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Il parco del Marchese

Lo scomparso marchese Mario Incisa della Rocchetta, che fu presidente del WWF, pose le premesse per la creazione del Parco, prima area protetta in provincia di Asti istituita dalla Regione Piemonte

  • Valentina Mazzola Alessandra Fassio
  • novembre 2009
Martedì, 10 Novembre 2009

Siamo in uno dei territori più significativi del Basso Monferrato, in mezzo al verde delle colline astigiane, dove il dolce digradare verso il fiume Tanaro si accompagna ad un senso di pace dato dal cinguettare degli uccelli, dal fruscio delle foglie, dal suono della fonte "Canà" e da due rii demaniali, Rabengo e Ronsinaggio che delimitano l'area. Qui, nel Parco naturale di Rocchetta Tanaro, detto anche dagli abitanti del posto "bosc dal marcheis" (ovvero bosco dei marchesi) in quanto gran parte del territorio è ancora di proprietà dei marchesi Incisa della Rocchetta, il bosco, con i suoi 120 ettari di terreni boscati da specie autoctone, è il bene ambientale più prezioso. Proprio lo scomparso marchese Mario Incisa della Rocchetta, che fu presidente del WWF, pose le premesse per la creazione del Parco, prima area protetta in provincia di Asti istituita dalla Regione Piemonte con la legge regionale n. 31 del 28/04/1980.

Il patrimonio boschivo è caratterizzato dalla presenza di specie arboree, arbustive ed erbacee tipiche della foresta originaria che al termine dell'ultimo periodo glaciale ricopriva ininterrottamente i dossi collinari. Lo studio della vegetazione di questo Parco è stato basilare nell'arco del tempo per ricostruire l'aspetto forestale originario del quaternario piemontese ed in particolare di questo settore collinare astigiano. I boschi cedui di castagno e robinia si susseguono ai boschi ad alto fusto in cui prevale il querceto-carpineto misto di rovere o di farnia. Nel sottobosco, nella parte alta dell'area, si possono incontrare specie tipiche della macchia mediterranea, come il ginepro, che tra i suoi rami ospita il nido del codibugnolo. Questo piccolo uccello compone un'elaborata costruzione di muschi, ragnatele e fili d'erba intrecciati, decorata da licheni, in cui le foglie spinose fungono da antifurto naturale contro i predatori.

Interessante per il visitatore attento alla geologia del territorio il complesso collinare a cui appartiene questa zona, costituito da sabbie attribuibili al Complesso Villafranchiano, affioranti alla sommità, cui sottostanno le Sabbie di Asti, note internazionalmente per l'elevato contenuto di fossili di svariati organismi marini. L'area, infatti, ricade nel "Bacino Pliocenico Astigiano" costituito dai sedimenti sabbiosi e argillosi testimonianti il mare che occupava il Piemonte centro meridionale, tra i 5 e i 2 milioni di anni fa.

Grazie alle notevoli differenziazioni microclimatiche, anche dovute alla morfologia del territorio, l'aspetto botanico è decisamente variegato. Si possono osservare specie presenti nella zona delle Langhe, dove si manifestano rilevanti influssi mediterranei, e tipologie floristiche tipiche del sistema collinare torinese. Nel fondovalle è possibile ammirare il padrone di casa: il "grande faggio" della Val du Gè (Valle del Gelo), esemplare ultrasecolare che cresce alla quota minima per il Piemonte (130 metri s.l.m.) e che rappresenta un ricordo delle faggete diffuse su tutta la zona al termine dell'ultimo periodo glaciale. Lo circondano la rovere e la farnia, insieme alla roverella e al cerro, all'orniello, al ciavardello, al nespolo, al biancospino ed al caprifoglio. Poco più in là, nel farneto, è facile incontrare il nocciolo, accanto al tiglio selvatico, al carpino bianco e all'acero campestre, mentre in prossimità dei rii crescono il pioppo bianco e l'ontano nero. Nel sottobosco fioriscono orchidee, gigli, mughetti, anemoni, campanellini, campanule e lilioasfodeli. L'habitat forestale offre, inoltre, rifugio a numerosi animali tra cui: la volpe, lo scoiattolo, il riccio, la donnola, il moscardino, il ghiro e il caratteristico tasso, eletto a simbolo del Parco. L'avifauna, particolarmente ricca, è rappresentata da una quarantina di specie nidificanti, tra cui il raro picchio rosso minore, il picchio muratore, il picchio verde, il rampichino, il torcicollo, il luì verde e numerosi rapaci diurni e notturni.
Al Parco Naturale di Rocchetta Tanaro si accede liberamente, ed è possibile avere informazioni e prenotare visite guidate rivolgendosi all'Ente di gestione dei Parchi e delle riserve naturali astigiani o alla sede operativa nella "Casa del Parco". Il parco rappresenta una meta ideale per escursioni, studi e ricerche, trekking a piedi, a cavallo o in bicicletta su percorsi segnalati.

Il sentiero naturalistico autoguidato

Lasciata l'auto presso l'ampio parcheggio ai margini del Parco, in Regione Sant'Emiliano, l'escursione ha inizio imboccando una strada sterrata, chiusa al traffico veicolare per mezzo di una sbarra. Subito ci si trova immersi nel verde, a sinistra un querceto a prevalenza di rovere e a destra pini silvestri e arbusti. Poco più avanti, sullo stesso lato, la Casa del Parco, sede del Centro di Educazione Ambientale (C.E.A.) dell'Ente parchi Astigiani, dell'Ostello Pacha Mama e di un'area ristoro che offre cucina tipica piemontese. Dal balcone della Casa si possono ammirare le colline circostanti che offrono un suggestivo scorcio paesaggistico caratterizzato da boschi e dai filari dei vigneti. La breve discesa si presenta per un primo tratto ripida, ma poco dopo il percorso torna nuovamente pianeggiante nel fondovalle. Una volta al bivio si gira a sinistra verso il rio Ronsinaggio; giunti alla segnaletica si svolta nuovamente a sinistra e da lì, dopo soli 50 metri, non potrà passare inosservato il "grande faggio" di altezza superiore ai 25 m. Siamo definitivamente nel bosco, nella Val du Gè, ora saliamo per poter osservare lo scomparire della vegetazione igrofila che lascia spazio a rovere, roverella, cerro, orniello. Proseguendo sul sentiero in salita, il visitatore entra nel castagneto caratterizzato dal ceduo e, a seconda dei periodi, potrà ammirare specie diverse come i cespi della felce aquilina, il brugo, le diverse tipologie di orchidee sino ad arrivare presso una sbarra di legno. Giunti a questo punto, si svolta a sinistra in direzione opposta alla cascina sita in località Monfalcone e percorrendo la strada asfaltata per circa 400 metri si ritorna al punto di partenza.

In sintesi:
tempo di percorrenza 1 ora, dislivello 100 m. Parcheggio – Casa Parco – Rio Ronsinaggio – Val du Gè – Strada Comunale Rocchetta Tanaro/Mombercelli – Parcheggio.

Il gambero di fiume e le orchidee
Un importante abitante del Parco che popola i rii Rabengo e Ronsinaggio è il gambero di fiume, determinante indicatore biologico di ambienti fluviali. Durante le ore diurne vive nei fondali sabbiosi mentre nelle ore crepuscolari e notturne esce allo scoperto alla ricerca del cibo. Segue una dieta onnivora a base di insetti, larve, vegetali acquatici e detriti organici.
Si è da poco concluso, con la collaborazione dei Guardiaparco dell'Ente, proprio nel Parco il monitoraggio dei corsi d'acqua tramite uno studio rientrante nel progetto di "Realizzazione di un Manuale per il riconoscimento dei principali gruppi di macroinvertebrati bentonici fluviali del Parco di Rocchetta Tanaro" affidato all'Università del Piemonte Orientale, gruppo di Zoologia (Professore G. Malacarne e Dottori S. Fenoglio e T. Bo). Durante i campionamenti di fauna acquatica è stato più volte rinvenuto il gambero d'acqua dolce autoctono appartenente al genere Austropotamobius. Tale entità faunistica appare piuttosto rara e localizzata nei piccoli torrenti di pianura. Il gambero d'acqua dolce è attualmente considerato "specie vulnerabile" dalla IUCN (International Union for Conservation of Nature) e la Direttiva Habitat 92/43/CEE lo classifica come "specie di interesse comunitario per la quale devono essere individuate zone speciali di conservazione". La tassonomia del genere è piuttosto complessa e attualmente il metodo più efficace per giungere a livello specifico sembra essere l'analisi genetica. Ad alcuni esemplari del Parco è stata prelevata una chela (porzione che l'animale è in grado di rigenerare) riuscendo così a stabilire la specie presente nell'area protetta. Tutti gli esemplari analizzati, rinvenuti anche nella Riserva Naturale Speciale di Valle Andona, Valle Botto e Val Grande, risultano ascrivibili alla sottospecie Austropotamobius italicus carinthiacus, molto diffusa nel Nord Italia.

Alcune scolaresche in visita al Parco sono riuscite a osservare da vicino questo particolare crostaceo e hanno potuto comprendere come un ambiente naturale non alterato dalle attività dell'uomo permetta che la comunità biotica e le catene trofiche si stabiliscano e il fiume mantenga sempre la sua capacità autodepurativa. Una migliore conoscenza dello stato ecologico dei corsi d'acqua è indispensabile per una corretta pianificazione ambientale e costituisce un fondamentale strumento per la gestione e la tutela delle risorse naturali. La presenza di diverse popolazioni all'interno del reticolo idrografico del Parco è sicuramente un ottimo segnale sulla realtà ambientale del territorio.

Come già anticipato, l'astigiano costituisce un importante "ponte climatico ecologico" di transizione tra la catena alpina, la zona continentale padana e la regione mediterranea; condizione, questa, che ha determinato lo sviluppo di specie floristiche tipiche di questo ambiente a fianco di tipologie legate a climi più caldi (mediterranee termofile) e a climi più freddi (montane microterme). Tra le specie termofile il Parco naturale di Rocchetta Tanaro e tutto il comprensorio circostante formano un'area di estremo interesse conservazionistico, oltre che di grande bellezza paesaggistica, messa in risalto, quest'anno, dalla eccezionale fioritura delle orchidee spontanee. Una fioritura dovuta soprattutto alle copiose nevicate e alle abbondanti piogge. Solo nel Parco sono state censite ben 9 specie: l'ofride dei fuchi (Ophrys holoserica), l'orchidea maggiore (Orchis purpurea), la platantera comune (Platanthera bifolia), la platantera verdastra (Platanthera chlorantha), l'orchidea ovale - giglio verde (Listera ovata), l'elleborina comune (Epipactis helleborine), la cefalantera rossa (Cephalanthera rubra), la cefalantera bianca (Cephalanthera longifolia), il fior di legna (Limodorum abortivum).

Tra le specie di Ophrys, l'O. holoserica è certamente la più comune in tutta la provincia. Interessante è il suo enorme polimorfismo: i fiori possono apparire diversi nella forma e nel colore, non solo all'interno di una medesima popolazione, ma sulla stessa pianta.
Del tutto particolare è il meccanismo chiamato "impollinazione entomofila da miraggio" messo in atto dalle Ofridi. Questa modalità di impollinazione è il risultato di una lunghissima evoluzione parallela tra questi fiori privi di nettare ed alcuni imenotteri sempre di sesso maschile: essi sono attratti sul fiore non con l'offerta di nutrimento, ma per un richiamo di tipo sessuale. Ogni specie d'Ophrys, infatti, ha il labello conformato in modo tale da simulare l'addome della femmina di un ben preciso insetto, e, per rendere ancora più perfetto l'inganno, il fiore emana un "odore" del tutto simile ai feromoni emessi dalla femmina quando giunge il momento dell'accoppiamento; sembrerebbero importanti anche gli stimoli tattili legati alla pelosità del labello. Succede spesso, inoltre, che la femmina dell'insetto raggiunga la maturità sessuale in un periodo successivo rispetto alla fioritura dell'orchidea, per cui questa eviterebbe anche ogni forma di competizione dannosa. Il maschio, così richiamato, si posa sul fiore e cerca di accoppiarsi, caricandosi involontariamente delle masse polliniche. Successivamente visiterà e quindi impollinerà, un nuovo fiore, lasciandosi nuovamente ingannare.

Nel mese di maggio, percorrendo il sentiero nel querceto che conduce alla Casa Parco, si possono apprezzare numerose specie di Orchis purpurea. La denominazione purpurea si riferisce al colore rosso porpora, predominante nei suoi fiori che presentano inoltre differenze anche marcate nella forma e nella colorazione del labello. Gli inglesi la chiamano "lady orchid", quasi a volerne celebrare la bellezza. In effetti è una delle orchidee più appariscenti, sia per le dimensioni ragguardevoli, che per la vistosa spiga fiorale. Queste piante, ricordiamolo, appartengono a una specie a protezione assoluta (L.G. 1982 n.32) in serio pericolo di estinzione. La loro conservazione e salvaguardia in habitat naturali non è giustificata solo per il godimento della loro bellezza, quanto anche per un serio motivo di studio, conservazione, riproduzione e diffusione.
(cfr www.G.I.R.O.S.it)

Il centro di educazione ambientale
In questi anni l'Ente di Gestione dei Parchi e delle Riserve Naturali Astigani ha voluto ampliare i servizi sul territorio incrementando le iniziative a carattere ambientale. Ecco perché è nato, presso la Casa del Parco di Rocchetta Tanaro, il Centro di Educazione Ambientale (C.E.A.). L'obiettivo, è quello di proporre percorsi di conoscenza del patrimonio scientifico e culturale dell'astigiano, di didattica ambientale e museale. Non solo didattica, però. Tra gli scopi dell'ente figurano anche la salvaguardia dei beni comuni, il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale. Nell'anno scolastico 2008/2009 si sono avviati e conclusi molteplici progetti didattici presso le aree protette dell'Ente Parchi, che hanno coinvolto migliaia di studenti frequentanti classi di ogni ordine e grado. I progetti didattici, già in attuazione a cura delle Cooperative (La Pervinca e C.S.P.S.) e dei guardiaparco, si articolano in attività che si svolgono principalmente sul campo, offrendo ai ragazzi l'opportunità di sperimentare direttamente attività di ricerca, osservazione, mappatura e simulazione. Il C.E.A. accoglie progetti di Associazioni e/o singoli riguardanti la conoscenza del territorio, la fruizione turistica, la conservazione delle tipicità e delle tradizioni. Il C.E.A. è un polo di collegamento, capace di creare una rete di servizi, che dalla Casa del Parco di Rocchetta Tanaro si sviluppa in altre sedi operative dell'Ente Parchi Astigiani e degli enti e associazioni che hanno dato la loro disponibilità. Il C.E.A., nei prossimi mesi, organizzerà anche eventi, mostre, concerti, incontri a tema.

Servizi offerti ai visitatori
Sentieri segnalati, pista ciclabile, percorso equestre, percorso per non vedenti, area attrezzata per disabili motori, aree picnic. Il sabato e la domenica, da aprile ad ottobre, è possibile usufruire del servizio ristoro presso il parcheggio del Parco.

Per le scuole: per ogni ordine e grado i guardiaparco predispongono annualmente alcuni progetti didattici. Per informazioni tel 0141/592091 tel./fax 0141-644714, e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Strutture ricettive: la "Casa del Parco", recentemente ristrutturata e ampliata, è ora una struttura polifunzionale, caratterizzata da un centro didattico e un ostello. L'Ostello "Pacha Mama", gestito dalla CSPS (Cooperativa Sociale Produzione Servizi - con sede in Via XX Settembre, 84 - Asti tel/fax 0141-31741 - 3397211773), è in grado di gestire 24-26 posti letto e risulta pertanto opportunamente predisposto per ospitare una classe scolastica.

Visite: libere tutto l'anno, guidate su prenotazione.

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