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La biblioteca delle aree protette

  • Mino Lodola
  • dicembre 2011
Mercoledì, 28 Dicembre 2011


Poco conosciuta dal grande pubblico, ma efficiente e organizzata con competenza, la biblioteca è un prezioso ausilio per tutti coloro debbono occuparsi di parchi e di natura.
Info Biblioteca aree protette: Mauro Beltramone tel. 011 4323185 - Paola Sartori tel. 011 4325894 Fax-011 4325575

Biblioteca, letteralmente lo scrigno dove si custodiscono i rotoli di papiro. Quelle domestiche, complici la crisi, la mancanza di spazio e le nuove tecnologie, non sembrano essere più di moda anche perché, dicono le statistiche in Italia, si legge sempre di meno. La biblioteca più famosa dell'antichità è quella di Alessandria d'Egitto, che arrivò a contenere 700.000 rotoli sino a che Giulio Cesare, Aureliano e gli Arabi poi, non causarono la sua completa distruzione e la dispersione dei papiri superstiti. In Piemonte, faro di cultura nei secoli più bui del medioevo, fu la raccolta dell'abbazia di Novalesa, prima della fuga dei monaci sotto l'incalzare dei mori saraceni che all'oscurità, preferivano i grandi falò delle loro devastazioni; alla Novalesa oggi ci sono ancora libri, non quelli antichi di un tempo, bensì quelli ricoverati in "clinica" per essere restaurati. Altra biblioteca piuttosto famosa che ha ridato lustro all'istituzione, è quella immaginaria con la B maiuscola, il labirinto di tutti i saperi che troviamo nel romanzo Il nome della Rosa (il grande successo editoriale inizio anni '80 da cui è stato tratto l'omonimo film con Sean Connery), di Umberto Eco che giova ricordare è un alessandrino non d'Egitto ma di Piemonte. Accanto alle celebrità, ci sono poi piccoli-grandi scrigni che grazie all'intraprendenza e alla competenza dei curatori forniscono preziosi servizi e custodiscono materiali altrimenti non rintracciabili. Uno di questi forse poco conosciuto dal grande pubblico, ma prezioso ausilio per chi deve occuparsi della materia, è la Biblioteca delle aree protette sotto l'egida della Direzione Ambiente. Si trova in via Nizza 18, al primo piano dell'edificio ex convento di San Salvario e oggi quartiere operativo dei parchi naturali piemontesi. Proprio di fronte è l'obelisco che ricorda i moti del 1823 precursori del movimento risorgimentale. Novelli Adso da Melk (il giovane monaco protagonista del Nome della Rosa) eccoci allora ad aggirarci nelle grandi stanze dove tra lunghe file di scaffali troviamo preziosi e in qualche caso rari documenti che consentono di ripercorrere l'ormai trentennale storia dei parchi regionali e della natura protetta in Piemonte. Non solo libri (ce ne sono più di 15.000) ma anche depliant, manifesti, locandine, cartine, Vhs e Dvd, attinenti le aree protette piemontesi e non solo. Ci sono inoltre 100 testate periodiche pazientemente raccolte e catalogate. La biblioteca delle aree protette del Piemonte, ci racconta Mauro Beltramone, uno dei bibliotecari che la segue dalla sua fondazione, nasce nel 1991 come servizio offerto dal Centro di Documentazione e Ricerca sulle aree protette previsto dall'art.38 della legge regionale n.12 del 1990. Inizialmente era ospitata alla cascina Le Vallere, oggi sede del Parco del Po, poi dopo le ristrutturazioni organizzative è stata spostata in via Nizza; la dotazione attuale della biblioteca, precisa il curatore è di: 14730 monografie, 3500 opuscoli, 400 Vhs, 165 Dvd, 149 cd-rom, 150 tesi di laurea, 1200 depliants e 480 manifesti. Materiale pazientemente raccolto o acquisito spesso a costo zero, con scambi o più semplicemente contattando gli interessati. A sfogliare gli ormai dimenticati e altrimenti introvabili pieghevoli degli albori dei parchi si torna indietro nel tempo, quando la grafica si faceva a mano e i computer erano ancora a venire. Vera preistoria della comunicazione ambientale. Ecco invece gli scaffali del VHS, sembra ieri (per chi non ha vent'anni) che questa tecnologia soppiantava il super-8 ed è già dimenticata. Sarebbe importante, ci dice Paola Sartori, l'altra funzionaria che cura la biblioteca (viene spontaneo di pensare al lavoro davvero grande fatto fin qui con le scarse risorse disponibili) rimasterizzarli su supporti più idonei prima che si deteriorino o diventi impossibile riprodurli. Un problema questo comune con il materiale fotografico del CeDrap (l'archivio fotografico del Settore Parchi archiviato al quarto piano di via Nizza, che ha visto divenire rapidamente obsolete tutte le vecchie diapositive). L'accesso alla biblioteca, ci spiegano, è libero e gratuito a tutti i cittadini, previo appuntamento telefonico che consente una prima comprensione dell'ambito dei campi di ricerca e quindi di offrire al meglio il servizio di consulenza bibliografica là dove è ritenuto utile e necessario. Tutti i materiali bibliografici sono a disposizione per la consultazione e il prestito locale, nazionale e internazionale. Cosa questa non da poco, perché troppe sono le biblioteche che fanno vedere le cose che poi di fatto sono inutilizzabili. È disponibile anche un servizio di ricerca bibliografica da monografie e da periodici. Il catalogo, informatizzato è organizzato per autori e per soggetti, ci sono poi cataloghi speciali ed è possibile consultare anche l'elenco dei patrimoni librari di alcune delle aree protette piemontesi. Le norme di catalogazione sono quelle standart ISBD-RICA, l'informatizzazione è Software Erasmo Enterprise. La biblioteca è specializzata sul tema delle aree protette piemontesi con riferimento alla normativa regionale, alla documentazione specifica delle singole aree e a tutta la produzione editoriale (cospicua negli anni) dei parchi. Sono pure presenti le aree protette italiane e una cospicua sezione di guide turistiche naturalistiche e alcune sezioni particolarmente significative inerenti le Alpi, l'architettura, la pianificazione territoriale nelle aree protette, la biodiversità, il paesaggio gli ecomusei, le religioni (tematica connessa con i Sacri Monti), le buone pratiche ecc. Naturalmente la biblioteca ha un suo sito internet: www.regione.piemonte.it/parchi/biblioteca/index.htm Prima di lasciare col rammarico di non aver potuto sfogliare questa piuttosto che quel'altra pubblicazione che ci ammiccano provocanti dalle librerie è spontaneo chiedere se c'è un "finis africae", il luogo segreto del labirinto immaginario di Umberto Eco, dove sono custodite le opere che non si possono consultare. Ci assicurano di no, che tutti i materiali sono davvero accessibili.

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