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L’appetito vien leggendo

E' il cibo il vero protagonista di "Spaghetti all'Assassina", l'ultimo romanzo di Gabriella Genisi (ed. Sonzogno) che serve nel piatto l'efferato omicidio di un superchef e lo condisce coi sapori, gli odori e l'atmosfera della cultura pugliese.

 

  • di Enrico Massone
  • ottobre 2015
  • Martedì, 27 Ottobre 2015
L’appetito vien leggendo

Non un è saggio sull'alimentazione, ma un 'giallo' in piena regola, un racconto intrigante, inconsueto e anche distensivo e piacevole. E' il quarto libro della serie poliziesca della scrittrice barese, che narra le indagini di una giovane commissaria dal nome sfizioso: Lolita. Sul fondo della scena c'è sempre il cibo e l'ambiente dove si prepara, cioè la cucina. Gli spaghetti all'assassina sono una portata tipica molto diffusa, perciò suscitano animati dibattiti e discussioni fra chi li preferisce nella versione tradizionale o in quella rivisitata (in appendice si trovano le ricette con diverse varianti). Ci presenta poi altri piatti pugliesi, come "le melanzane da conzare a parmigiana", ma l'attenzione per la cultura culinaria non si limita alle specialità locali e coinvolge ambiti più ampi (es. il moftou, l'harissa e i beignet di sardine, della tradizione algerina) che rimandano ad un'atmosfera di comunanza o almeno di reciproca conoscenza fra terre e genti del Mediterraneo. E' un messaggio profondo quello dello stare insieme a tavola e condividere le cose da mangiare, un atto carico di significati che attraverso saperi e sapori antichi o attualizzati, armonici o contrastanti, favorisce l'intreccio di relazioni, diventando così lo specchio di una realtà dove le persone s'incontrano e si scontrano. Il mangiare come gesto innato, necessario, atavico, che nel libro diventa metafora del nostro attuale modo di vivere.
A differenza di tanti altri colleghi uomini, da Maigret a Montalbano, la commissaria Lolita Lobosco conduce le indagini con l'inedita capacità, tutta femminile, di mescolare in un continuum coinvolgente e accattivante l'attività professionale con i modi e i tempi della sua intensa vita privata. Intuizioni e ragionamenti si alternano a congetture sui sospettati, discussioni sarcastiche coi collaboratori, spesso intercalate con la preparazione di dolci invitanti, come le ciambelle all'arancia, oppure con fatti ordinari a cui lei attribuisce enorme importanza, come la lunga telefonata all'amica per scegliere il modello di scarpe da indossare per la cena.
Nel flusso incalzante delle vicende, emergono microstorie minori, enigmi, cold case irrisolti, con insospettate corrispondenze alle vicende amorose e ai rapporti famigliari, a sentimenti, memorie e ricordi della commissaria: un potpourri di emozioni coinvolgenti, che accresce la validità della lettura. E come nei romanzi di altre 'gialliste' contemporanee di livello internazionale (es. l'argentina Claudia Piñeiro, la turca Esmahan Aykol), tra le parole di ogni riga si nasconde quella tensione a volte sottile a volte opaca, che trasforma i molti fili dai diversi colori in un unico, grande retablo.

 

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