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La natura in uno scatto

Fotografi naturalistici non si nasce, ma lo si diventa conoscendo le regole. Il Parco nazionale Gran Paradiso, in collaborazione con Canon CPS Italia, organizza una serie di incontri dedicati all'etica nella fotografia naturalistica

  • Alessandro Tiraboschi
  • Agosto 2011
Sabato, 6 Agosto 2011
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Fotografare la natura è un'esperienza coinvolgente, unica. Solo chi l'ha provata può comprenderne fino in fondo il piacere. Negli ultimi anni questo genere di fotografia è diventata una vera e propria moda: vuoi perché la tecnologia digitale consente a tutti di realizzare immagini di buona qualità a costi irrisori e vuoi perché, da qualche anno, si stanno riscoprendo i benefici del contatto diretto con la natura. In realtà questa pratica fotografica non è una scoperta recente ma esiste da oltre cent'anni. I precursori del genere furono alcuni fotografi anglosassoni, già alla fine del XIX secolo. Nel 1895, i fratelli Richard e Cherry Kearton idearono tecniche di ripresa fotografica specialistiche per riprendere gli animali selvatici. Gli stessi, già allora, introdussero l'utilizzo di capanni mimetici per nascondere la propria presenza. Ma il merito a loro più riconosciuto è la pubblicazione del primo libro sulla fotografia di natura. Le loro immagini, narrate per iscritto, fecero appassionare migliaia di persone contribuendo, indirettamente, anche alla causa della tutela ambientale. In Italia, invece, i primi documenti reperibili risalgono agli anni Quaranta e le prime traduzioni dei testi inglesi, specifici per la fotografia di natura, agli anni Cinquanta e Sessanta. Solo negli anni Settanta, grazie a un gruppo di appassionati, venne fondata la prima associazione di fotografi di natura, la Società Italiana di Caccia Fotografica (Milano 1973). Una vera e propria alternativa alla caccia praticata con fucile e cartucce, all'epoca profondamente radicata su tutto il territorio. In seguito nacque la prima rivista italiana di caccia fotografica "Il Teleobiettivo". Con le prime iniziative editoriali cominciarono a scomparire dalle enciclopedie dell'epoca le immagini di animali impagliati, sostituite da quelle di animali vivi. Questa brevissima cronistoria fa comprendere che la fotografia naturalistica non può essere ridotta alla sola realizzazione di immagini o alla loro collezione. In realtà è un'attività che può essere un passatempo, ma anche un'attività professionale utile all'educazione ambientale, alla ricerca, alla tutela ambientale. La fotografia naturalistica è un'attività seria che non può essere praticata in maniera superficiale o peggio nel modo sbagliato, perché si potrebbero mettere a rischio gli equilibri di ecosistemi già molto fragili. È innegabile che praticarla, per professione o per svago, comporta delle responsabilità del fotografo. Per questo motivo è necessario imporsi un'etica comportamentale rispettosa dell'ambiente, soprattutto pensando alle nuove generazioni che dovrebbero godere dei benefici della natura anche in futuro. Spesso capita che tra coloro che svolgono quest'attività ci siano fotografi coscienziosi e preparati ma altri inesperti e improvvisati. E sono proprio l'inesperienza e la scarsa conoscenza del soggetto naturalistico che portano una persona a inseguire un animale sino all'esasperazione, per poi ricavarne immagini che non hanno alcun valore estetico, artistico o documentale. Inoltre, l'entusiasmo e la fretta di ottenere dei risultati portano alcuni fotografi ad adottare scorciatoie per avvicinare gli animali, ad esempio alimentandoli. Questa è una pratica deplorevole che provoca danni considerevoli alla fauna stessa. Purtroppo è abitudine non solo di turisti o fotoamatori: in alcuni casi è una tecnica utilizzata da professionisti che, per soddisfare le proprie esigenze, alimentano, sistematicamente, i soggetti, addomesticandoli contro natura. Le volpi del Gran Paradiso sono un esempio. Ma le cattive abitudini non sono solo quelle praticate sul territorio. Oggi infatti c'è la pessima consuetudine di diffondere dettagliatamente, attraverso i vari forum su Internet, la localizzazione dei soggetti da fotografare, o peggio indicare i siti in cui si trovano nidi o cucciolate di mammiferi. Oltre al rischio di disturbo per gli animali, non è inusuale vedere vere e proprie code di fotografi assiepati, come allo stadio, in attesa di fotografare il soggetto "pubblicizzato" in rete. La fotografia di natura è fatta di osservazione, conoscenza dei soggetti e programmazione delle riprese. È fatta di attese e di pazienza, di luoghi da tenere "segreti" per evitare che il soggetto venga disturbato. Oggi queste peculiarità si sono perse: tutti vogliono ottenere il risultato subito, non si ha più la pazienza di attendere e di imparare dai ritmi della natura. Viviamo nella cultura del mordi e fuggi. E pensare che a volte basta sedersi e aspettare: se il posto è quello giusto, la natura inizierà a vivere intorno a noi regalandoci momenti e atmosfere indimenticabili. Da queste considerazioni è nato, nel 2009, il progetto Fotografare nella natura, utile alla causa della tutela ambientale e in difesa di chi pratica la fotografia naturalistica secondo le regole. In sintesi, un decalogo di indicazioni e norme per coloro che desiderano fotografare la natura in modo consapevole, suffragate dal parere scientifico di Bruno Bassano, responsabile del servizio scientifico e sanitario del Parco Gran Paradiso, e condiviso con Canon CPS Italia e l'Ente Parco. L'idea era quella di organizzare eventi di educazione ambientale rivolti a tutti i fotografi, principianti, fotoamatori e professionisti. Nel giugno 2010 è stato realizzato un evento pilota e, grazie al suo successo, è stato deciso di ripeterlo anche negli anni successivi. Nel 2011 sono stati programmati cinque eventi all'interno del parco, uno per ogni vallata: tre in Valle d'Aosta e due in Piemonte, più altri fuori parco, promossi con l'obiettivo di sensibilizzare i fotografi naturalisti al rispetto dell'ambiente che li ospita. I primi tre incontri si sono svolti ad aprile, maggio e giugno, rispettivamente in Val di Cogne, Valsavarenche e Valle Orco, mentre i prossimi sono previsti in Valle Soana a novembre e in val di Rhemes a dicembre. Gli appuntamenti sono vere e proprie full immersion sull'educazione ambientale studiata per il mondo della fotografia e sono gratuiti. Durante ogni singolo evento, della durata di due giorni e mezzo, sono previsti interventi dei guardaparco per informare e spiegare le norme che regolano l'area protetta, lezioni sull'approccio etico e comportamentale del fotografo di natura ma anche uscite sul campo, accompagnati da fotografi professionisti, per immortalare la fauna e i paesaggi del Parco. Sul sito www.pngp.it è possibile trovare tutte le informazioni per l'iscrizione. Le numerose richieste di partecipazione che hanno decretato il successo del progetto hanno portato a un ampliamento delle attività. Grazie al sostegno e al contributo tecnico di Canon CPS Italia è stata creata Zerophoto, un'organizzazione indipendente, il cui obiettivo è la diffusione di un nuovo movimento di pensiero sulla fotografia naturalistica. Stimolare i fotografi a un approccio più naturale e corretto nei confronti gli animali che popolano il parco è sicuramente uno degli obiettivi che il Parco deve promuovere come istituzione. Inoltre l'estensione del progetto permetterà a partecipanti provenienti da tutta l'Italia di conoscere le valli dell'area protetta anche nel corso delle diverse stagioni, promuovendo un turismo sostenibile.

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