ottobre 2017) sulla base dell'accordo, firmato a Roma il 14 marzo 2017 tra il Ministero per i beni e le attività culturali e la Regione Piemonte, ed è lo strumento di tutela e promozione del paesaggio piemontese, che ne regola le trasformazioni per lo sviluppo sostenibile del territorio. I principali contenuti del Piano sono contenuti in un fascicolo illustrativo online sul sito regionale.

Al di là degli obblighi normativi, il piano rappresenta la presa di coscienza da parte della comunità piemontese del valore del proprio territorio, in cui si identifica, con le sue dinamiche ambientali, naturali, storiche, culturali, e che è frutto delle trasformazioni operate dall'uomo. Come ha ricordato il Vicepresidente della Regione Piemonte Fabio Carosso: "la nostra regione ha avuto il coraggio di compiere dei passaggi culturali importanti, come quello che ha permesso alle Langhe di essere iscritte fra i siti patrimonio dell'umanità dell'UNESCO"

Per approfondimenti:

Sito della Regione Piemonte - Ambiente e territorio - Paesaggio  

Piano Paesaggistico Regionale (PPR)

Paesaggio Piemonte (strumento editoriale che mette in rete i saperi e le esperienze sui temi del paesaggio, alla ricerca di uno scambio costruttivo con l'intera collettività).

 

 

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