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Il respiro del Bosco di Trino guarda al futuro

Alla scoperta del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, fra tradizioni e storiche e modernità: un'area protetta orgogliosa del proprio passato e proiettata verso il futuro grazie a una gestione virtuosa che ha consentito di ottenere importanti riconoscimenti delle sue qualità ambientali e delle sue peculiarità storiche e culturali

  • Laura Succi
  • Aprile 2021
Lunedì, 26 Aprile 2021
Il Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino - Archivio Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese  Il Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino - Archivio Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese

 

Una storia antica risuona nell'acqua delle risaie del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino: Partecipantia Nemorum Tridini Quae Sortes Vocatur (la Partecipanza dei boschi di Trino, boschi chiamati Sorti).

Racconta di generazioni e generazioni di trinesi che hanno conservato il loro bosco attraverso i secoli. Sì, perché per avere diritto alla "sorte" bisogna provare di essere i discendenti dei Partecipanti originari "sotto pena di grave multa, della radiazione dagli annuali Quinternetti - i registri dove vengono iscritti - di contravvenzione agli Statuti, dei danni e delle spese".

I "foresi" - cioè chi non abita a Trino - anziché l'annuale mezza sorte, hanno un quartarolo annuo e nulla più. Frusciano anche tante altre parole, tutte ancora in uso: selva, sortino, senaria, punto. Scorrono i nomi delle prese di taglio: Costa al sole, Ramezzana, Rombinella, Osari, Costa dell'ombra, Paludi di mezzo, Rolassa, Crocetta, Termini, Cantone.

Ancora in questo 2021 sarà la sorte (per questo il Bosco è detto delle Sorti) a decidere chi - fra i circa 800 soci-partecipanti che ne ha fatto richiesta - avrà diritto di abbattere uno o due quartaroli di ceduo (circa 500 m2) e in quale zona. Questo è un bosco che ha dato reddito ai Partecipanti fin dal 1275, anno in cui lo ricevettero da Guglielmo, il "Gran Marchese" del Monferrato.

La Selva faceva parte della foresta che ricopriva la Pianura Padana e ancor oggi il Bosco richiama ancora in parte quella foresta originaria: grandi alberi vivono insieme a una notevole estensione di specie arbustive ed erbacee tipiche della pianura. Per l'85% è un querco-carpineto, ma è presente anche un alneto (cioè un bosco) di ontano nero, che rappresenta un habitat di interesse prioritario a livello europeo. La farnia domina fra le specie che amano l'ombra, mentre gli ontani trovano la loro nicchia vitale nelle aree più umide, irrigate da risorgive, canali e rii. Vivono qui circa 400 specie vegetali e animali, di cui 43 tutelate da direttive europee, come il giaggiolo susino e il giglio dorato o la rara testuggine palustre europea.

Un bosco certificato per le sue qualità

Ivano Ferrarotti è Primo Conservatore della Partecipanza, una sorta di Presidente, ed è giustamente orgoglioso della gestione del Bosco e dei miglioramenti che sono stati fatti negli anni. "Abbiamo acquistato quaranta ettari di terreno con un progetto finanziato dal programma europeo Life-Natura e piantato alberi dove prima c'erano le risaie: questo per me è stato l'investimento più vantaggioso degli ultimi trent'anni. Anche Cascina Guglielmina è stata ristrutturata, con fondi regionali, e oggi c'è la possibilità di soggiornare per chiunque lo desideri, con richiesta preventiva da inoltrare all'Amministrazione della Partecipanza. Con il finanziamento del Piano di Sviluppo Rurale stiamo redigendo il terzo aggiornamento del Piano forestale aziendale, in cui è previsto che gli ettari a fustaia siano ancora aumentati rispetto ai precedenti due Piani: saranno infatti portati a 165 ettari sui 600 totali". 

Non tutto è perfetto, però, chiarisce Ferrarotti. "Nel 2012, a vent'anni dall'istituzione del Parco naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, la gestione dell'area protetta è stata affidata all'attuale Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese. Con questo passaggio, purtroppo,  si sono azzerati i finanziamenti regionali e ora facciamo fatica ad andare avanti. Anche la piccola quota compensativa per i nostri servizi alla collettività, una sorta di risarcimento per la riduzione progressiva dei tagli, e quindi dei nostri introiti, è venuta a mancare; quella somma, come pattuito, ci serviva anche a fornire servizi accessori come la manutenzione della viabilità pubblica" .

Sul punto il Presidente dell'Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese Roberto Saini ha dichiarato che "il nuovo Ente, entrato in funzione il 1° gennaio di quest'anno, sta elaborando, d'intesa con la Regione e con il Comune di Trino, una apposita convenzione con la Partecipanza che, garantendo adeguati finanziamenti a favore del Parco naturale del Bosco della Partecipanza e delle Grange vercellesi, consenta la continuità gestionale nel rispetto della tutela ambientale e delle tradizioni, della cultura e della storia della Partecipanza".

Ma il primo conservatore ha occhi che guardano lontano ed è a questo punto della storia che entrano nel vocabolario anche altre parole che vanno oltre all'eredità del passato: biodiversità, servizi ecosistemici, certificazione di gestione forestale, crediti di carbonio, assorbimento della CO2.

"Stiamo per raggiungere un punto importante in questo processo" spiega Guido Blanchard, professionista incaricato della redazione del nuovo Piano forestale. "Il Bosco della Partecipanza dal 2006 è certificato per la gestione forestale sostenibile dal Forest Stewardship Council, l'unico in Italia nord occidentale ad aver ottenuto tale riconoscimento da questa organizzazione internazionale non governativa, indipendente e senza scopo di lucro che opera dal 1993. Nell'ambito di questa attestazione di recente sono stati approvati nuovi standard attraverso i quali è possibile certificare servizi che vanno dall'assorbimento del carbonio, alla conservazione del suolo, alla difesa del ciclo dell'acqua, all'aumento della biodiversità, all'offerta di servizi ricreativi ambientali e la Partecipanza ha intenzione di puntare proprio su questi servizi aggiuntivi".

A cosa servoni i piani forestali 

I Piani Forestali Aziendali (PFA) hanno una validità di 15 anni e questo è già il terzo Piano che viene redatto in Partecipanza. ll primo risale al 1991, previsto all'interno del sistema di pianificazione forestale regionale, quando fu istituito dalla Regione Piemonte il Parco naturale che oggi fa parte delle Aree protette del Po piemontese con il nome di Parco naturale del Bosco della Partecipanza e delle Grange vercellesi.

Quest'ultimo Piano prevede che siano aumentate di circa 30 ettari le superfici di bosco con alberi ad alto fusto, rispetto a quelle gestite a governo misto: anche solo il passaggio dal ceduo all'alto fusto implica uno stoccaggio maggiore di carbonio, che viene così sottratto dall'atmosfera. Sono anche stati allungati i tempi di taglio nelle prese a governo misto (dove convivono ceduo e fustaia) e sono state suddivise in porzioni più piccole le aree  interessate annualmente dagli interventi colturali, così da aumentare le fasce cuscinetto tra ecosistemi limitrofi, ambiti particolarmente ricchi di vita e di diversità biologica.

Nel prossimo autunno, in occasione della riformulazione della certificazione prevista ogni cinque anni – mentre ogni anno vengono effettuati controlli da enti terzi autorizzati – si richiederà la sua estensione anche ai servizi ecosistemici, in particolare allo "stoccaggio e sequestro di carbonio" e alla "conservazione della biodiversità". La Partecipanza è interessata a intercettare le esigenze delle aziende che operano politiche di miglioramento delle loro prestazioni ambientali nell'ambito dei sistemi di certificazione ambientale come l'ISO 14000 o l'EMAS: queste aziende potranno sostenere i Partecipanti a rendere massima la loro gestione ecosostenibile del bosco.

Ferrarotti e gli altri Partecipanti cercano sponsor. "Abbiamo avuto alcune proposte da parte di aziende del territorio che sono interessate ad acquistare i crediti di carbonio. La nostra gestione è in continuo miglioramento, nonostante le difficoltà. I dati raccontano che, negli ultimi 30 anni, abbiamo raddoppiato la biomassa legnosa con una gestione attenta alla qualità ambientale, continuando a garantire la percorribilità della rete di sentieri che attraversa il bosco a vantaggio dei numerosi frequentatori e, contestualmente, mantenendo vive le tradizioni storico-culturali della nostra realtà. Di recente siamo stati riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali come uno degli otto paesaggi rurali storici del Piemonte inseriti nella Rete Rurale Nazionale".

Una bella mossa verso la tutela della biodiversità e dell'ambiente in cui viviamo, in cui i Partecipanti credono e investono.

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