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Com’è andata a Glasgow? Risponde il Parco del Po piemontese

Glasgow chiama Piemonte, e viceversa. Perchè forse la migliore risposta alla COP26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 che si è conclusa lo scorso 12 novembre, arriva da una 'piccola' porzione del territorio della nostra regione e da un suo parco, in primis: quello del Po piemontese.

  • Emanuela Celona
  • Novembre 2021
Mercoledì, 17 Novembre 2021
Il Fiume Po a Carmagnola | Foto F. Ceria Il Fiume Po a Carmagnola | Foto F. Ceria

Una foresta condivisa, lungo il grande Fiume, che chiunque può contribuire a realizzare: istituzioni, aziende agricole, imprese private, associazioni, fino al singolo cittadino. E' questa l'idea che l'Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese ha presentato, la scorsa settimana in una conferenza stampa a Torino, alla presenza del vicepresidente della Giunta regionale e Assessore ai Parchi, Fabio Carosso, del presidente dell'Ente di gestione, Roberto Saini e del (nuovo) direttore, Daniele Piazza.

"Un progetto in cui il vero obiettivo non è tanto la raccolta fondi, spiega Luca Cristaldi, tecnico forestale del parco, ma legare le persone (soprattutto se residenti nella zona) a un'idea: ovvero che il 'lungo Po' è un bel posto, a due passi da casa". Un invito a vivere l'area protetta rivolto agli abitanti dei 53 Comuni del parco, ma anche un progetto di messa a dimora di alberi per creare un vero corridoio ecologico lungo il fiume, fatto non soltanto di piante ma anche di aree verdi periurbane, boschi naturaliformi, piantagioni potenzialmente permanenti di arboricoltura da legno a ciclo medio-lungo, prati stabili e sistemi di praterie con alberi, siepi campestri, boschetti e zone umide.
"Non ci interessa seguire la moda di 'piantare alberi' ovunque, continua il tecnico forestale. Anche perché prima di piantumare, è fondamentale sapere dove e cosa piantare! Il piano d'area del parco – che ormai risale a 30 anni fa – già conteneva un progetto di riforestazione. Poi, un anno e mezzo fa (in seguito all'accorpamento di due enti di gestione dell'area protetta, ndr) è stata data un'accelerata all'idea della foresta condivisa e a Vento, la ciclovia sul Po che oggi ha acquisito un'importanza europea. In 30 anni, il progetto di foresta condivisa ha visto la realizzazione di 500 ettari di foresta: uno spazio verde che ha l'ambizione di crescere ancora e di essere a disposizione di chi vive in questi luoghi ma anche dei turisti che li raggiungono in bicicletta", conclude Cristaldi.

Chi ha aderito alla foresta condivisa

Diciamolo subito: chiunque può aderire alla foresta condivisa del Po piemontese e dare il proprio contributo. Per piantare un nuovo albero bastano 20 euro, che corrispondono all'acquisto di una nuova piccola pianta e ai 10 m2 di terreno che la circondano e che le permetteranno di crescere e di essere curata per garantirne l'attecchimento. E mentre l'Ente parco è impegnato a espandere il suo progetto piantando nuove piante, curando quelle già piantumante e acquistando nuovi terreni per far crescere la foresta, tutti i contributi economici in arrivo saranno raccolti in un apposito fondo che l'Ente di gestione ha deciso di istituire.
Al progetto hanno già contribuito dei soggetti privati: alcuni tramite AzzeroCO2 (società fondata da Legambiente e Kyoto Club che supporta aziende ed Enti pubblici a realizzare soluzioni per ridurre il proprio impatto sull'ambiente) e altri in autonomia, come è il caso del Rotary International Distretto 2031 e la ditta SandenVendo.

L'interesse di una multinazionale

SandenVendo è una multinazionale con casa madre in Giappone e con sede principale europea in Germania. A Coniolo, nel Vercellese, c'è l'unico sito produttivo europeo (negli altri Stati ci sono succursali aziendali commerciali) e i 230 dipendenti producono dai 60 agli 80 distrubutori automatici (di snack, bibite fredde e calde, etc) al giorno. Da l'anno scorso, l'azienda dell'Alessandrino ha varato un progetto denominato Carbon neutral che ha l'ambizioso obiettivo di neutralizzare le emissioni di carbonio aziendali. Come? Ad esempio, piantando alberi.

"I provvedimenti che la SandenVendo sta mettendo in atto a Coniolo sono rivolti all'interno e all'esterno dell'azienda: si presta, infatti, attenzione, alle misure di efficientamento energetico e al controllo sui rifiuti nella produzione da un lato, mentre dall'altro si individuano aree idonee in cui sia possibile piantare alberi", spiega Michele Zorgno, responsabile del sistema di gestione. Ma come scegliere le aree? E quali alberi piantare?

Grazie al padre agricoltore e a una trascorsa collaborazione con il Parco del Po piemontese, Zorgno scopre l'area protetta regionale che dista soltanto un chilometro dalla sede aziendale, così contatta Luca Cristaldi che gli illustra il progetto della foresta condivisa. Zorgno ne parla in azienda, dove l'idea di sostenere un progetto 'pubblico' piace e così, dal momento di adesione al progetto, nel primo anno SandenVendo acquista 300 piante e il secondo triplica l'investimento. Così sorge, lungo le sponde del Po vicino a Palazzolo Vercellese, una piccola foresta di 1200 alberi ed è così che le compensazioni ambientali dell'azienda incominciano a diventare realtà mentre si dà una mano al parco.

Ma attenzione. Michele Zorgno ci tiene molto a precisarlo: "Non stiamo parlando di green washing. Perchè la nostra azienda non sta annunciando un progetto, il Carbon neutral, dicendo che ha raggiunto l'obiettivo. Anzi. Siamo alla ricerca di un soggetto accreditato che possa verificare e certificare i nostri dati, per arrivare a ottenere il marchio Carbon neutrality e poter dichiarare che abbiamo recuperato tutto ciò che abbiamo emesso in atmosfera". E i dipendenti dell'azienda, che dicono? "Molti non si aspettavano che l'azienda si impegnasse così tanto in un progetto attento all'ambiente e lo hanno apprezzato. E' un po' come se anche il proprio lavoro acquistasse maggiore valore, all'insegna di una sostenibilità ambientale che ha ricadute sul territorio in cui queste persone lavorano ma anche ci vivono", conclude il manager aziendale.

Lungo Po, un bel posto vicino casa

Da quasi un anno (ovvero dal 1 gennaio 2021), dagli Enti di gestione delle Aree protette del Po vercellese-alessandrino e delle Aree protette del Po torinese è nato l'Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese che ha il suo asse portante nel Parco naturale del Po piemontese, corridoio ecologico che si estende da Casalgrasso fino ai confini con la Lombardia e che interessa il territorio di ben 53 Comuni in 4 Province.
In questo contesto territoriale, la foresta condivisa del Po piemontese rappresenta il primo progetto unitario del nuovo Ente parco che intende riprendere e consolidare gli interventi di riqualificazione ambientale avviati negli ultimi 30 anni lungo la fascia fluviale del Po e nelle aree circostanti, per metterli a sistema e giungere a costituire una "foresta di vicinato" di circa 200 chilometri, con l'ambizioso obiettivo di giungere a 1,5 milioni di alberi e arbusti, uno per ciascun abitante dei Comuni attraversati.

"Intervenire sull'ambiente per ricostruire condizioni paesaggistiche di valore è solo uno degli obiettivi della foresta condivisa, spiega Roberto Saini, presidente dell'Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese. Perchè poi c'è il ruolo ecosistemico della foresta in favore della biodiversità e quello di contrasto ai cambiamenti climatici come reale risposta a un problema che oggi è al centro dell'attenzione a livello globale e planetario: pur essendo coscienti che si tratta di un ambito circoscritto vogliamo dare concretezza a quegli obiettivi che anche la conferenza Cop26 di Glasgow ha posto in agenda per gli anni a venire", conclude il presidente dell'Ente.

All'indomani della COP26 tutti noi sappiamo che è giunto il momento di invertire la rotta. Ma cosa facciamo nel concreto? "E' ormai accertato che il riscaldamento globale provoca effetti devastanti e che è necessario intervenire con azioni puntuali per contrastare questi effetti, e per questo il Parco del del Po piemontese, in accordo con la Regione Piemonte, ha avviato un progetto di messa a dimora di alberi finalizzato all'assorbimento di gas serra, principali responsabili dei cambiamenti climatici. I 500 ettari di foresta piantati finora costituiscono una vera e propria fabbrica di ossigeno, anche perché nel tempo abbiamo consumato ma ora è giunto il momento di restutire alla Terrà ciò le abbiamo sottratto", aggiunge l'assessore ai parchi della Regione Piemonte, Fabio Carosso.
L'auspicio ora è che il progetto possa crescere ancora e coinvolgere le scuole di ogni ordine e grado, perché c'è bisogno di guardare al futuro, con gli occhi dei più giovani.

PS. Com'è andata a Glasgow?

"Glasgow ha segnato un punto e passa la palla: ora tocca ai governi fare leggi e norme coerenti con gli impegni presi. E' questa la sintesi delle due settimane di conferenza sul clima che si sono concluse dopo 24 ore di tempi supplementari con l'approvazione del documento finale". Parola di Antonio Cianciullo che ha seguito e raccontato la COP26, Day By Day  e che spiega come "il fronte dei Paesi che più si sono impegnati per accelerare la decarbonizzazione abbiano dovuto giungere a un compromesso cambiando, nell'accordo finale, "eliminazione" con "rallentamento". Un colpo di mano guidato da Cina e India che ha suscitato forti proteste da parte degli Stati formati da arcipelaghi a pelo d'acqua, della Svizzera e dell'Unione europea. Ma è stato grazie a questo compromesso che si è salvata la struttura di un accordo che fa fare al processo di fuoriuscita dall'economia dei fossili un passo avanti di una certa consistenza".

 

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