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Gli aironi guardabuoi del Meisino

Non siamo in Africa, ma nemmeno in Camargue o in Maremma. Siamo in Piemonte: dove basta andare nel Parco dei Meisino, alle porte di Torino, per osservare gli aironi guardabuoi intenti a cibarsi di insetti o altri animali smossi da mandrie in pascolamento, oppure presenti nel loro pelo. Scene che ricordano luoghi lontani e che, invece, fanno parte di in una natura dietro casa, come ci ha provvidenzialmente ricordato un nostro lettore. E leggete tutto... fino alla fine! 

  • Laura Succi
  • Gennaio 2021
Lunedì, 11 Gennaio 2021
Torino, Parco del Meisino | Foto di R. Boero Torino, Parco del Meisino | Foto di R. Boero

 

"Spett.le Redazione di Piemonte Parchi,

mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione un contributo fotografico relativo alla presenza, nel Parco del Meisino, di un gruppo di Aironi guardabuoi.

A cavallo dei mesi di ottobre e novembre di quest'anno (2020 ndr), una piccola mandria di buoi ha pascolato nei prati del Parco del Meisino, nella zona dell'ex-galoppatoio militare, prima di ritornare nelle stalle a Chieri. Ad accompagnarli c'erano un bel numero di Aironi guardabuoi, pronti a cibarsi di insetti o altri animali smossi dalla mandria o presenti nel loro pelo.

Ricordo che anni fa per vedere scene del genere dovevamo andare in Camargue o in Maremma... Anche i nostri parchi cittadini ci possono offrire osservazioni emozionanti, particolarmente preziose in questi tempi di confinamento".

Queste parole sono di Roberto Boero, un lettore che ha inviato in redazione le splendide immagini che vedete in questo servizio. Le ha scattate al confine fra Torino e San Mauro Torinese, zona del Meisino e dell'Isolone di Bertolla. Ma cosa ci facevano lì - in pieno territorio urbano - quegli aironi guardabuoi?

Il Parco del Meisino

Anzitutto questa porzione di Torino non è un posto qualsiasi, ma uno dei luoghi più rilevanti dal punto di vista ornitologico del panorama italiano ed è preziosa in modo speciale in quanto area protetta inserita nel neonato Parco naturale del Po piemontese, raggiungibile in pochi minuti dal centro di Torino o di San Mauro Torinese, ai quali è collegata da percorsi pedonali e ciclabili.

Lì nel Meisino – dal piemontese "mezzino", la terra di mezzo situata alla confluenza della Dora Riparia e della Stura di Lanzo con il Po – ci sono boschetti e grandi prati, soprattutto dove un tempo c'era il galoppatoio militare di Sassi, più sporadici canneti che colonizzano le sponde e si inoltrano nelle acque, cui fa da sfondo la collina di Torino con tutti i suoi alberi che danno fiato alla città.

Dunque è un insieme di ambienti ricco di biodiversità e ottimo per la sosta, lo svernamento e la nidificazione di una miriade di uccelli. L'elenco delle specie è davvero lungo, tante hanno nomi suggestivi e sconosciuti ai più: casarca, pesciaiola, smeriglio, schiribilla, pettazzurro... e il loro numero è una sorpresa per tutti! Quelle che stabilmente o occasionalmente gravitano sull'area sono oltre duecento, e gli aironi guardabuoi sono solo una tra le tante.

Occorre dire però che la Città di Torino da una decina d'anni facilita la vita di questa specie dal momento in cui ha deciso di sfruttare mucche e pecore quali 'marchingegni' ecologici per radere vaste distese erbose: quale migliore soluzione naturale ed economica, che fa risparmiare anche decine di migliaia di euro? E non è tutto: anche i pastori della zona hanno vantaggi importanti dal momento che non devono spostare i loro animali a grandi distanze per trovare i pascoli. E per gli aironi guardabuoi questo è davvero un bel regalo.

L'eccezionalità degli aironi guardabuoi

Che siano legati ai bovini lo dice il nome stesso, pure se nell'Africa da cui provengono se ne stanno vicini anche ad antilopi, elefanti, bufali, rinoceronti, ippopotami e così via. Loro sono i compagni di tutti i grandi animali che brucano e smuovono la terra con il loro passaggio.

A differenza di molte altre specie il cui trasferimento in territori lontani da quelli di origine è opera dell'uomo, l'airone guardabuoi ha avuto una delle più rapide ma naturali espansioni rispetto a ogni altra specie di uccelli, e la loro è una storia davvero particolare.

Se il guardabuoi era un tempo uniformemente distribuito delle zone umide dell'Asia e dell'Africa tropicale e subtropicale e nel continente africano viveva nelle savane, attorno ai paesi del Maghreb e in generale sul bordo del Mediterraneo, dalla fine dell'Ottocento ha iniziato a estendere il suo areale all'Africa del Sud, a partire dal 1908 e dalla provincia del Capo. Poi, incredibilmente si è mosso alla volta del Continente americano dove fu visto per la prima volta in Guyana e Suriname nel 1877. The Heron of Europe di Claire Voisin dedica un capitolo intero al processo di colonizzazione degli aironi guardabuoi in America ed Europa.

"Piano piano, negli Anni '50 del Novecento, arriva anche in Europa centrale, risale la Penisola iberica, raggiunge la Francia e in tempi più recenti anche la Gran Bretagna, spiega Gianfranco Alessandria, coordinatore regionale per conto del GPSO (Gruppo Piemontese Studi Ornitologici) del progetto 'Garzaie' dell'Università di Pavia e membro del Comitato scientifico di AVES. I loro spostamenti ci raccontano che la loro espansione non è legata al riscaldamento globale: per contro la specie patisce gli inverni molto freddi che falcidiano le popolazioni". I motivi per cui si sono spostati non sono ancora del tutto ben chiari: "Semplicemente, alcune specie hanno movimenti naturali di dispersione sul territorio e il guardabuoi è una di queste», aggiunge Alessandria.

La specie in Piemonte

Da circa quarant'anni la specie ha iniziato a nidificare in Italia, negli stagni sardi, ed è appurato che in Piemonte le prime coppie si sono riprodotte nella Riserva naturale di Oldenico nel 1989. Ma il pensiero va a quei pionieri che ormai non ci sono più, dal momento che l'età media della specie non va oltre alla ventina d'anni.

I candidi guardabuoi sono assidui frequentatori del Meisino da un bel po' e per quanto riguarda il comprensorio torinese, lo sono anche di una garzaia a Volpiano anche se, il Meisino, è la realtà speciale di una garzaia in città che dal 2009 ospita anche un dormitorio di aironi cenerini e garzette. Questi animali utilizzano normalmente i pioppi dell'Isolone di Bertolla, quel gruppo di alberi che si vede transitando dalla cosiddetta curva "delle cento lire", sui quali si installano anche cormorani e ibis sacro che in verità creano un certo disturbo alla colonia di ardeidi. Gli aironi guardabuoi trascorrono lì le loro notti autunnali e invernali raggiungendo il massimo delle presenze tra dicembre e gennaio.

In primavera, i maschi si fanno belli per le femmine: le piume della loro testa si colorano di mille sfumature d'oro e le loro zampe di un bel rosso acceso. Insieme preparano il nido che è una sorta di piattaforma su un albero o un arbusto: i maschi raccolgono e portano sul posto canne e rametti e la femmina li sistema con cura, l'architetto è lei!

La loro dieta è molto varia, anche se in prevalenza insettivora e non esclude gli invertebrati acquatici, i piccoli pesci e in qualche raro caso addirittura altri uccelli, come osservato in Zambia dove sulle rive di un fiume i guardabuoi aspettavano le rondini all'uscita dal nido. Se però nei loro paraggi c'è del bestiame lo sfruttano con soddisfazione "Sul pascolamento degli animali selvatici sono state fatte ricerche interessanti in Africa, negli ambienti di savana, dalle quali risulta ben chiaro che se il branco è in movimento i guardabuoi lo seguono, ma lo fanno solo fino a che raggiunge una certa velocità: oltre quella soglia lo abbandonano, esiste infatti una diretta correlazione tra l'andatura del branco e gli animali smossi dal loro incedere, spiega Alessandria. Succede lo stesso in risaia con i trattori: nel periodo della raccolta del riso i guardabuoi tallonano la mietitrebbiatrice in tutti i giri che fa perché la velocità dei mezzi meccanici soddisfa le loro esigenze". Èd è questa una lenta danza alla quale partecipano – loro malgrado – piccoli topi, lucertole, cavallette, coleotteri, rane, lombrichi, ragni e pure farfalle e mosche che sovente questi aironi afferrano al volo standosene comodamente piazzati sul dorso dei pascolatori oppure nutrendosi di parassiti che trovano frugando con il becco nel loro pelo.

Per saperne di più sull'Avifauna del Meisinohttp://www.gpso.it/pubblicazioni/tichodroma/tichodroma-vol-7-2018/

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