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Alle origini di Sant’Albano. Una storia che inizia 5000 anni fa

I lavori autostradali della Asti-Cuneo hanno portato alla luce nel territorio di Sant'Albano Stura una necropoli longobarda che ha restituito molti interessanti reperti e getta nuova luce sul Piemonte "barbarico". La sovrintendenza ha presentato i risultati

 

  • Egle Micheletto, Marica Venturino Gambari
  • marzo 2010
  • Martedì, 30 Marzo 2010

Risalgono all'età del Bronzo (XIV-XIII secolo a.C.) le strutture individuate in occasione dei lavori per il collegamento autostradale Asti-Cuneo in un'area pianeggiante collocata tra le cascine Borghesio e Castagna. L'indagine archeologica, effettuata nell'autunno 2001 in occasione della realizzazione del lotto 1.2 (Perucca - Consovero) dell'autostrada Asti - Cuneo, in corrispondenza della fascia interessata dall'arteria stradale in costruzione, ha identificato focolari, strutture di combustione (fosse interrate con livelli di preparazione del piano di cottura, costituiti da strati sovrapposti di ciottoli di diverse pezzature, man mano più piccoli procedendo dal basso verso l'alto, e lenti di concotto), fosse di scarico (di forma ovale, ripiene di terreno di colore scuro, ricco di carboni, di frammenti di vasi in ceramica e talvolta di ciottoli) e buche di palo, in alcuni casi con inzeppatura di ciottoli. Le strutture sono riferibili a un'area a carattere artigianale, probabilmente destinata alla lavorazione dell'argilla per la preparazione di recipienti in ceramica; alcune buche di palo paiono delimitare aree più articolate e indicano forse anche la presenza di capanne di forma ovale.
Il materiale recuperato è costituito prevalentemente da frammenti di macine in pietra, utilizzate per lo sfarinamento di granaglie ma anche per attività a carattere artigianale (triturazione del degrassante per la preparazione dell'impasto ceramico), e di recipienti di ceramica di impasto grossolano. L'analisi preliminare dei macroresti vegetali carbonizzati ha indicato le specie forestali utilizzate nei processi di combustione, sfruttando i boschi circostanti l'insediamento (querce caducifoglie, carpini, faggi, aceri, nocciolo, corniolo), mentre scarse sono le attestazioni di cereali (frumento e orzo) coltivati, a riprova della caratterizzazione artigianale del sito.
La presenza di insediamenti della tarda età del Bronzo nel territorio era già indiziata da rinvenimenti effettuati in passato, come la spada in bronzo, rinvenuta fortuitamente a Basse di Stura (comune di Fossano) in occasione di lavori di estrazione di ghiaia e deposta nell'antico alveo della Stura, probabilmente come offerta alle divinità secondo una consuetudine molto ben documentata in tutta Europa. Insieme all'esemplare rinvenuto a Borgo San Dalmazzo (conservato al Museo Civico di Cuneo), essa attesta nel XIII secolo a.C. la diffusione di una variante occidentale di una particolare tipologia di spade che arriva fino al Bacino di Parigi.
La necropoli longobarda in frazione Ceriolo.
Anche il Piemonte sud-occidentale, interessato in passato solo da sporadiche attestazioni di tombe barbariche isolate (Baldissero d'Alba; Scarnafigi; Trezzo Tinella), ha restituito un complesso archeologico di straordinaria rilevanza, in corso di scavo nella frazione Ceriolo di S. Albano Stura. Un edificio adibito ad abitazione era già stato messo in luce (2001) nell'area prossima alla cascina Borghesio, in adiacenza alle strutture dell'insediamento dell'età del Bronzo: il suo perimetro rettangolare (m 8 x 4 circa) era definito da una serie di buche di palo portanti, mentre altre buche allineate lungo l'asse mediano servivano da appoggio per il colmo del tetto a due falde.
Nella frazione Ceriolo, ai margini del terrazzo fluviale sulla Stura, è ora in fase di ultimazione l'indagine archeologica di un grande cimitero longobardo. Sono state indagate a oggi 560 tombe, oltre la metà delle quali con elementi di corredo, disposte su lunghe file parallele e regolari, comprendenti in media 30 fosse, tutte orientate est-ovest, con il cranio del defunto a ovest. Le fosse, in genere rettangolari, presentano sul fondo alcuni ciottoli alle estremità, utili a sorreggere tavole lignee; l'esistenza di una copertura in legno è spesso suggerita da altri ciottoli disposti lungo il profilo della tomba e scivolati all'interno, andando a coprire parzialmente gli elementi di corredo. Più rare le sepolture entro tronco o cassa lignea, comunque documentate grazie alle cavità lasciate dalla decomposizione del legno e riempitesi di argilla quasi pura, ben visibili nel terreno ghiaioso.
Le pesanti arature di età moderna hanno asportato il piano d'uso del cimitero, ma una breve porzione di stratigrafia conservata in situ consente di valutare la profondità media delle fosse (oltre 1 metro) e di stabilire che almeno alcune di esse erano sormontate da un tumulo di ciottoli o che questi ultimi erano serviti a contenere un tumulo di terra e un segnacolo. La pressoché totale assenza di sovrapposizioni tra le tombe conferma, d'altra parte, pur nella continuità di sepoltura di una cospicua popolazione nell'arco di circa un secolo (VII secolo d.C.), che i sepolcri continuarono a essere ben visibili in superficie e rispettati.
La maggioranza delle tombe maschili presenta la deposizione del solo coltellaccio (scramasax) e di cinture multiple in bronzo e ferro ageminato; percentualmente limitate sono le inumazioni con spada (spatha), e poche quelle con lancia, punte di freccia o cesoie. Donne e bambini sono rappresentati in percentuale non trascurabile. Le sepolture femminili sono riconoscibili soprattutto per la deposizione di collane con vaghi in pasta vitrea o ambra, di braccialetti (armillae) in vetro, ambra e bronzo, mentre molto rari sono gli orecchini in oro e argento.
La posizione del cimitero trova confronto con quello di Collegno (Torino), utilizzato dall'ultimo trentennio del VI all'VIII secolo, anch'esso posto su un terrazzo fluviale, alla destra orografica della Dora Riparia, probabilmente nei pressi di un guado o di un ponte, lungo uno dei percorsi di variante della strada principale tra Augusta Taurinorum e Susa, verso i valichi alpini. Anche nel nostro caso la documentazione medievale menziona alcuni guadi sulla Stura, nell'area compresa, in sponda destra, tra Montanera e S. Albano e, sulla sinistra, tra Murazzo, Romanisio e poi Fossano, sino a quel pons vetus attestato dal XV secolo; è grosso modo l'area dove già Rinaldo Comba aveva localizzato il fondo di Ribarupta, posto "non multum longe da fluvio Stura iudiciaria Bredulense" in una carta del 994 e dove materiali scultorei, come il pluteo frammentario del IX secolo rinvenuto in regione "Mulino" di S. Albano (oggi conservato nel Palazzo comunale), confermano la complessità, ricchezza e continuità dell'insediamento.
Nello studio dell'importante complesso andranno considerate le caratteristiche dell'insediamento, che a Collegno mantenne a lungo una precisa connotazione militare, a protezione della strada e del guado sul fiume. Anche a S. Albano, comunque, l'organizzazione dell'area cimiteriale e l'alta percentuale di tombe con armi e complementi dell'abbigliamento, che sembrano perdurare sino ai primi decenni dell'VIII secolo, pur riducendosi progressivamente, riflettono stretti legami con una tradizione "barbarica" e una cultura diverse da quella romana.

 

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