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Carpini e fontane di Vauda

Al margine occidentale del Canavese, sulla riva sinistra del Torrente Stura di Lanzo, ogni paese ha la sua "vauda". Un'enclave agreste fatta di coltivi e boschi. Una sorta di "anima" primordiale, scampata all'omologazione del paesaggio, dove gli abitanti possono cercare, oltre ai funghi, lo smarrito genius loci.

  • Toni Farina
  • Dicembre 2014
Giovedì, 27 Novembre 2014
Brugo fiorito sulla Vauda Foto Toni Farina Brugo fiorito sulla Vauda Foto Toni Farina

E così ci sono la vauda di Nole, la vauda di Grosso, di Mathi, di Rocca. Vauda è anche il nome di un paese (Vauda Canavese), ma soprattutto il nome di una riserva naturale: Riserva naturale della Vauda, istituita appunto per tutelare gli aspetti naturali e agresti di quest'angolo di Piemonte, inatteso a breve distanza dalla congestionata area urbana torinese.
L'area della Vauda (o delle Vaude) si presenta come un altipiano in parte inciso da profonde scarpate alluvionali, recessi selvaggi dove scorrono i rii Fisca, Mignana e Valmaggiore. L'altipiano è in buona parte ancora interessato dalla brughiera: un ambiente semi-naturale che si è creato nel tempo grazie ai particolari utilizzi antropici, pastorizia ma soprattutto esercitazioni militari, possibili grazie alla mancanza di insediamenti e attività agricole (l'area è localmente detta "il poligono"). L'interdizione alle attività umane tradizionali ha contribuito in passato a incrementare le peculiarità naturalistiche, validate anche dall'inserimento della Vauda fra i siti della Rete Natura 2000 europea. L'ambiente di brughiera è tuttavia fragile, "provvisorio", e rischia oggi di andare perso senza un'oculata gestione ambientale.
In virtù del passato utilizzo a scopo militare gran parte della riserva è soggetta a vincoli demaniali e la fruizione pubblica non è di norma consentita. Il settore settentrionale della riserva è invece esterno al demanio e quindi aperto alla fruizione. In questa zona, in luogo della brughiera predomina un ambiente rurale: un ambiente meno ricco sotto il profilo naturalistico, ma oltremodo gradevole alla vista. Prati, borgate, piccoli orti, filari di vigna e frutteti.
È in questa zona che si snoda l'itinerario proposto.

Tra boschi, fontane e filari di vigna

Partendo da Front, un itinerario ad anello al margine settentrionale dell'area protetta, nei comuni di Front e Vauda Canavese. Fattibile sia a piedi che in bicicletta, il percorso alterna tratti "agresti" a puntate "wilderness" nel Valmaggiore, come dice il toponimo il principale fra i valloni che solcano la vauda. Bagnato dall'omonimo rio, affluente di destra del Malone, il Valmaggiore ("Vàlmöür", nella pronuncia locale) si origina dal piede delle montagne di Corio per sfociare nella pianura all'altezza di Front. Un ambiente ricco di spunti per il naturalista, nelle sue varie specializzazioni. Il botanico vi apprezza specie floreali non comuni e il bosco d'alto fusto, con cerri e i citati carpini. Il paleontologo si "diletta" con i resti fossili vegetali che si osservano in particolare nella zona della Cascarina. Il geologo, infine, vi legge pagine di storia utili per decrittare l'evoluzione morfologica del territorio.
Professionisti a parte, anche il cittadino "comune", purché sensibile al richiamo degli ambienti naturali, trova in questa zona elementi di seduzione in ogni periodo dell'anno, inverno compreso: andarci subito dopo una nevicata per credere.

Il percorso

Varietà di ambienti e andamento "mosso", queste le caratteristiche dell'itinerario. Da camminare, ma anche da "pedalare": i non allenati possono superare senza patemi il tratto in salita con bici alla mano.
E camminando, o pedalando, si alterna l'asfalto di tranquille strade provinciali di campagna allo sterrato di tratturi e della strada comunale del Valmaggiore.

Esordio nella stretta via centrale di Front (via Mura, SP 13, priva di marciapiede: attenzione al traffico). Pochi passi e si svolta in via Tommaso Cagna, lasciando così alle spalle il traffico della provinciale. Fiancheggiando sulla destra il Rio Secco si passa in breve dall'abitato alla campagna, accompagnando il rio verso la vicina confluenza nel Torrente Malone. Prima della confluenza si svolta a destra su una pista tra i campi e dopo circa 300 metri ancora a destra verso il cimitero del paese. Fiancheggiato il cimitero si perviene nuovamente alla strada provinciale (sulla sinistra si apprezza la Cappella di Sant'Antonio Abate). Con attenzione se ne attraversa la carreggiata per reperire sul lato opposto un sentierino nel bosco. Svoltati a sinistra si percorre il sentiero, separato dalla strada da una quinta di acacie. Si giunge così senza problemi all'imbocco della strada comunale del Valmaggiore, via di fuga "definitiva" dal rumore del traffico (il sentierino può essere difficoiltoso in sella alla bicicletta, in alternativa si può andare sulla strada provinciale: 500 metri e si svolta a destra nel Valmaggiore).
Il primo tratto è su asfalto. Sulla destra, tra le fronde, si scorgono le sagome un po' inquietanti di una ex polveriera, oggetto di un futuro recupero a usi civili. Passati su strada a fondo di ghiaia si prosegue sul lato sinistro orografico del vallone, ai confini della riserva naturale. In un ambiente via via più integro si giunge dopo un paio di chilometri alla confluenza con il Vallone del Rio Rianetto, dove proseguirà il percorso. Prima di lasciare il Valmaggiore è tuttavia consigliabile una breve variante con meta la Fontana del Bersagliere. Usciti a sinistra dalla strada si va verso il centro del vallone, quindi si torna a destra verso il bosco: alla base del pendio si trova l'area di risorgiva con la fontana, delimitata da uno steccato di legno.
Il Bersagliere è il primo incontro con le fontane della Vauda: il successivo è a breve distanza. Tornati sulla strada si inizia a salire sul lato destro del boscoso valloncello del Rio Rianetto. Fitte fronde attenuano l'eventuale calura: fronde di quercia, come i cerri si osservano sul lato esposto a sud del valloncello ("andrít", nella parlata locale), ma soprattutto (nel nostro caso) fronde di carpino.

Carpini, fontane e filari di vigna

A pochi passi dall'inizio della salita si notano sul ciglio destro della strada alcuni carpini di notevole portamento, veri monumenti arborei che invitano a una sosta di contemplazione. Alla base del carpino più maestoso si stacca in piano una stradina: seguendola si perviene alla Fontana della Becià, storica fontana della Vauda. Insieme alla Fonte della Cascarina, più a monte nel Valmaggiore, la Becià costituiva punto di approvvigionamento idrico per gli abitanti del circondario, in particolare per gli abitanti della Frazione Ceretti di Front, dove l'acquedotto è giunto solo a metà degli anni '50 (Ceretti deriva appunto da cerro, Quercus cerris).
Quanta strada dovevano fare, otre in spalla, i cerettiesi? La continuazione dell'itinerario fornisce la risposta: tornati sulla comunale si prosegue l'ombreggiata salita che dopo circa 500 metri, e un paio di tornanti, esce sulla SP 21d1, ai margini della borgata. Quattro passi nelle viuzze per apprezzare l'artico forno e la Cappella di San Domenico e si torna sui propri passi sulla SP 21, provinciale oltremodo tranquilla dove prosegue l'itinerario. Si va in direzione di Vauda inferiore, cambia fondo stradale ma soprattutto cambia ambiente: dall'ombra dei boschi alla luce dell'altipiano, dalla "wilderness" del Valmaggiore a un paesaggio agreste fatto di prati, frutteti e filari di vigna. Residui dell'economia di un tempo, economia marginale.
Marginale? Sarà, ma il paesaggio ne beneficia e il paesaggio può fare economia... Ed è un paesaggio gradevole quello che accompagna in lievi saliscendi, con le montagne di Corio e di Lanzo che fanno capolino tra i filari. Giunti al cimitero di Vauda e Ceretti si svolta a destra e subito a sinistra su strada comunale, sempre in direzione di Vauda inferiore (proseguendo sulla SP 21 si può abbreviare il percorso scendendo diretti a Front nell'ombroso valloncello del Rio Secco). Fiancheggiato il cimitero si prosegue tra prati e frutteti fino a incrociare la strada che collega le due parti che compongono il paese di Vauda (SP 243). La si imbocca a destra verso Vauda inferiore, la via si chiama "Belvedere"... e mai nome fu più azzeccato. Si cammina infatti sul ciglio dell'altipiano, con notevoli scorci a settentrione sul "verde Canavese". Il view point principale si trova al margine opposto dell'abitato di Vauda inferiore (prima della discesa) e offre l'occasione per una lezione di geografia locale: in primo piano il bel Vallone del Fandaglia nel Comune di Barbania (vallone purtroppo escluso dall'area protetta), a "metà immagine" il Sacro Monte di Belmonte e, sullo sfondo, le estreme propaggini delle montagne del Gran Paradiso, con la Rosa dei Banchi e la Quinzeina in evidenza.
Nei pressi del view point si imbocca via delle Vigne: un nome, una promessa. In breve, un pilone votivo segna nuovamente il passaggio dalle abitazioni alla campagna. Il pilone segna anche l'inizio di un'invitante carrareccia che si inoltra tra prati e filari al bordo orientale dell'altipiano. Un ultimo assaggio del tipico paesaggio agreste della vauda: al primo bivio si lascia la via principale che volge a destra verso un grosso cascinale (Cascina Tesia) e si tira dritto in lieve discesa su strada più stretta, fino al punto in cui filari cedono la scena al bosco. Si cambia di nuovo ambiente: di lì a breve la strada si restringe ancora e si inabissa tra le fronde. Segue un centinaio di metri di ripida discesa, quindi la pendenza si smorza e dal fitto della macchia si esce nel parco del Castello di Front, su un terrazzo dominante l'abitato omonimo (l'antico Castrum Frontis, di probabile origine longobarda). Apprezzato sulla sinistra un faggio "monumentale" ci si dirige a destra sulla spianata erbosa, belvedere sulla pianura percorsa dal Torrente Malone.
Si giunge così alla vicina area parcheggio della casa di riposo ricavata in un'ala ristrutturata del castello, dove si prospettano due possibilità di terminare il "viaggio". Se muniti di bicicletta ci si dirige a sinistra su viale Suor Giovanna raggiungendo con un tornante la sottostante provinciale 35 (via Castagneri), all'ingresso nell'abitato di Front. A destra si perviene subito nella centrale piazza IV Novembre, dove si può chiudere l'anello.
Se "appiedati" si prosegue invece davanti all'edificio per affacciarsi sul terrazzo con vista sulla sequenza di tetti del paese. Dal terrazzo scende via Al Castello, una scalinata che in breve, guidati dal campanile della parrocchiale, conduce nella citata piazza IV Novembre.

In sintesi

Partenza e arrivo: Front.
Lunghezza: 13 km. Dislivello: 150 m. Tempo: 4 h.
Lungo il percorso sono presenti luoghi di sosta e ristoro.

Come arrivare a Front

Con mezzi propri
Front, località del basso Canavese, si trova sulla SP 13 detta "favriasca".
È raggiungibile in un'ora da Torino e in 45 minuti da Ivrea.
Ampia area di sosta presso il municipio.
Con mezzi pubblici
Front è servita da Autolinee GTT.

Nel parco informati

La Riserva naturale della Vauda è affidata all'Ente di Gestione delle Aree protette dell'Area metropolitana di Torino.
Gran parte del territorio della riserva, in particolare l'area di brughiera, non è attualmente visitabile in quanto soggetto a vincoli demaniali. Fruibile è invece la zona esterna al demanio dove si trovano il percorso descritto e altri percorsi segnalati.

Altre info

Comune di Front
Comune di Vauda Canavese
Pro Loco Ceretti di Front: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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