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Un voto per una montagna sacra nel Gran Paradiso

Si intitola 'Una Montagna sacra per il Gran Paradiso' il progetto che candida Toni Farina, vecchia conoscenza per i lettori di Piemonte Parchi nonchè ex collega di redazione, a miglior ambientalista dell'anno per il premio Luisa Minazzi. 

  • Emanuela Celona
  • Novembre 2022
Giovedì, 10 Novembre 2022
Nella foto, veduta sul Monveso di Forzo e Toni Farina, con alle spalle la 'Montagna Sacra' Nella foto, veduta sul Monveso di Forzo e Toni Farina, con alle spalle la 'Montagna Sacra'

«Per cominciare, non chiamarmi ambientalista. È un termine che non mi piace». Inizia così la conversazione con Toni Farina, torinese, classe 1953, candidato alla XVI edizione del premio Luisa Minazzi 'Ambientalista dell'Anno'. Una provocazione? Non esattamente. Avendo condiviso con lui per otto lunghi anni l'ufficio di redazione di Piemonte Parchi, so cosa intende dire.

Ambientalista è una definizione che 'ghettizza', che divide le persone inserendole in 'categorie': chi si impegna per l'ambiente, e chi invece non lo fa. "Ma secondo te, può esserci qualcuno disinteressato a preservare l'ambiente in cui vive?!? Ambientalista è un termine che andrebbe superato perchè bisogna obbligatoriamente esserlo!", spiega Farina.
Una sensibilità, quella di rispetto nei confronti di ciò che lo circonda che matura fin da ragazzino, quando anziché farsi regalare un motorino - come molti suoi coetanei – preferisce una bicicletta: "Molto più silenziosa. E molto più sostenibile!", commenta.

Insieme all'esperienza giornalistica su Piemonte Parchi, si è occupato di comu­nicazione per il settore Parchi della Re­gione Piemonte ed è diventato esponen­te di spicco dell'associazione Mountain Wilderness, oltre a far parte della Commissione Centrale Tutela Ambiente Montano del Club Alpino Italiano (CCTAM) del Cai Piemonte Liguria Valle d'Aosta ed è stato membro del consiglio direttivo del Parco nazionale Gran Paradiso. La montagna del resto è una delle sue grandi passioni e da qui nasce l'idea che lo porta a essere tra i finalisti del premio Luisa Minazzi.

L'idea candidata al premio

"Ho proposto di istituire una 'Montagna sacra per il Gran Paradiso' nell'anno del centenario del primo parco nazionale italiano per creare consapevolezza attorno al concetto di 'limite'.
Il progetto impegna chi aderisce dall'astenersi al salire sulla cima della montagna individuata 'sacra' per la natura. Nessuna regola formale, nessuna imposizione, solo una libera condivisione. Un nuovo modo di fruire un parco e, più in generale, la montagna e gli ambienti naturali", racconta l'intervistato.

Perchè non siamo tutti strenui difensori dell'ambiente: un po' perché impegnarsi richiede fatica, un po' perché anche coloro che lo fanno, non riescono a essere massa critica tanto da innestare un cambiamento culturale. Eppure, i temi ambientali sollevano spesso un'attenzione generalizzata:" È vero, ma solo in occasione di disastri. E nonostante l'emergenza climatica in atto, non c'è ancora abbastanza attenzione sulle problematiche ambientali. Non piove quasi più. Non abbiamo più neve. Presto non avremo più acqua. Eppure nulla ci smuove e non adottiamo comportamenti diversi: come è possibile?".

Perché il Gran Paradiso

«Quest'anno ricorrono i 100 anni del primo parco nazionale italiano. Quale posto migliore, per trovare un luogo da consacrare alla natura, e quale migliore ricorrenza, se non questa?», commenta Farina.

Il monte 'sacro' in questione è il Monveso di Forzo che si trova in testa al vallone omonimo, tra Piemonte e Valle d'Aosta, tra la Val Soana e la Valle di Cogne. Impervia per le sue caratteristiche morfologiche è forse una delle zone meno turistiche del parco, proprio perché più selvaggia. "Abbiamo scelto questa montagna - e preciso 'abbiamo' poichè il progetto nasce da una idea mia e di Antonio Mingozzi (ex direttore del parco nazionale, ndr) - perché innanzi tutto è bella da vedere, trattandosi di una splendida piramide che si vede fin dalla pianura, e poi perché effettivamente è di difficile accesso, con i suoi 2200 metri di dislivello.

Qualcuno ci ha anche detto: 'Troppo comodo, scegliere una montagna inaccessibile come montagna sacra, e quindi di per sé già intoccabile!'. Ma non raccogliamo la provocazione, perché lo scopo non è individuare una montagna sulle cui cime vanno tutti, per poi dire: 'Stop! Non si sale più!'. Ma, invece, individuare un monte che possa divenire depositario di un progetto culturale, simbolico, volto a un obiettivo di riqualificazione turistica del territorio", spiega il finalista.

Una montagna da contemplare?

Ma se sono ai piedi del Monveso di Forzo, cosa posso fare? "Sicuramente contemplarlo, risponde Farina. Ma nessuno ci vieta , ad esempio, di progettare un percorso sulla sacralità che può trovare ai suoi piedi il punto di partenza. I nostri occhi non hanno limiti, esattamente come la nostra fantasia. L'unico limite è non salire su quella montagna, 'simbolicamente' – e fisicamente - non calpestarla".

La chiacchierata continua serrata, e ci si confronta sull'importanza del concetto di 'limite' in un mondo che scoppia (di caldo, di plastica, di persone!) dove la biodiversità sta pagando il prezzo più alto. "Stiamo tagliando il ramo sul quale siamo seduti e l'aspetto peggiore è che siamo in pochi ad avere questa consapevolezza", dice Farina allargando le braccia, in un gesto quansi di desolazione.

Il progetto 'Montagna sacra'

Al progetto 'Una montagna sacra per il Gran Paradiso' hanno aderito più di mille persone e tra queste, anche nomi illustri come: Michele Serra, Enrico Camanni, Paolo Rumiz, Lella Costa, Giovanni Storti, Luisa Ronchei, Paolo Cognetti, Riccardo Carnovalini. Partito circa tre anni fa, oggi conta tra i suoi firmatari oltre alle singole persone, anche associazioni, enti, istituzioni (come il CAI, il Club alpino inglese, e altri ancora).

"Ma qualcuno di scettico c'è stato?", gli chiedo. "Eccome!, mi risponde. Prendiamo, come esempio, gli alpinisti. La loro vita è scalare le montagne. Eppure, ce ne sono alcuni che hanno capito il senso e si sono complimentati per l'idea. Uno per tutti, Ettore Champrétavy, valdostano, posatore di lose per professione e skyrunner per passione che, nel sottoscrivere il documento d'intenti ha affermato: "Per me, montanaro, fa un po' strano non salire su una montagna, io che sono stato tra i pionieri dello skyrunning, ossia il movimento sportivo dei 'corridori del cielo'. Però sono pienamente d'accordo con voi in quanto sono figlio delle Alpi e i miei avi hanno vissuto grazie al continuo e quotidiano superamento della verticalità, senza però ricercare l'effimera euforia della conquista delle vette. Io vivo grazie alle loro fatiche e alla loro saggezza. Quindi la montagna si può scalare ma si può benissimo anche solo contemplare e direi che in questo mondo assurdo di continua corsa agli eccessi, un po' di contemplazione non guasta".

La sacralità della montagna

Sembra che in tutto l'Occidente non esistano montagne sacre sulle quali l'uomo ha scelto di non salire. Almeno questo è quanto rilevato dai filosofi, teologi e storici delle religioni che hanno contribuito all'evoluzione dell'idea. Montagne sacre, nel senso religioso del termine, esistono ma in altre culture. Sono sacri alle culture locali il Machapuchare 6993 m (Nepal) e il Kailash 6638 m (Cina), entrambi preclusi all'accesso umano. Poi, nell'Uluṟu – Ayers Rock, sito nell'omonimo parco nazionale australiano, è vietato all'accesso turistico dal 2019, almeno secondo quanto si legge sulla pagina internet del progetto.

Spesso le montagne sacre essendo legate a culti religiosi, diventando luoghi di incontro simbolici tra Dio e l'uomo. Ed è proprio su questo termine, 'sacro', che si sono misurate le discordie: "Alla fine abbiamo deciso di interpretare il termine in senso ampiamente laico: una sorta di sacralità come simbolo di tutta la Natura. Sacro non vuole quindi avere, nel nostro caso, alcun collegamento a una religione, né essere segnale di un particolare misticismo. Semplicemente, una montagna sacra che viene individuata come luogo da lasciare esclusivamente agli 'altri', simbolo affettivo ed emotivo della Natura tutta e per il suo valore intrinseco, non in funzione umana", aggiunge Farina.

Le tappe del progetto

Lo scorso 19 giugno è stata organizzata la prima camminata per la 'Montagna sacra per il Gran Paradiso'. Hanno aderito un centinaio di persone e ora il progetto viene presentato il prossimo 26 novembre, alle ore 10, al Museo della Montagna di Torino (scarica qui la locandina). "Adesso è tempo che l'idea della Montagna sacra diventi un progetto culturale vero, concreto. Occorre che sia propulsore di confronto, di dibattito e di crescita per le comunità locali. Trovare accoglienza da chi abita in quelle valli non è scontato. Cogne, ad esempio, comune notoriamente turistico, non ha sostenuto l'idea. Il Comune di Ronco, invece, è più possibilista e, ad esempio, il presidente del Consorzio turistico delle Valli del Canavese ha già sottoscritto il documento», spiega l'intervistato. L'obiettivo è contribuire a rendere 'vivo' questo territorio montano, magari intercettando finanziamenti destinati a territori abbandonati e risollevare borgate come Boschetto e Boschettiera; oppure far nascere un centro di documentazione sulla montagna, e via di questo passo... Le idee non mancano", spiega Farina.

Ma il parco nazionale può contribuire in tutto questo? "Certamente! Anche se per ora l'ente non ha ancora aderito, i parchi - in generale - sono i migliori propulsori di cultura ambientale, sostenitori ed educatori di un turismo rispettoso della natura e dell'ambiente, al quale tutti noi dovremmo tendere. Sono quei laboratori di sostenibilità in cui nuovi rapporti tra uomo e natura possono essere costruiti. Ma per fare questo, sono obbligati a 'uscire' dai propri confini per essere parte di un progetto, più ampio, culturale e non limitarsi all'area protetta".

Il premio Luisa Minazzi

Il tempo della chiaccherata è volato e non abbiamo parlato abbastanza di un premio che riconosce l'impegno, la tenacia e la passione messi al servizio di un unico grande obiettivo: il cambiamento positivo. Promosso da Legambiente e da La Nuova Ecologia insieme al Comitato organizzatore composto da numerose organizzazioni sociali di Casale Monferrato (Al), dall'Ente di Gestione delle Aree Protette del Po piemontese e dal Comune monferrino, il vincitore verrà proclamato il prossimo 2 dicembre, in una cerimonia conclusiva che avverrà al termine della quinta edizione di un Festival della virtù civica che si tiene a Casale, a partire dal 27 novembre.

Come si vota

Dopo le nomination designate dalla giuria preliminare - composta da Rosy Battaglia (Cittadini Reattivi), Stefano Ciafani (Legambiente), Daniela Ciaffi (Labsus), Domenico Iannacone (giornalista), Francesco Loiacono (La Nuova Ecologia), Toni Mira (giornalista), Letizia Palmisano (giornalista) - adesso è la volta della giuria popolare che potrà esprimere la propria preferenza tramite il modulo on-line sul sito www.premioluisaminazzi.it.

Ci sarà modo di conoscere meglio Toni Farina e anche gli altri finalisti venerdì 2 dicembre, data in cui è prevista la cerimonia conclusiva del Premio intitolato a Luisa Minazzi. Ma sia chiaro: le otto figure finaliste selezionate sono tutte emblematiche della voglia di lasciare un segno positivo e tutte particolarmente significative per questo momento storico, ma noi facciamo il tifo per una sola ;)

Votate qui Toni Farina e il progetto 'Una montagna sacra per il Gran Paradiso!

 

Il video della RSI Radiotelevisione svizzera di lingua italiana

 

Informazioni sul premio:  www.premioluisaminazzi.it - www.festivalvirtucivica.it - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Premiazione: venerdì 2 dicembre (ore 16.30) a Casale Monferrato, anche in streaming

Pagina Facebook @premioluisaminazzi 

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Informazioni su 'Una montagna sacra per il Gran Paradiso': https://www.sherpa-gate.com/la-montagna-sacra/ 

Pagina Facebook @montagnasacra 

 

 

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