Stampa questa pagina

L'ortolano dal nido fragile

L'ortolano, passeriforme grosso quanto un pettirosso, può ben sintetizzare l'impotanza che le attività umane possono avere talvolta sulla natura.

  • Testo e foto di Filippo Cravero*
  • Gennaio 2022
  • Martedì, 19 Aprile 2022
Ortolano  - Emberiza hortulana  Ortolano - Emberiza hortulana

Ortolano – Emberiza hortulana

A volte è dagli animali più appariscenti e noti che nascondono le storie più interessanti. Prendiamo, ad esempio, un ortolano: passeriforme grosso quanto un pettirosso, è lui che può ben rappresentare l'influenza che l'uomo ha sulla natura. L'ortolano (Emberiza hortulana) è un migratore che nidifica in Italia a partire dal mese di maggio: una volta molto diffuso in Europa, oggi la sua popolazione è estremamente ridotta e localizzata e opere di salvaguardia dei suoi siti di nidificazione sono necessarie per la sua sopravvivenza.

Per nidificare ha bisogno di aree coltivate aperte ove vi sia abbondanza di alberi, cespugli, muretti e porzioni di incolto. Elementi che non vanno molto d'accordo con l'agricoltura intensiva a cui oggi siamo abituati, costituita da ampie porzioni di monocolture senza i vecchi confini delle proprietà, tipicamente marcati da muretti a secco o, soprattutto in Piemonte, da salici e castagni.

La meccanizzazione delle attività agricole è, infine, frequentemente causa della distruzione dei nidi delle specie di uccelli che trovano rifugio in quei pochi alberi che ancora rimangono a marcare gli antichi confini di possedimenti. Oggi in Piemonte possiamo ancora trovarlo in poche e piccole aree sui pendii montani, dove l'agricoltura è stata abbandonata e il pascolo delle vacche permette l'instaurarsi di aree erbose inframmezzate da arbusti e alberi. 
L'ortolano, di cui oggi la caccia è vietata, ha inoltre avuto la sfortuna di essere considerato una prelibatezza nel sud della Francia dove veniva annegato nell'Armagnac, famoso liquore, prima di essere arrostito.

Il piccolo passeriforme è bellissimo e osservarlo cantare dalla cima degli alberi mi fa riflettere su quanto le attività umane siano in grado di influenzare i processi naturali.

 

Chi è Filippo Cravero*

Filippo Cravero nasce a Torino nel 1993, fin da piccolo si innamora della natura e delle montagne. Questa passione si concretizza nella scelta di studiare Scienze Naturali all'Università di Torino, dove consegue una magistrale in "Scienze e Gestione Sostenibile dei Sistemi Naturali", anche se come lui stesso dice:"Non si smette mai di essere studenti nell'ambito naturalistico". Già dal periodo universitario collabora con alcuni parchi naturali tra i quali il Parco nazionale Gran Paradiso dove ha svolto un anno di servizio civile.

Si appassiona alla fotografia naturalistica quasi per caso, durante gli anni dell'università e da lì inizia il suo sodalizio con la reflex, dalla quale non si separa mai, tenendola sempre al collo a portata di scatto. Per lui, la fotografia naturalistica è fatta di lunghe attese e innumerevoli uscite a vuoto, e dice che prima di tutto bisogna imparare a conoscere gli ambienti e le abitudini degli animali.
"La soddisfazione più grande è quando ti rendi conto di essere parte della natura, i caprioli accettano la tua presenza e continuano a brucare tranquilli a qualche decina di metri da te, mentre gli uccelli, incuriositi, si posano sui rami più bassi", racconta.

Nell'ottobre 2021 è diventato Guida ambientale Escursionistica e la sua idea è quella di avvicinare le persone al mondo naturale, guidandole attraverso un processo di scoperta di quello che le circonda. Conoscere è infatti il primo passo per proteggere.


Vai sul suo profilo Facebook

Su Instagram cerca @filippo.cravero

Il suo profilo Instagram: https://www.instagram.com/filippo.cravero/

 

Potrebbe interessarti anche...