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Riserva Naturale Bric Montariolo

Una nuova area protetta nell'Oriente del Monferrato.

  • Luca Cristaldi Toni Farina Laura Gola
  • Agosto/settembre 2012
Venerdì, 31 Agosto 2012


A oriente di Valenza le colline del Monferrato si fanno meno accentuate, si distendono in un promontorio che si infila fra Po e Tanaro a dividere la piana del riso da quella di Alessandria.Linee più morbide, valli meno profonde, una tregua collinare prima che i rilievi riprendano vigore nell'Oltrepo pavese. Interrompe le "linee morbide" la Rocca di Pecetto. Non si pensi a Verrua e al suo imponente e "guerresco" promontorio. In sintonia con il paesaggio intorno la Rocca di Pecetto è più contenuta e gentile. E sul sommo non ospita i resti di poderose fortezze, ma un giovane, grazioso giardino botanico. Pecetto, di Valenza, per evitare confusioni con l'omonimo di un'altra collina. Non fosse per il Po parrebbe Toscana. Ma anche questa a suo tempo fu terra di mare: segni importanti dell'arcaica presenza marina sono venuti a galla durante gli scavi in località Cascina Guarnera, sul versante occidentale del Bric Fea, che hanno portato alla luce affioramenti ricchi di fossili, materia di studio per i paleontologi subalpini come Federico Sacco che vi effettuò rilievi a fine 800. Pecetto di Valenza, la Pecetum Valentinum di origine romana. E romane sono varie testimonianze di grande interesse: i resti di mura rinvenute nei dintorni del paese, il selciato di una strada ritrovato in Frazione Pellizzari, diramazione forse della via Giulia che da Asti portava a Valenza. Medioevali sono invece i frammenti delle mura di un castello citato in una bolla del 1200 con la quale Federico II, Imperatore di Sicilia, concedeva privilegi a Guglielmo di Monferrato. Li si può osservare dal ciglio orientale della rocca, pochi resti soltanto, ma è della loro strategica posizione che approfittò Vittorio Emanuele II durante la guerra di indipendenza del 1859 per controllare le mosse delle truppe austriache del Generale Giulaj, invasore della Lomellina. Chissà se i venti in quelle giornate guerriere concedevano al sovrano la vista sulle amate cime del Gran Paradiso, balsamo per la sua indole di cacciatore di stambecchi più che di uomini. Con venti amici la vista da quassù è davvero superba: lo sguardo dalle Alpi scivola sulla pianura, ed è così che dopo le cime si gioca a dare un nome ai campanili. Sulla pianura corre il Po. Disegna anse, tratteggia la natura sopravvissuta ai pioppeti, ricostruita grazie al parco. Ma dal ciglio della Rocca le Alpi e il Po sono nulla. Distanze infinitesime rispetto a Venere e Marte, per non dire di Urano e Plutone. Eppure, anche Urano e Plutone si mostrano quassù: ne leggi la venefica superficie, li rintracci nel cosmo grazie al planetario che rende possibili anche le distanze siderali. Anni luce separano la cura con cui è coccolata la Rocca di Pecetto dall'incuria di tanti altri luoghi anonimi e deturpati della terra subalpina. La Rocca domina anche il borgo, la fuga di tetti rossi, sopra i quali si intuisce l'Appennino. A occidente, di là dalla valle lo sguardo si riposa sul Bric Montariolo. Un sindaco "fuori dal comune" Maggio, primavera al suo culmine. Un periodo perfetto per conoscere il Bric Montariolo. Ci accompagna Flavio De Stefani, sindaco di Pecetto (di Valenza), comune "titolare" della collina. Nelle radure, tra l'erba verdissima, una meraviglia annuncia la successiva. Piccole grandi meraviglie vegetali in sequenza, incanti "di nicchia", ma i colori quelli li vedono tutti, e di tutti possono toccare le corde dell'emozione. Ed emozionato è lui, il Sindaco. "Frastornante" è l'aggettivo con cui sintetizza il suo stato d'animo. Il Montariolo è casa sua, ne conosce ogni recesso, eppure, complici la giornata e le prime orchidee della stagione, si sente così. Un sindaco fuori dal comune, Flavio De Stefani. In senso metaforico e fisico. Metaforico perché non comune è un sindaco che chiede (e ottiene) l'istituzione di una riserva naturale nel territorio di sua competenza. Fisico perché Flavio De Stefani è più facile trovarlo a cercare orchidee sul Montariolo, o a fare il giardiniere nell'orto botanico sul ciglio della Rocca, che seduto nel suo ufficio in municipio. "Lo ammetto, la primavera mi fa sempre sentire "frastornato". E capita che nei mesi di aprile e maggio sia difficile trovarmi nel mio ufficio in comune che "occupo" ormai da otto anni. La primavera in collina dispensa emozioni che dovremmo provare tutti, guardando con attenzione quello che la natura ci offre senza chiedere niente in cambio, se non un po' di rispetto. Ed è dettata proprio dal rispetto che dobbiamo alla natura la scelta di chiedere l'istituzione di una riserva naturale, (in questo caso in condivisione con il confinante Comune di Valenza). Penso che "l'animale uomo" non possa pretendere di sfruttare tutto quel che è possibile, e debba prendere esempio da altri animali che della Terra usano solo quel che serve. Occorre guardare lontano, dare una possibilità al futuro. Bric Montariolo, natura collinare Guardare lontano, dal crinale del Montariolo è possibile. Ma è guardando vicino che è possibile comprendere l'emozione del sindaco Flavio. Vicino per vedere come l'abbandono delle coltivazioni, fenomeno troppe volte e sommariamente tacciato come un male, abbia permesso l'evoluzione spontanea verso una natura ricca e varia. Vicino per vedere le orchidee selvatiche, qui una vera collezione. Oltre una decina di specie, che dietro ai loro aridi nomi botanici nascondono colori e storie biologiche uniche. Barlia robertiana, ad esempio, pianta mediterranea che, complice l'aumento della temperatura, sta colonizzando i rilievi collinari. Ophrys insectifera, Ophrys apifera e Ophrys fuciflora, i cui fiori imitano la forma degli insetti (di qui il nome) tanto da risultare irresistibili ai maschi in cerca di compagne, che provvedono quindi all'impollinazione. Curiosa anche Orchis antropophora, ovvero "portatrice di uomini", con i fiori a forma di "ometto appeso". In virtù del colore verdastro è una specie poco visibile, al contrario di Gladiolus palustris che a dispetto del nome cresce anche sui terreni secchi. Si tratta di una specie di interesse comunitario ed è questa una delle ragioni per cui il Bric Montariolo sta per essere riconosciuto come SIC (Sito di Importanza Comunitaria). Le radure sono aree di caccia per molte specie di rapaci. Durante la stagione riproduttiva il falco pecchiaiolo si muove sul terreno alla ricerca di larve di api e vespe delle quali si nutre. In inverno, il falco pellegrino e, più di rado, l'albanella reale, risalgono dalla pianura nelle ore diurne lasciando la notte alla civetta e al gufo comune. Quest'ultimo costituisce "dormitori" composti anche da decine di individui in aree boscate e tranquille per trascorrervi il riposo diurno. Anche il succiacapre si muove nel buio alla ricerca delle falene di cui si nutre. Callimorpha qudripunctaria: specie di interesse comunitario, è una falena insolitamente appariscente per i colori vivaci, giallo, rosso e nero. Meno appariscente nonostante le cospicue popolazioni è il mollusco di terra Pomatias elegans. Arbusti e spine, segno di biodiversità Ginestra di Spagna, coronilla, lantana, ligustro, biancospino, prugnolo, sanguinello e rosa canina, ambienti arbustivi che, oltre a uccelli comuni come la capinera e l'usignolo, ospitano specie divenute rare come l'averla piccola, simbolo in Europa dell'ecomosaico di habitat naturali intervallati a zone di agricoltura estensiva e "sostenibile". Il becco adunco conferisce a questo passeriforme l'aspetto di un piccolo rapace: dai posatoi caccia grossi insetti e piccoli mammiferi per nutrirsi o costituire magazzini di cibo infilzando le prede sulle spine degli arbusti. Gli insetti d'altronde non mancano: il cervo volante è osservabile soprattutto nelle ore crepuscolari, le larve si sviluppano lentamente, in circa 5 anni, per poi impuparsi in un bozzolo costruito con frammenti di legno, del quale si sono nutrite per lo sviluppo. Per la loro conservazione è essenziale la presenza di boschi, con alberi morti. Ambienti che sul Montariolo non mancano e consentono ancora di sentire, in primavera, all'arrivo dai quartieri di svernamento il richiamo inconfondibile del raro torcicollo. Altri scrigni di biodiversità sono le fasce ecotonali, zone al limite tra boschi, arbusteti e radure. Ottime aree di caccia per i pipistrelli Plecotus auritus e Eptesicus serotinus. nelle quali è possibile osservare il colubro di Esculapio in termoregolazione, un serpente divenuto raro in molte zone dell'areale distributivo. Tutto questo sul Bric Montariolo, piccola collina del Monferrato a oriente di Valenza. La visita Con un agevole percorso ad anello è possibile cogliere gli aspetti principali della riserva. Il sentiero coincide in parte con il 627 segnalato dal CAI di Valenza. Partenza dal campo sportivo di Pecetto (comoda area di sosta) dove, seguendo i segnavia, si raggiunge la base del pendio. Il sentiero raggiunge l'ampio culmine del bric, notevole view point su Valenza e la piana del Po. Quindi si snoda fra bosco e radure sul lato orientale della collina, toccando zone ricche di specie vegetali (orchidee in primavera e specie mediterranee in estate). Tornati al campo sportivo in pochi minuti si sale in paese e alla sua rocca: il giardino botanico e il parco delle stelle sono un imperdibile complemento alla visita alle riserva. La passeggiata sul bric non richiede più di un'ora e mezza, ma gli spunti di interesse invogliano a ben più dilatata permanenza. Tra Pecetto e Montariolo un'intera giornata potrebbe non bastare.

Info e visite guidate (consigliate): Parco del Po vercellese/alessandrino, Cascina Belvedere: tel. 0384 84676; e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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