Stampa questa pagina

Rocchetta Tanaro, 40 anni di parco

La storia del primo parco in provincia di Asti e di quarant'anni di conservazione e tutela della natura, raccontati a puntate. Incominciamo dalla sua storia. 

  • Alessandra Fassio
  • Novembre 2020
Giovedì, 26 Novembre 2020
In senso orario: picchio verde, un guardiaparco, luì verde, foglie di rovere.  | La foto del luì verde è di Steve Garvie from Dunfermline, Fife, Scotland - Wood Warbler (Phylloscopus sibilatrix), CC BY-SA 2.0. Le altre sono dell'archivio del parco. In senso orario: picchio verde, un guardiaparco, luì verde, foglie di rovere. | La foto del luì verde è di Steve Garvie from Dunfermline, Fife, Scotland - Wood Warbler (Phylloscopus sibilatrix), CC BY-SA 2.0. Le altre sono dell'archivio del parco.

 

Istituito con Legge regionale del 28 aprile 1980. n. 31 il Parco Naturale di Rocchetta Tanaro, è uno dei luoghi con la maggior concentrazione di biodiversità di tutto l'ambito collinare monferrino, grazie alla fortunata combinazione di caratteristiche geomorfologiche, microclimatiche e vegetazionali, ma anche storiche e antropologiche. Il parco si trova tra Asti e Alessandria e dista circa 4 chilometri dal paese.
Si raggiunge il parco partendo dall'abitato di Rocchetta e, salendo per circa 4 km, si arriva dopo una galleria di alberi nel parcheggio in terra battuta: ci troviamo al centro del parco nel punto ideale per iniziare l'escursione. E' la zona di maggior altitudine (220 m s.l.m.) caratterizzata da fustaie di rovere che dominano la collina accompagnate da ciliegi, roverelle e cerri.

Dopo una breve passeggiata nel bosco si raggiunge la Casa Parco, una struttura che dispone all'esterno di un'area attrezzata per soste e pic-nic e all'interno di 24 posti letto per il pernottamento di gruppi e scolaresche. L'Ostello fa parte del gruppo di ristoratori aderenti a 'Parchi da gustare', un progetto a regia regionale  coordinato dal Settore Biodiversità e Aree naturali della Regione Piemonte. 

Il territorio del parco si estende su un ripiano collinare posto tra l'Alto ed il Basso Monferrato che digrada verso il Tanaro. Nei fondovalle due rii demaniali, Rabengo a Ovest e Ronsinaggio a est, entrambi affluenti del Tanaro, ne delimitano i confini. Dorsalmente è attraversato dalla strada comunale, asfaltata, che unisce Rocchetta a Mombercelli attraverso le frazioni di S. Emiliano, Gatti, Monfalcone, Ronchi. Questa strada è di eccezionale importanza per il parco, perché costituisce una comodissima via di accesso.

Un po' di storia 

Non è possibile scrivere del Parco d Rocchetta Tanaro senza ricordare chi fu ideatore qualificato e generoso: il Marchese Mario Incisa della Rocchetta, per più anni presidente del WWF italiano, attualmente scomparso, che avviò dal 1974 con la Regione Piemonte e il Comune di Rocchetta Tanaro le necessarie procedure amministrative che portarono all'istituzione del parco e alla protezione del bosco. Per dieci anni fino al 1990, data dell'istituzione dell'Ente di gestione, il comune ha garantito la gestione, ha iniziato i lavori di ristrutturazione della "Casa Parco", ha avviato il progetto di assestamento forestale e ha assunto i primi due Guardiaparco e successivamente il direttore.

Fu la prima area protetta in provincia di Asti: 120 ettari di bosco in collina a 200 m s.l.m. L'esistenza di questi boschi lungo pendii collinari di S. Emilano è documentata sin dal XII secolo in cui i Monaci Benedettini del Monastero di S. Bartolomeo di Azzano esercitavano la loro giurisdizione signorile. Tale fatto fino al 1666 in cui i monaci rinunciarono a favore di nuovi acquirenti, i Marchesi Incisa della Rocchetta che ne fecero la riserva di caccia del casato. Sono state poi ragioni di tipo storico, giuridico e anche geomorfologico che hanno favorito la conservazione delle fustaie e che hanno fatto in modo che il territorio del parco sia rimasto fino al XVIII secolo una foresta naturale.

Lo scopo principale dell'istituzione di quest'area protetta è stata quella di poter salvaguardare nella sua globalità un interessante biotopo forestale, quindi il bosco, che rappresenta il maggior rilievo naturalistico-ambientale dell'area, in buono stato di conservazione, in una zona di considerevole impatto antropico, soprattutto per la forte vocazione agricola dei settori collinari del Monferrato.

E' il paesaggio tipico dell'astigiano in cui il parco trova giusta collocazione, in cui natura e uomo continuano la loro storia. Per la toponomastica locale, l'area protetta non è più soltanto "i boschi del Marchese" ma è diventata negli anni "Il parco": un bene socialmente disponibile per tutti e di cui tutti si sentono responsabili, mentre, oltre ai visitatori, migliaia di ragazzi delle scuole provenienti anche da fuori regione, si alternano annualmente in visite e soggiorni scientifico-didattici, alla scoperta della biodiversità e per trarre lezioni di vita e di comportamento consapevole nel quotidiano rapporto uomo-natura-ambiente.

La biodiversità del parco

Il grande valore naturalistico dell'area, riconosciuta come Zona Speciale di Conservazione (ZSC) è rappresentato dal patrimonio forestale, composto da boschi d'alto fusto di latifoglie autoctone, in cui predomina il querceto misto a prevalenza di rovere (Quercus petraea) e di farnia (Quercus robur); il primo predilige le aree di dosso, il secondo il fondo valle e le zone di impluvio. Le fustaie di querce infatti che si sono conservate fino a oggi costituiscono nuclei relitti della vegetazione che ricopriva l'unità geomorfologica-litologica del bacino astigiano.

Esternamente fanno corona al parco vigneti che interrompono a tratti la continuità della copertura boschiva nel suo interno, in alcuni casi in stato di parziale abbandono. Le aree di questo tipo lasciate a incolto permettono l'osservazione di interessanti fenomeni di rioccupazione degli spazi liberi da parte della vegetazione spontanea che mostra un discreto dinamismo in questo senso.

Un bosco così particolare e vario ben si capisce come possa offrire la sopravvivenza per diverse specie faunistiche. Nel bosco infatti vivono piccoli e grandi mammiferi come le donnole, i tassi, scoiattoli, moscardini, arvicole, lepri e volpi. Ma forse le specie più varie e più rare sono rappresentate dall'avifauna. Sono stati censiti e osservati nel parco almeno 40 specie di uccelli, tutte nidificanti. Non è difficile incontrare il picchio verde, il picchio rosso minore che trova nelle fustaie mature l'habitat ideale. Pochi mesi fa è stato udito e osservato anche il picchio nero!

Di notevole importanza è la presenza del luì verde, silvide migratore molto raro nella nostra regione. Per ciò che riguarda gli invertebrati, sono 95 le specie di carabidi censite, alcune delle quali rare e interessanti; vi sono poi numerose specie entomologiche tipiche di lettiera tra cui maggior rilievo ha il coleottero curculionide Aparopion costatum, specie microterma generalmente reperibile oltre gli 800 m di quota. Infine, qui si trova la stazione più settentrionale di distribuzione il coleottero cerambice Drymocheres truquii.

Da rilevare, soprattutto per le attività del luogo, sono le specie non autoctone che rimangono a ceduo: il castagno e la robinia. Queste specie da sempre hanno rappresentato le risorse primarie per gli abitanti del luogo sia come legna da ardere e soprattutto da paleatico per le recinzioni dei pascoli e per il sostegno delle viti, principale attività agricola della zona.

Nel sottobosco è sempre presente tra gli arbusti il nocciolo e tra le specie erbacee l'Erythronium dens-canis dalle caratteristiche foglie maculate e le felci. Altre specie erbacee distintive della stazione sono: Polygonatum odoratum, Melittis melissophyllum Antericum liliago, Luzula nivea, Serratula tinctoria e Campanula persicifolia.

Da maggio all'ombra di querce e castagni, sbocciano autentici gioielli della flora monferrina, le orchidee rappresentate da Cefalantera longifolia, Cephalantera rubra, Platanthera bifolia, Platanthera chloranta, Ophrys fuciflora, Epipactis helleborine, impollinate da varie specie di insetti. Negli erbosi aridi o a margine dei sentieri che attraversano i querceti luminosi, nel mese di giugno, appare il Limodorum abortivum.

La ricchezza floristica del parco (oltre 500 specie censite su di una superficie di 123 ettari) e la sua elevata biodiversità, derivano da numerosi fattori. In un'area di così ridotta superficie, essi creano, in stretta relazione con gli esseri viventi, condizioni di rilevante diversificazione ambientale. La biodiversità insita nelle popolazioni vegetali determina anche la varietà del paesaggio.

Questo è uno dei motivi che fa dei nostri distretti collinari, luoghi ricchi di attrattiva e fascino.

Ma la storia continua....

 

Per saperne di più

La visita al parco è libera attraverso i sentieri segnalati oppure contattando le guide escursionistiche del parco si possono effettuare trekking, camminate ed escursioni organizzate.

Web: www.astipaleontologico.it  Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Facebook: https://www.facebook.com/parcoemuseopaleontologicoastigiano/ 

Instagram: parco_paleontologicoat

La sede del Parco Paleontologico Astigiano è in C.so Alfieri 381 ASTI, tel. 0141-592091

 

Potrebbe interessarti anche...

In questa primavera dal caldo anomalo, si va alla ricerca di luoghi in cui trovare un po' di ombr ...
Come ogni anno, nel mese di gennaio, nelle Aree protette del Po piemontese si è svolto il censim ...
Il paesaggio è dominato dalla presenza del complesso monumentale della Basilica di Superga, capo ...
E' possibile contemperare la tutela della fauna selvatica con la fruizione turistica all'interno ...