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Più alberi contro il cambiamento climatico

Grazie al "decreto clima" sul territorio dalla Città Metropolitana di Torino verranno messi a dimora 70mila alberi di specie autoctone della pianura padana, creando nuove foreste urbane e periurbane, con benefici per il clima. Ecco che cosa verrà fatto, in particolare nelle aree protette regionali.

  • Gabriele Bovo* e Alessandro Paolini
  • Settembre
Martedì, 5 Ottobre 2021
Esempio di bosco naturale che sostituirà il pioppeto nel Parco La Mandria - Foto p.g.c. Aree protette Parchi Reali Esempio di bosco naturale che sostituirà il pioppeto nel Parco La Mandria - Foto p.g.c. Aree protette Parchi Reali

A novembre 2019 il nostro Paese si è dotato del cosiddetto "decreto clima", un documento importante perché è il primo in Italia che prevede l'adozione di interventi di riforestazione urbana e periurbana finalizzati a combattere il cambiamento climatico.

Il decreto è diventato legge (convertito con modificazioni dalla L. n. 141 del 12 dicembre 2019) e destina importanti fondi (30 milioni di euro per il 2020 e 2021) al finanziamento di progetti per la messa a dimora di alberi ed interventi di selvicoltura per la creazione di foreste urbane e periurbane nelle città metropolitane (le ex province), in particolare nelle zone di pianura più soggette ad inquinamento atmosferico e consumo di suolo.

Con questa misura si è preso dunque atto del ruolo di contrasto ai cambiamenti climatici svolto dagli alberi, anche grazie alla loro azione di stoccaggio della CO2 ed assorbimento di inquinanti** grafico. Più foreste è sinonimo di miglior qualità dell'aria, di un rischio di dissesto idrogeologico più basso e di temperature estive più fresche in città.

ln Piemonte quest'opportunità è stata colta dalla Città metropolitana di Torino, che ha raccolto ben trenta proposte di comuni ed enti del territorio supportandoli nella progettazione e nell'inquadramento territoriale e descrittivo del dossier di candidatura. Al termine di questa fase sono stati selezionati venti progetti, raggruppati poi in cinque macroambiti, accomunati dalla caratteristica di rientrare nella cosiddetta 'Corona Verde', la grande infrastruttura naturalistica che si estende dal centro di Torino alla sua cintura ed unisce al capoluogo altri 93 Comuni.

La difficoltà più grande è stata quella di reperire i terreni ove impiantare le nuove foreste urbane. La maggior parte sono appezzamenti residuali di proprietà pubblica, fortunatamente non urbanizzati, e in due casi si tratta di terreni concessi da privati (una porzione dell'ex Campo volo di Collegno di proprietà di una società immobiliare) o da società partecipate (SMAT a Venaria). Una seconda problematica da affrontare nei successivi progetti sarà la creazione di una filiera con i vivai, indispensabile per avere anche in futuro la disponibilità di piantine delle specie autoctone necessarie ai rimboschimenti.

I cinque progetti, tutti di importo pari 500 mila euro, sono stati ufficialmente candidati al bando nel marzo scorso. A seguito dell'analisi tecnica delle proposte pervenute dalle Città Metropolitane d'Italia, il Comitato per il Verde Pubblico ed il Ministero per la Transizione Ecologica hanno approvato nel luglio scorso la graduatoria finale con l'elenco dei 34 progetti finanziati. Tra questi compaiono tutti e cinque quelli presentati dalla Città Metropolitana di Torino.

Una bella soddisfazione, dunque, ma anche un grande impegno per il personale tecnico delle direzioni coinvolte attraverso un Gruppo di lavoro specifico denominato "Natura" perché, oltre ai lavori di riforestazione, dovrà essere garantita la manutenzione e la sopravvivenza delle giovani piante camera-2112207 960 720 camera-2112207 960 720per i primi sette anni di impianto, elemento questo di grande criticità viste le condizioni di siccità delle ultime estati e che viene valutato con attenzione grazie alla collaborazione con l'Università di Torino, l'Associazione Alberitalia e con esperti del settore.

Si procederà ora con l'elaborazione dei progetti esecutivi, l'affidamento alle ditte con procedure di gara semplificate e l'avvio dei lavori, che dovrà avvenire entro il 9 novembre 2021.

Cosa prevedono i progetti approvati

I cinque progetti approvati prevedono - complessivamente - la messa a dimora di circa 70 mila alberi di specie rigorosamente autoctone, facenti cioè parte della zona fitoclimatica della pianura padana. Fra di essi i più rappresentati sono le querce (rovere e farnia), il carpino, l'acero campestre, il frassino, l'ontano nero, i pioppi bianchi, neri e tremoli, il ciliegio selvatico, l'olmo, il sorbo domestico, e alcune specie arbustive come biancospino, nocciolo, maggiociondolo, viburno, corniolo e sanguinello.

Gli interventi finanziati nei parchi regionali

Fra i progetti finanziati vi sono anche quelli che riguardano due Aree Protette regionali ed un'Area Protetta metropolitana, vale a dire i Parchi della Mandria e del Po piemontese ed il Parco del Monte San Giorgio.

Nel Parco La Mandria decine di ettari diventeranno un bosco naturale, che si andrà ad affiancare agli ultimi lembi di foresta che una volta ricoprivano l'intera Pianura Padana: uno scrigno di biodiversità messo in salvo dall'istituzione del parco alla fine degli anni '70.

"L'Ente di gestione delle Aree protette dei Parchi Reali, in collaborazione con la Città Metropolitana di Torino, ricostituirà un bosco naturale su di un'area di dieci ettari sita nel Comune di Druento e visibile lungo la rotta ciclo-pedonale che porta alla Cascina Peppinella" spiega Stefania Grella, Direttore delle Aree protette dei Parchi Reali.

Si tratta di un appezzamento acquisito dalla Regione nel 1995 insieme alla "Tenuta dei Laghi", in cui il precedente proprietario, la famiglia Bonomi, coltivava pioppi (detti clonali), alberi da tempo maturi e in buona parte già a terra camera-2112207 960 720. "Il processo naturale di invecchiamento di questi pioppeti purtroppo non sta portando ad un bosco autoctono di querce e carpino come i boschi vicini. La rinnovazione naturale che si osserva su tutta l'area è per oltre l'80% di quercia rossa e quercia palustre, specie forestali di origine nord-americane." spiega Andrea Samorè, funzionario tecnico dell'area ambiente del servizio forestazione e manutenzione dei Parchi Reali.

Si tratta di specie vegetali esotiche invasive, dannose per la biodiversità dei nostri ecosistemi forestali perché degradano i delicati equilibri naturali sottraendo spazio vitale e risorse alla vegetazione locale. La presenza e diffusione nel Parco della quercia americana è riconducibile a grossi impianti e rimboschimenti fatti dagli anni '30 agli anni '60. Le poche piante di specie autoctone insediatesi (come il carpino bianco, il nocciolo, il frassino maggiore e la farnia) viene vengono inoltre sistematicamente brucate e danneggiate da cervi, caprioli e daini, mentre le aree libere da vegetazione arborea vengono rivoltate dai cinghiali.

"E' solo grazie a questi tipi di finanziamento che si possono ricostituire i boschi naturali, che ora versano in condizioni di degrado, e si può soprattutto contare sulle risorse necessarie alla manutenzione dei rimboschimenti negli anni a venire" conclude Samorè.

Occorrerà quindi eliminare i pioppi camera-2112207 960 720 e le specie esotiche invasive e provvedere a mettere a dimora giovani esemplari di piante originarie della zona che costituiranno il nuovo bosco, infittendo la scarsa rinnovazione di specie autoctone già presenti. Con l'impiego delle risorse messe a disposizione dal Ministero si interverrà sui primi dieci ettari, cui potranno seguire nel tempo ulteriori interventi per completare i restanti venti ettari di bosco.

Nel Parco del Po piemontese e nelle aree contigue nelle vicinanze, gli interventi inseriti nel progetto della Città Metropolitana denominato CMTO3 riguardano in totale 8,6 ettari di superficie lorda nei comuni di Cavagnolo, Verolengo e Rondissone.

Verranno innanzitutto eradicate le specie alloctone invasive e verrà elaborato un piano di gestione e di manutenzione che permetta di evitare la colonizzazione dei terreni da parte di queste specie.

Successivamente verranno messe a dimora oltre 6mila piante, fra alberi e arbusti camera-2112207 960 720 camera-2112207 960 720. Inoltre sono previsti inerbimenti delle superfici e allestimento di alcune semplici strutture per la fruizione: ad esempio bacheche informative e tavoli da picnic, oltre alla realizzazione di pannelli informativi per comunicare ai fruitori le caratteristiche ecologiche dell'area, le finalità e modalità dell'intervento.

Per quanto riguarda invece l'altro sotto-progetto approvato, che riguarda la zona di Orbassano e fa parte del progetto denominato "CMTO2" dalla Città Metropolitana, verranno messe a dimora 1.200 piante su una superficie lorda di 1,74 ettari.

All'interno del Parco naturale del Monte San Giorgio a Piossasco, area protetta istituita dalla Regione Piemonte e gestita dalla Città metropolitana di Torino, verrà invece effettuato un intervento di diradamento di un popolamento esotico di quercia rossa di circa 3 ettari con sottoimpianto di specie autoctone con l'obiettivo di ritornare in poche decine d'anni alla struttura forestale originaria, eliminando progressivamente l'attuale specie invasiva anche per impedirne la ulteriore diffusione all'interno dell'area protetta.

Gli scenari futuri

Ottenuto il finanziamento si guarda però già al futuro. Il 20 luglio scorso sono stati proposti al Ministero altri tre progetti nell'ambito dell'edizione 2021 dello stesso bando, che riguardano sempre il Parco Regionale La Mandria, il Parco del Po Piemontese e un'ampia zona del chierese e che implementano ed ampliano alcune delle proposte finanziate dal primo bando.

Nelle Aree protette dei Parchi Reali sono previsti ulteriori interventi di forestazione all'interno del Parco La Mandria, con la graduale sostituzione dei vecchi pioppeti in fase degenerativa con specie tipiche del parco, dominato dalla vegetazione planiziale del querco carpineto, e la creazione di circa 15 ettari di nuovi boschi.

"Per il secondo bando, il Parco del Po piemontese ha presentato alla Città Metropolitana un nuovo progetto di importo complessivo lordo di circa 500 mila euro che riguarda complessivamente interventi su 17,4 ettari, con la messa a dimora di circa 11.500 piante fra alberi e arbusti in due ambiti territoriali che riguardano, a sud, i comuni di Carignano e Carmagnola e, a nord, quelli di Verolengo e Lauriano" spiega Roberto Damilano delle Aree protette del Po piemontese. "La riforestazione interesserà aree abbandonate lungo il fiume Po con inserimento di specie tipiche delle zone fluviali e golenali caratterizzate da Pioppo e Salice Bianco, Farnia, Carpino, Frassini Aceri ed Ontani. Sono poi previsti anche alcuni interventi per la fruizione, ad esempio il miglioramento di un tratto di sentiero al Bosco del Gerbasso, e di riqualificazione forestale in alcuni tratti di bosco già esistente" conclude Damilano.

Interessanti anche gli interventi del terzo progetto che riguarderanno un'area di proprietà del Consorzio Chierese dei Servizi posta lungo il torrente Tepice e attualmente coltivata a mais.

Il dato positivo è costituito dal fatto che i 19 comuni del territorio costituenti il consorzio si sono accordati fra di loro nel mettere a disposizione l'area, che sarà connessa al sistema ciclabile del comune di Chieri e verrà utilizzata anche per attività di formazione e didattica ambientale e naturalistica concordate con il Consorzio.

Dirigente della Direzione Sistemi Naturali della Città Metropolitana di Torino

** La tabella con i dati relativi all'assorbimento di inquinanti dei progetti approvati è stata gentilmente fornita dalla Città Metropolitana di Torino

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