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La storia che emerge dal fondo

Le palafitte di Mercurago e Viverone diventano Patrimonio dell'umanità

  • Enrico Massone
  • ottobre 2011
  • Mercoledì, 5 Ottobre 2011


Per saperne di più - Informazioni generali www.palafittes.org - Unesco - Lista del Patrimonio Mondiale http://whc.unesco.org/en/list/1363 - Ufficio Federale della Cultura - Svizzera http://itunes.apple.com/ch/app/palafittes-guide/ - MiBAC - Direzione regionale del Piemonte www.piemonte.beniculturali.it/ - Distretto Turistico dei Laghi – Piemonte www.distrettolaghi.it/ - Museo Archeologico di Arona www.archeomuseo.it - Museo di Antichità di Torino http://museoarcheologico.piemonte.beniculturali.it/ - Museo del Territorio Biellese www.museodelterritorio.biella.it/

Lo ha deciso il Comitato dell'Unesco, riunitosi a Parigi il giugno scorso. Il sito seriale iscritto nella Lista del Patrimonio mondiale, ufficialmente denominato "Insediamenti palafitticoli preistorici dell'arco alpino", comprende ben 111 differenti realtà, localizzate in Svizzera (capofila della candidatura), Austria, Francia, Germania, Italia e Slovenia. Le zone archeologiche individuate nell'Italia settentrionale sono 19, comprese nelle regioni Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. La laboriosa procedura amministrativa che ha portato al riconoscimento dell'Unesco, in Italia è stata realizzata dalle Soprintendenze per i beni archeologici delle varie regioni coinvolte e coordinata dagli uffici del Ministero per i beni e le attività culturali. Il ministro Giancarlo Galan ha dichiarato che l'iscrizione del sito nella Lista Unesco "conferma un indiscusso primato del nostro Paese, dovuto a un patrimonio culturale e paesaggistico ricco e diffuso, risultato della millenaria interazione tra uomo e natura. Hai poi ricordato che è ora nostro dovere adoperarci per far sì che il coronamento del lavoro compiuto, diventi il punto di partenza capace di restituire visibilità a questo patrimonio". L'Unesco non assegna contributi finanziari per la buona conservazione del bene iscritto, né per aumentarne conoscenza e fruibilità, ma il prestigioso riconoscimento è un potente riflettore che illumina il bene di luce nuova, un attestato che ne amplifica la considerazione, un incentivo per stimolare gestori e istituzioni ad intensificare gli impegni di valorizzazione e proiettare quell'eccellenza dall'ambito locale sullo scenario globale dei beni culturali. Le positive ricadute economiche non si faranno attendere: le stime mostrano che in pochi anni, a seguito dell'iscrizione nella Lista Unesco, i beni registrano incrementi dei flussi turistici pari al 20-25%. Il sito delle palafitte è composto da insediamenti preistorici di età compresa fra il 5000 e il 500 avanti Cristo. La ricchezza dei reperti rinvenuti interessa per lo più villaggi e zone spondali, individuate sulle rive di fiumi, laghi e torbiere. Il notevole stato di conservazione dei materiali organici conservati negli ambienti umidi, favorisce la conoscenza accurata dei modi in cui le comunità primitive ai piedi delle Alpi interagirono col territorio e si adattarono ai cambiamenti climatici e alle trasformazioni degli strumenti di lavoro. Le tecniche di datazione delle strutture architettoniche in legno, oggi estremamente puntuali, consentono di ricostruire la storia di interi villaggi preistorici e di seguire le variazioni nel corso della loro evoluzione. Ad esempio, l'indagine sugli anelli di accrescimento degli alberi permette di datare con precisione anche gli elementi più piccoli e di studiare l'organizzazione spaziale dei villaggi preistorici in un significativo arco di tempo. Le molteplici realtà del sito seriale sono dunque le migliori fonti archeologiche per proseguire la ricerca sulle società contadine arcaiche d'Europa e analizzare in modo approfondito le culture preistoriche. I siti palafitticoli più antichi rinvenuti sul territorio italiano sono quelli del lago di Varese, mentre la maggiore concentrazione si trova intorno al lago di Garda. Gli studi condotti in territorio piemontese, riguardano le costruzioni a palafitta dell'età del bronzo. Nel sito archeologico del lago di Viverone (comuni di Azeglio e Viverone) si trova un pregevole esempio di struttura abitativa. Qui sono stati individuati circa 5000 pali, che formano alcune case di grandi dimensioni sviluppate in lunghezza e alcuni recinti da staccionate, disposti attorno a un insediamento di forma circolare di 70 metri di diametro, collegato alla terraferma da un sentiero, circondato da due palizzate. Nel sito si sono inoltre ritrovati numerosi reperti in metallo (soprattutto spade, asce, spilloni e vari ornamenti femminili), che indicano l'esistenza di legami costanti con altre zone simili della Germania meridionale e della Svizzera. Nel sito di Mercurago, individuato all'interno del Parco naturale regionale (comune di Arona), si trova una delle prime palafitte scoperte in Europa. Rivenuta casualmente a metà Ottocento durante la normale attività estrattiva di una torbiera, grazie all'impegno del geologo Bartolomeo Gastaldi, la palafitta fu studiata e analizzata con approccio scientifico già nel 1860-62. Una nuova campagna di scavi condotta dalla Soprintendenza per i beni archeologici del Piemonte nel 1955 portò alla luce una struttura di bonifica in tronchi di legno, che serviva a rendere abitabili le sponde umide e franose del lago. Il lagone di Mercurago è un sito archeologico di notevole importanza per il rinvenimento di oggetti metallici e in legno. In particolare, si segnalano quattro ruote di legno, che testimoniano l'abilità tecnologica raggiunta nella costruzione di carri da guerra e da trasporto e alcuni bottoncini di fayence, tra i più antichi ornamenti scoperti in Italia: altri reperti come strumenti, utensili e vasi in ceramica, riflettono le condizioni di vita e le abitudini di chi, in un passato remoto, abitò questo lembo di territorio adiacente al lago Maggiore. Oltre a rappresentare una valida occasione per restituire visibilità ad un patrimonio universale, unico e insostituibile, l'inserimento del sito archeologico di Mercurago nella Lista dell'Unesco, contribuisce a rinnovare l'importanza del Parco naturale, che ne cura la gestione insieme al Comune di Arona. Spesso i resti palafitticoli sono difficili da vedere sul luogo, perché al loro posto oggi troviamo il lago, la palude, un'area attrezzata o un parcheggio. L'inconveniente è stato abilmente superato con l'aiuto di un supporto tecnologico avanzato. In 53 delle 56 realtà localizzate in Svizzera, l'Ufficio federale della cultura, ha messo a punto il pratico 'iPhone "Palafittes Guide", una guida virtuale che ci fa scoprire i tesori nascosti nel sottosuolo o sul fondale dei laghi. Una buona pratica che potrebbe essere adottata dalle restanti realtà del sito trasnazionale! Per il momento, in Piemonte, tale problema è compensato dall'opportunità offerta al pubblico di ammirare i reperti archeologici rinvenuti a Viverone e Mercurago, esposti permanentemente presso il Museo Archeologico di Arona, Museo del Territorio Biellese e il Museo di Antichità di Torino.

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