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Il barbuto delle Alpi

Se oggi possiamo ammirare questo gigantesco rapace volare sulle ripide pareti delle Alpi, è grazie a un progetto di reintroduzione che ha permesso, nel tempo, di raggiungere una popolazione di circa 200 individui tra Francia, Svizzera, Italia e Austria.

  • Testo e foto di Filippo Cravero*
  • Gennaio 2022
  • Lunedì, 14 Marzo 2022
Gipeto – Gypaetus barbatus Gipeto – Gypaetus barbatus

Era il mese di marzo di qualche anno fa, e le temperature erano ancora del tutto invernali.
Stavamo osservando un gruppo di stambecchi quando... da dietro una parete di roccia... è apparso un giovane gipeto che, con tutta tranquillità, ha sorvolato un paio di volte sopra le nostre teste!

Il gipeto è il più grosso avvoltoio che nidifica sulle Alpi: l'adulto può raggiungere infatti i quasi i 3 metri di apertura alare. Come tutti gli avvoltoi non caccia attivamente le sue prede, ma svolge la funzione di spazzino, nutrendosi delle ossa degli animali cacciati da altri predatori.

Questo maestoso volatile ha subito un fortissimo declino all'inizio del XXI Secolo, principalmente a causa dell'intervento antropico, arrivando anche a estinguersi quasi totalmente nell'arco alpino. 

Se oggi possiamo ammirarlo mentre vola sulle ripide pareti delle Alpi è grazie a un progetto di reintroduzione avviato nel 1986 che ha permesso - almeno fino al 2015 - di raggiungere una popolazione di circa 200 individui tra Francia, Svizzera, Italia e Austria.

Una curiosità su questo gigantesco volatile: il color ruggine del ventre è dovuto ai bagni di terra ferrosa che gli individui fanno per eliminare i parassiti dalle loro penne, metre il nome "barbuto" deriva invece dalla presenza di penne di color nero che partono dagli occhi raggiungendo il mento, creando una sorta di "pizzetto"

 

Chi è Filippo Cravero*

Filippo Cravero nasce a Torino nel 1993, fin da piccolo si innamora della natura e delle montagne. Questa passione si concretizza nella scelta di studiare Scienze Naturali all'Università di Torino, dove consegue una magistrale in "Scienze e Gestione Sostenibile dei Sistemi Naturali", anche se come lui stesso dice:"Non si smette mai di essere studenti nell'ambito naturalistico". Già dal periodo universitario collabora con alcuni parchi naturali tra i quali il Parco nazionale Gran Paradiso dove ha svolto un anno di servizio civile.

Si appassiona alla fotografia naturalistica quasi per caso, durante gli anni dell'università e da lì inizia il suo sodalizio con la reflex, dalla quale non si separa mai, tenendola sempre al collo a portata di scatto. Per lui, la fotografia naturalistica è fatta di lunghe attese e innumerevoli uscite a vuoto, e dice che prima di tutto bisogna imparare a conoscere gli ambienti e le abitudini degli animali.
"La soddisfazione più grande è quando ti rendi conto di essere parte della natura, i caprioli accettano la tua presenza e continuano a brucare tranquilli a qualche decina di metri da te, mentre gli uccelli, incuriositi, si posano sui rami più bassi", racconta.

Nell'ottobre 2021 è diventato Guida ambientale Escursionistica e la sua idea è quella di avvicinare le persone al mondo naturale, guidandole attraverso un processo di scoperta di quello che le circonda. Conoscere è infatti il primo passo per proteggere.


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