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Una via millenaria nel cuore dell’Europa

Dai siti megalitici alle vestigia romane del Piccolo San Bernardo

  • Loredana Matonti
  • luglio 2015
  • Venerdì, 31 Luglio 2015
Ospizio e via delle gallie al Colle Piccolo san Bernardo Loredana Matonti Ospizio e via delle gallie al Colle Piccolo san Bernardo Loredana Matonti

Nelle Alpi, vicino al cielo, nel luogo in cui, scostate dalla potenza di Graius, le rocce si vanno abbassando, e si lascia valicare, c'è un luogo sacro in cui si innalzano gli altari di Ercole. L'inverno lo copre di una neve persistente; ed alza la sua testa bianca verso gli astri.
Petronio, I sec. D.C

Nel cuore delle Alpi, tra la Savoia e l'Italia, il colle Alpis Graia, antico nome del Piccolo San Bernardo, unisce l'alta Tarentaise in Francia con la Valle d'Aosta, valli che traggono la loro identità e cultura dalla propria posizione geografica, ai confini di diversi imponenti massicci: il Beaufortain a Nord, il Monte Bianco a Est, la Maurienne a Sud e il massiccio della Vanoise a Sud-Ovest, con il Parco nazionale della Vanoise.
Fin dall'antichità gli uomini avevano percepito la magica atmosfera del Colle e il suo significato strategico quale passaggio privilegiato tra le Alpi. Qui, durante millenni, hanno sfidato i 2188 m dell'impervio valico per raggiungere le terre al di là del confine, lasciando numerose tracce del loro passaggio. Ancora più indietro, nella Preistoria, fu già teatro di incontro di culture e di culti antichi.
Tanto che, arrivando dalla SS 26 che collega la Valle d'Aosta all'Haute Tarentaise, proprio sulla linea di confine Italia-Francia, si rimane stupiti nell'imbattersi in uno dei rari cerchi megalitici presenti in Italia, di grande interesse storico e astronomico: un Cromlech (in lingua celtica Croum "curva" e lech "pietra sacra"), del tutto analogo a quelli che si vedono più frequentemente in Bretagna.
Nelle sue vicinanze vi è un tempietto gallico, seppur di epoca molto successiva, testimonierebbe il fatto che tutta la zona è stata luogo di culto nell'antichità.
La Columna Jovis, un'alta colonna di porfido grezzo che ora sostiene la statua di San Bernardo, e la Mansio Romana, edificio che, sulla "Via delle Gallie", garantiva accoglienza, ristoro e pernottamento ai viaggiatori e agli animali da trasporto, testimoniano l'importanza di questo Colle anche all'epoca Romana.
Tale Via, attraversava il territorio valdostano con il tratto da Eporedia (Ivrea) ad Augusta Praetoria (Aosta), dove si biforcava per raggiungere i valichi del Summus Poeninus (Gran San Bernardo) e dell' Alpis Graia (Piccolo San Bernardo).
Già in epoca preromana, quando i Salassi erano padroni incontrastati dei valichi alpini, esisteva una rete viaria primitiva costituita da sentieri, ma solo dopo la conquista dei Salassi nel 25 a.C, sotto l'imperatore Augusto, alcuni percorsi tra quelli frequentati almeno dal III millennio, vennero sistemati ed attrezzati per consentire il passaggio carrozzabile di merci e uomini.

Il Cromlech
Situato sullo spartiacque dei bacini della Dora Baltea e dell'Isère, il monumento si trova in una posizione straordinariamente significativa anche dal punto di vista astronomico.
Chiamato anche il "Cerchio di Annibale" (perchè si narra che il famoso condottiero passò proprio da qui) è costituito attualmente da 46 pietre allungate e appuntite, poste ad una distanza di 2 o 4 metri una dall'altra, disposte a formare vagamente una circonferenza di 80 metri di diametro. Alcune pietre, o menhir, che compongono il cromlech hanno delle forme particolari: quella indicata con il numero tre e' particolarmente grande, circa 80 cm, ha una forma squadrata e sostenuta da un'altra pietra di rincalzo dello stesso tipo. La settima pietra, un po' appuntita, è più alta rispetto alle vicine, un'altra ancora riporta una coppella. Non è da escludere la possibilità che ci fosse un dolmen nel centro. La datazione esatta di questo sito è piuttosto difficile ma potrebbe risalire all'età del bronzo, anche se alcuni lo ritengono più antico. Gli studi, ancora in corso, non hanno chiarito la sua funzione, anche se è molto probabile, che per la forma e l'orientamento fungesse da osservatorio astronomico, ma con un primato, quello dell'altitudine. Questo monumento preistorico potrebbe essere collegato ad altre costruzioni megalitiche presenti in Valle d'Aosta, in particolare a un'area molto estesa che si trova nella città di Aosta.
Nel Solstizio d'Estate, con un po' di fortuna si può assistere al suggestivo spettacolo del sole che, dietro una sella del Lancebranlette, vetta a Nord Ovest dell'orizzonte, proietta due falci d'ombra che progressivamente abbracciano il cerchio di pietre del Cromlech fino a lasciarne in luce soltanto il centro. Un evento che rievoca antichi riti, risalenti al periodo neolitico, legati agli equinozi e ai solstizi, giorni magici, carichi di significato e per questo celebrati intorno a monumenti sacri.
Fino a non molto anni fa purtroppo il cerchio era diviso a metà dalla Strada Statale 26; per preservare le preziose vestigia, nel 2012 la strada è stata deviata a sud, permettendo al sito di ritornare alla sua integrità.

La "mansio" romana
Lungo la rete viaria di epoca romana si poteva fruire di servizi che garantivano l'accoglienza, il ristoro e il pernottamento dei viaggiatori, come probabilmente questo edificio romano ad Oriente, la mansio, che si incontra nel mezzo del pianoro del valico, con camerette ed ampio cortile. Ad Occidente si disponevano altri vani funzionali tra cui un fanum, tipico tempio gallo romano a cella quadrata, circondato da un portico. E' probabile che il tempietto fosse dedicato a una divinità locale, forse Ercole Graius.
Un altro edificio analogo a Occidente è stato costruito nel I secolo e fa parte delle vestigia degli edifici funzionali legati alla via transalpina. Abbandonato una prima volta e poi lasciato in rovina durante il III secolo, è stato poi utilizzato, come provano i reperti che sono stati ritrovati, ancora durante il V secolo.
Circondato da un muretto, l'edificio si organizza intorno ad una corte centrale, affiancata a Ovest da una serie di tre stanze e a Est da una soltanto. Due corridoi completano la pianta e un tempo l'edificio era coperto da tegole. La funzione di questo edifico, in cui sono stati ritrovati ricchi reperti (gioielli, monete, anfore) rimane sconosciuta; la scoperta di un busto di Giove in argento ha fatto ipotizzare si trattasse di un tempio, ma la sua piantina non evoca un luogo di culto.

La colonna di Giove
Nelle vicinanze del cerchio di Annibale, sempre sul passo, presso un albergo e sulla dogana francese è possibile trovare isolata una colonna alta 4 metri chiamata la "colonna di Giove", perchè si pensava fosse stata eretta dai romani data la vicinanza del tempio di Giove. Invece è quasi sicuramente molto più antica, dedicata alla divinità celtica Penn (da cui deriva il nome di Alpi Pennine). Oggi porta sulla sommità la statua di S. Bernardo, ma un tempo recava un enorme cristallo rosso, chiamato "occhio di Giove" o "occhio di fuoco". Si narra che la pietra fosse visibile anche a grande distanza e spaventasse gli abitanti del luogo, ormai cristiani, che la consideravano "l'occhio del demonio", a tal punto da chiedere a S. Bernardo protezione. La statua del santo venne così sostituita alla pietra.

L'Ospizio
L'Ospizio Mauriziano risale al periodo in cui, intorno all'anno Mille, in questa parte delle Alpi arrivò Bernardo, un monaco infaticabile che ripristinò la vecchia rete stradale, organizzando anche un servizio di assistenza gratuito e aperto a tutti: centri di soccorso per poveri e malati, luoghi di ricovero per pellegrini, religiosi, mercanti e soldati.
Prima del 1860, la Savoia e la Valle d'Aosta erano delle province del regno di Piemonte e Sardegna. In seguito alla ricongiunzione della Savoia alla Francia nel 1860, il tracciato definitivo della frontiera viene fissato al colle nel 1861; l'ospizio è allora incluso nel territorio italiano.
L'Ospizio del Piccolo San Bernardo, più volte distrutto durante le guerre e altrettante ricostruito, è rimasto attivo sino al secondo conflitto mondiale, quando i tedeschi ne fecero una base militare e poi lo saccheggiarono prima di fuggire. Ristrutturato dalle comunità locali nel 1998, è la sede di un punto per informazioni turistiche e struttura alberghiera per i "novelli pellegrini" che giungono al Colle.

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