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In bici nei parchi

Partendo dalla pubblicazione di un utile opuscolo sull'argomento 'parchi e ciclabilità', andiamo insieme a conoscere un esempio virtuoso realizzato nel Bosco Pastrona, un'area della Rete Natura 2000, che si trova lungo il Fiume Po, nel tratto vercellese-alessandrino.

  • Alessandro Paolini
  • Dicembre 2020
Martedì, 12 Gennaio 2021
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In bici sotto i calanchi di Palazzolo Vercellese nelle Aree protette del Po piemontese - Foto T. Farina In bici sotto i calanchi di Palazzolo Vercellese nelle Aree protette del Po piemontese - Foto T. Farina

La FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) è un'associazione che promuove l'uso della bicicletta come mezzo di trasporto ecologico, per una riqualificazione dell'ambiente urbano ed extraurbano. Recentemente ha pubblicato sul proprio sito internet un opuscolo dal titolo "Ciclabilità nelle aree protette. Prospettive, criticità, esempi".

Si tratta del risultato di un lavoro durato tre anni, condotto nell'ambito del progetto "Life Sic2Sic - in bici attraverso la Rete Natura 2000 italiana" guidato dall'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), con il partenariato, oltre che di FIAB, di Ares 2.0 e Enne3 e cui ha partecipato anche il Piemonte. Il progetto si è concluso nel 2020 e ha inteso sensibilizzare i cittadini sul significato e sull'importanza della Rete Natura 2000 e promuovere il turismo territoriale. Nell'arco di due anni un gruppo di esperti del progetto (ricercatori ambientali, economisti di sviluppo territoriale, comunicatori e guide cicloturistiche) ha infatti visitato in bicicletta oltre 170 siti di Natura 2000 italiana, percorrendo circa 6.000 chilometri, attraverso 7 regioni, tra cui il Piemonte dove la "carovana" ha compiuto varie tappe fra maggio e giugno 2019.

Un territorio sempre più "ciclabile"

Tra gli autori del vademecum c'è Valerio Montieri che, oltre che consigliere nazionale della FIAB, si occupa delle problematiche relative alla mobilità ciclistica, al risanamento ambientale e alla riqualificazione paesaggistica. In tale ambito si è occupato della redazione delle linee guida della ciclabilità per la Regione Emilia-Romagna e il Piano della Mobilità Ciclistica della Lombardia.

"Il nostro opuscolo non illustra i percorsi, ma i casi virtuosi che già oggi funzionano", spiega. "I destinatari sono innanzitutto i gestori dei Siti di Interesse Comunitario e più in generale delle aree protette, cui proponiamo delle buone pratiche, ma anche gli appassionati cui offriamo una serie di spunti per orientarsi meglio. Ci è sembrato utile dare innanzitutto una panoramica sul sistema complessivo delle aree protette a livello nazionale ed europeo, spiegando il significato delle varie sigle. Per quanto riguarda le regole da seguire, queste variano spesso da area ad area e sono contenute nei piani di fruizione e nelle norme tecniche di attuazione o, in mancanza, nelle misure di salvaguardia, tutti documenti di solito reperibili sul web. Inoltre, analizziamo le tipologie di cicloturismo e le possibili criticità come, ad esempio, la convivenza con gli escursionisti a piedi, non sempre facile soprattutto alla luce della recente diffusione delle e-bike. Occorre essere obiettivi e valutare tutti gli aspetti, positivi e negativi, della ciclabilità. Fra i vantaggi c'è sicuramente un allargamento della platea dei frequentatori dei parchi con positive ricadute economiche e inoltre l'escursionismo 'a due ruote' può essere veicolo di una maggior conoscenza del loro importante ruolo e di creazione di quello spirito d'identità verso i luoghi protetti che nelle popolazioni locali diventa la miglior garanzia di tenuta e sviluppo dell'area protetta. Tra i lati problematici i possibili disturbi arrecati alla natura, agli animali in taluni ambiti e una maggior usura della sentieristica, che possono trovare una soluzione con la puntuale regolamentazione e accorgimenti tecnici compatibili con l'ambiente attraversato". Ma come risolvere, dunque, le criticità? "Ovviamente seguendo le regole locali, spiega il nostro interlocutore. Nel vademecum presentiamo alcune buone pratiche come quelle del Trentino e del Veneto, dove è stata regolata nel dettaglio la pratica della mountain bike mettendo a disposizione del cicloescursionista una rete di itinerari segnalati e differenziati per difficoltà tecnica e creando dei Bike Parks per il downhill che, essendo una pratica sportiva più impattante, vengono inseriti all'interno di aree sciistiche già attrezzate. Il problema della sovrapposizione fra ciclisti ed escursionisti può essere risolta più che con i divieti, soprattutto con una offerta di percorsi ben segnalati da scegliere secondo le proprie capacità".

"In generale, continua Montieri, le aree di pianura e quelle poste in prossimità di zone urbane sono quelle più vocate alla ciclabilità. Molte possono contare su una rete di percorsi sviluppata, addirittura capillare, oltre che su una buona connessione con le zone limitrofe e una buona accessibilità dall'esterno. Le aree montane ovviamente scontano il fatto di esser più isolate e spesso si utilizza la sentieristica già esistente, differenziando solo la segnaletica per creare percorsi ciclabili. Tra le criticità c'è quella della scarsa conoscenza dei confini delle aree protette, soprattutto di quelle più piccole, come i siti della rete Natura 2000 e in alcuni casi la problematica dell'accessibilità soprattutto per chi, anziché con l'auto, arriva a piedi o in bici e magari deve transitare su arterie stradali trafficate. Come bilancio possiamo dire che, negli ultimi trent'anni, in Italia sono stati fatti grandi passi anche sull'esempio dei Paesi del Nord Europa. Recentemente ho compiuto un'escursione ciclistica lungo il Danubio dove è possibile pedalare per lunghi tratti lungo il fiume ma anche essere trasportati da imbarcazioni ecocompatibili. Un esempio di connettività sostenibile che speriamo di realizzare sempre più anche da noi!"

Il Bosco Pastrona di Casale Monferrato, storia di una "buona pratica"

Fra gli esempi di esperienze positive raccontate dall'opuscolo FIAB, c'è quella del Bosco Pastrona di Casale Monferrato, una ZPS (Zona di Protezione Speciale) del Po vercellese-alessandrino. Si tratta di un vero e proprio bosco urbano, che si estende per circa 15 ettari ed è attraversato da sentieri e percorsi ciclopedonali, dai più semplici, adatti alle famiglie, all'equivalente della "pista nera" dello sci per i più esigenti.

Mariateresa Bergoglio, dipendente dell'Ente di gestione, ci racconta di più. "L'area è da sempre frequentata e nel tempo è stata oggetto di interventi di miglioramento naturalistico e di riqualificazione ambientale, con la messa a dimora di oltre 10.000 piantine di specie arboree e arbustive autoctone, per ricostituire il bosco tipico delle sponde del fiume. Ora, grazie a un finanziamento della Compagnia di San Paolo, saranno realizzati ulteriori miglioramenti finalizzati soprattutto al contenimento delle piante invasive e incremento della vegetazione del luogo. Dal 2013, inoltre, in virtù di una convenzione con l'Ente di gestione delle Aree protette del Po vercellese-alessandrino, che dal primo di gennaio assumerà la denominazione di Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese, la FIAB locale gestisce un'area di circa 15 ettari in cui sono stati migliorati o realizzati ex novo i percorsi, grazie all'intervento di volontari dell'associazione in sinergia con il personale del parco".

In particolare sono stati realizzati due percorsi denominati "Kintana" per MTB e ciclocross, ma l'area è aperta e fruibile ovviamente anche a piedi. L'esperienza è stata positiva al punto che si sta pensando di replicarla nella zona tra Trino Vercellese e Camino grazie ad un accordo con un'altra associazione ciclistica, la Angry Wheels di Trino.

"In accordo con l'Ente Parco ci occupiamo della manutenzione del Bosco Pastrona, quindi dei tagli del verde, della pulizia e anche della risistemazione delle aree dopo le esondazioni del Po, oltre che della cura della sentieristica" spiega Riccardo Revello della FIAB Monferrato Amibici di Casale. "Ora però vorremmo fare di più: in seguito ad un episodio in cui un disabile si è perso nel bosco, in una zona dove la vegetazione è fitta e l'orientamento problematico, abbiamo pensato all'installazione di una segnaletica chiara, con una numerazione progressiva sui cartelli che consenta una sorta di georeferenziazione. Sarà infatti possibile, telefonando a un riferimento cellulare di assistenza di cui mi occuperò io, appena sarò in pensione, segnalare il numero progressivo indicato sul cartello e ricevere indicazioni. Inoltre vorremmo installare alcuni defibrillatori portatili, pronti per ogni evenienza. Si tratta di interventi onerosi per finanziare i quali abbiamo pensato di indire una campagna di civic crowdfunding, come si usa negli Stati Uniti. In questo modo – prosegue Revello - tutti coloro che sono interessati alla fruizione dell'area, che noi chiamiamo il 'Central Park' di Casale e che è frequentato anche da torinesi e da liguri, potranno contribuire alla causa."

La campagna è partita il 5 dicembre sulla piattaforma nazionale di crowdfunding DeRev.com, su cui è possibile fare donazioni fino al 28 febbraio 2021 (ulteriori informazioni sulla pagina Facebook di Percorso Kintana) 

 

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